Eni va a tutto gas e con gli obiettivi europei di neutralità climatica emissioni fissati al 2050, la compagnia italiana ha firmato un’intesa per l’avvio di un progetto di sviluppo del gas in Libia che prevede l’inizio della produzione nel 2026.

Il progetto, definito «storico» dalla premier Giorgia Meloni, per lo sfruttamento di due diversi giacimenti al largo delle coste libiche, vale 8 miliardi di dollari. L’obiettivo è arrivare a un plateau di 750 milioni di piedi cubi di gas standard al giorno, secondo quanto spiega la compagnia e quindi aumentare la produzione di gas per rifornire il mercato interno libico, ma anche garantire l'esportazione di volumi in Europa.

Alla ricerca della svolta

La visita della premier Giorgia Meloni, organizzata con il pretesto in sostanza di celebrare la nuova intesa sulla produzione di metano, è stata pensata per imprimere una svolta alla politica italiana nei confronti del frammentato paese, dopo anni di mancata incisività. E la presidente del consiglio lo ha rimarcato apertamente, a margine dell’incontro con il primo ministro del governo di unità nazionale libico, Abdel Hamid al-Dabaiba, rivendicando di aver scelto Tripoli come una delle prime visite nell’area mediterranea.

Ha definito la Libia «una priorità per l'Italia e per la stabilità del Mediterraneo,  una priorità per la sicurezza italiana ed è una priorità per una delle grandi sfide che l'Europa affronta, la crisi energetica». Su migranti ed energia, Meloni prosegue dunque nella linea di affidare dossier strategici ai partner libici e quindi di dipendere da una situazione fortemente instabile, ma vorrebbe di più. 

La visita a cui hanno partecipato anche i ministri degli Esteri Antonio Tajani e dell’Interno Matteo Piantedosi vuole essere per il governo italiano un salto di qualità. «Abbiamo parlato della situazione libica e abbiamo ribadito la piena disponibilità italiana a favorire il legittimo percorso per una celebrazione di elezioni e per una stabilizzazione del quadro libico - ha detto Meloni – La stabilizzazione del quadro politico e di sicurezza -ha aggiunto il premier italiano- è indispensabile per consentire al nostro partenariato bilaterale di raggiungere un potenziale che è ancora molto più alto del partenariato che già abbiamo».  

Il memorandum sui migranti

In concreto Meloni ha sottolineato la necessità di aprire in tempi rapidi dei lavori sull'aeroporto di Tripoli come condizione fondamentale per recuperare la piena cooperazione tra Italia e Libia, con voli diretti con l’Italia per le nostre aziende. Ma ha anche ampliato le intese sul controllo dei flussi di migranti, per la maggiorparte in arrivo in Italia proprio dalla Libia. 

I ministri degli Esteri dei due Paesi hanno firmato un memorandum «per supportare la Libia con cinque imbarcazioni attrezzate nel campo della ricerca e soccorso di migranti in difficoltà in mare, ha detto il premier libico Abdul Hamid Dbeibah nella conferenza stampa congiunta a Tripoli, parole che in Europa verrebbero tradotte come aiuto ai respingimenti conto terzi. In più il capo di governo di Tripoli ha aggiunto  di aver discusso «una serie di nuovi provvedimenti riguardanti il tema dell'immigrazione clandestina». 

Con lo scenario libico così frammentato, con il processo democratico in stallo e con così tanti attori che hanno delinato negli anni scorsi una linea politica strategica chiara, il rischio è che i rapporti con l’Italia rimangono alle transazioni, più che alla strategia politica complessiva che vorrebbe Meloni, sia sul fronte dei migranti che su quello energia. 

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