- Da decenni, ormai, gli Stati Uniti devono fare i conti con il loro declino relativo, e quindi col prospetto di essere, prima o poi, superati da una potenza rivale.
- Il loro problema principale, però, non è tanto il declino relativo in sé, che è un fenomeno naturale dovuto alla crescita a ritmi sempre differenti di imprese, settori, regioni e paesi; il loro problema principale è non riconoscere questa loro condizione, per ragioni di orgoglio, di calcolo elettorale o di pura e semplice ignoranza.
- Se il rischio è quello di una possibile unione delle forze tra una grande potenza industriale e l’heartland russo, è evidente che la minaccia per gli Stati Uniti, oggi, viene più dalla Cina che dall’Europa o dal Giappone. Il testo è parte del nuovo numero di Scenari, scopri quali sono gli altri contributi. Per leggerli tutti è possibile abbonarsi qui.
«Non voglio un secondo posto per gli Stati Uniti d’America». Così dichiarava, suscitando la standing ovation dell’intero congresso, Barack Obama nel suo primo discorso sullo stato dell’Unione, nel gennaio 2010. Se, per mancanza di tempo o di spazio, si volesse condensare l’attuale orizzonte strategico americano in una frase, quella perentoria affermazione potrebbe essere sufficiente. Da decenni, ormai, gli Stati Uniti devono fare i conti con il loro declino relativo, e quindi col prospetto d



