In corso la liberazione di centinaia di giovani soldati catturati. Il dialogo prosegue, nonostante attacchi e incidenti diplomatici
KIEV – Tra Russia e Ucraina è iniziato un nuovo scambio di prigionieri di guerra sotto i 25 anni, frutto dell’incontro a Istanbul tra le delegazioni dei due paesi lo scorso 2 giugno. «Lo scambio proseguirà in varie fasi nei prossimi giorni», ha detto il presidente ucraino.
Ad alta tensione
La restituzione dei prigionieri di guerra avviene in un clima di tensione, tra nuovi attacchi aerei sui due lati dei confine e dopo un incidente diplomatico che ha messo a rischio l’intera procedura.
Nel corso del fine settimana, infatti, è fallita la riconsegna di oltre 1.200 corpi di soldati ucraini uccisi in combattimento da parte delle autorità di Mosca. La riconsegna di un totale di 6mila corpi era stata concordata a Istanbul, ma secondo i russi Kiev si è rifiutata di prendere in consegna i corpi per ragioni economiche.
Alle famiglie dei soldati, il cui decesso in combattimento viene dimostrato, spetta un bonus di 400mila euro, e, secondo Mosca, Kiev non vorrebbe pagare i circa 2,5 miliardi di euro di bonus alle famiglie che spetterebbero ai parenti dei seimila soldati uccisi.
Gli ucraini smentiscono e accusano i russi di aver tentato di violare gli accordi, consegnando i corpi prima dello scambio di prigionieri, invece che successivamente, come era stato pattuito. In questa situazione delicata, né ucraini né russi vogliono dare numeri definitivi dei soldati prigionieri scambiati fino a quando le operazioni non saranno concluse.
Intanto, nei cieli dei due paesi continua a infuriare la battaglia aerea. Domenica notte, i russi hanno lanciato quasi 500 droni e decine di missili in un attacco iniziato alle 20 di domenica e proseguito fino alle otto del giorno successivo.
Il bombardamento si è concentrato nella parte occidentale del paese, quella più lontana dal fronte, dove sono situate le principali basi aeree ucraine e i depositi di armi consegnate dagli alleati. A essere colpita è stata in particolare la città di Rivne, con una persona ferita.
Gli ucraini si attendono un’escalation di attacchi nei prossimi giorni, in risposta ai raid con i droni che hanno colpito le basi dell’aviazione strategica russa una settimana fa. Il presidente ucraino Zelensky ha chiesto ai suoi concittadini di seguire le indicazioni degli allarmi aerei, cercando rifugio e restando al sicuro fino a che non viene dichiarato il cessato pericolo.
Nel frattempo, continuano gli attacchi ucraini in Russia con droni a lungo raggio.
Nella notte tra domenica e lunedì è stata colpita la base aerea di Savasleyka, a un centinaio di chilometri da Mosca, dove sarebbero stati distrutti almeno due aerei, così come la fabbrica di componenti elettronici di Cheboksary, a oltre mille chilometri dal confine.
Le uscite dei leader
Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha chiesto agli alleati un «aumento del 400 per cento nella dotazione di difese aeree» per contrastare la minaccia russa. I missili antiaerei sono una delle principali mancanze degli arsenali europei rivelate dalla guerra in Ucraina.
E, a proposito di riarmo, Mosca risponde alla Germania, dove il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, aveva detto che il paese punta a diventare la «prima potenza militare» in Europa. Merz «ha ancora la mentalità della Germania di Hitler», ha commentato il ministro degli Esteri russo Lavrov. Critiche al riarmo avviato da diversi paesi europei sono arrivate anche dal primo ministro ungherese, Viktor Orbán.
Ai giornalisti che gli domandavano del possibile pericolo di una futura invasione russa dell’Europa, utilizzato per giustificare l’aumento delle spese militari, Orbán ha risposto: «La Russia è troppo debole per farlo, non riesce nemmeno a battere l’Ucraina». Ma, nonostante questo, si è detto convinto che Kiev stia perdendo la guerra. L’Europa non riuscirà a cambiare questo risultato, e, visto che «non vogliamo morire per Kiev», l’unica speranza per fermare il conflitto ora è «un accordo tra russi e americani».
Il fronte
Il ministero della Difesa russo dice che le truppe del fronte meridionale stanno proseguendo l’avanzata nella regione di Dnipropetrovsk, dove sarebbero penetrate per la prima volta domenica. La regione si trova nell’Ucraina sud-orientale, al confine con il Donetsk.
Qui le difese ucraine sono molto più deboli e i russi avrebbero la possibilità di attaccare su un fianco le posizioni nemiche che ancora proteggono il Donbass. Gli ucraini però continuano a smentire l’incursione, affermando che i combattimenti sono ancora in corso lungo il confine amministrativo.
Dell’attacco ha parlato anche il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, a cui i giornalisti hanno chiesto come mai le truppe russe stessero avanzando in un settore che, a differenza delle quattro regioni circostanti, non è stato annesso alla Federazione russa. «Le nostre truppe stanno creando una zona cuscinetto», ha spiegato Peskov, utilizzando lo stesso termine con cui vengono descritte le operazioni russe a Sumy e Kharkiv, altre due regioni sotto attacco anche se non annesse alla Federazione.
Con circa 200 chilometri quadrati di nuovo territorio occupati soltanto nei primi giorni di giugno, le truppe russe hanno già superato il totale dell’area occupata nell’intero mese di maggio, segno che l’attesa offensiva estiva è ormai in pieno svolgimento.
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