Gli alleati dell’Ucraina accorrono in soccorso di Kiev nel tentativo di convincere Donald Trump ad alterare il piano di pace in 28 punti che ha chiesto al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, di firmare entro giovedì prossimo. «I confini non devono essere modificati con la forza – scrivono i leader di Ue, Regno Unito, Canada e Giappone, riuniti in Sudafrica per il G20 –. Esprimiamo inoltre preoccupazione per le limitazioni proposte alle forze armate ucraine». In altre parole, «serve ulteriore lavoro» per perfezionare il piano e renderlo accettabile.

Ma a sorpresa, il presidente degli Stati Uniti è sembrato ritirare l’ultimatum lanciato a Kiev. Il piano di pace in 28 punti «non è la mia offerta finale – ha detto ieri – In un modo o nell’altro finiremo questa guerra». E ai giornalisti che gli chiedevano cosa succederà se Zelensky dovesse rifiutare il piano, Trump ha risposto: «Potrà continuare a combattere a suo piacimento».

La proposta

Intanto però la diplomazia si è già messa in moto per fornire alla Casa Bianca una controproposta. Oggi, a Ginevra, in Svizzera, delegati Usa, Ue e ucraini si incontreranno per una prima discussione, mentre Antonio Costa, presidente del Consiglio Ue, ha invitato i 27 Stati membri a una riunione sul piano lunedì. La maggior parte dei leader europei ritengono troppo dure le richieste all’Ucraina contenuto nel piano. Venerdì, in un drammatico discorso alla nazione, Zelensky ha equiparato la firma del piano a «perdere la dignità», ma ha anche aggiunto che respingerlo significherà perdere il principale alleato del paese, gli Stati Uniti.

Al discorso di Zelensky, Trump ha risposto che il presidente ucraino «dovrà farselo piacere». Secondo le ricostruzioni della stampa, la Casa Bianca sta esercitando fortissime pressioni su Kiev, minacciando la completa interruzione di ogni aiuto se il piano non sarà rapidamente approvato.

Non è chiaro al momento se l’ultimatum sia valido anche per la Russia. La delegazione americana, guidata dal segretario alle Forze armate, Dan Driscoll, dovrebbe recarsi a Mosca per presentare ufficialmente il piano al Cremlino entro la fine della prossima settimana.

Trattative svizzere

Nonostante le resistenze di Kiev sul piano, gli americani insistono: si tratta di firmare una brutta pace ora oppure una ancora peggiore tra qualche tempo. Con ogni probabilità sarà questo il principale argomento della delegazione Usa che oggi condurrà l’incontro a Ginevra. A guidarla ci sarà il segretario di Stato, Marco Rubio, una buona notizia per Kiev e per gli alleati europei, visto che Rubio è considerato una delle figure più ostili alla Russia nell’amministrazione Trump. Insieme a lui ci sarà anche Steve Witkoff, l’inviato speciale di Trump che avrebbe elaborato almeno una parte del nuovo piano insieme all’inviato russo, Kirill Dmitriev.

Ieri, Zelensky ha annunciato la composizione della delegazione ucraina, una scelta che costituisce anche una sfida ai suoi nemici interni. A guidare il gruppo ci sarà infatti il suo braccio destro, il controverso capo di gabinetto Andrii Yermak, tirato in ballo nel recente scandalo corruzione e indicato da molti in Ucraina come il simbolo per eccellenza del malaffare che si sarebbe insediato nel palazzo presidenziale. Ad assisterlo, un’altra figura controversa: l’ex ministro della Difesa, Rustem Umerov, anche lui sospettato di essere coinvolto nello scandalo. «I nostri rappresentanti sanno esattamente come difendere gli interessi nazionali dell'Ucraina», ha detto Zelensky annunciando la loro nomina.

I punti più controversi del documento che Kiev e gli alleati europei proveranno a modificare nei colloqui di Ginevra sono almeno quattro. Il primo è il ritiro dalle aree del Donbass che le truppe ucraini ancora difendono. Il secondo è il limite di 600mila unità imposto all’esercito ucraino (problema più simbolico che sostanziale, visto che gli ucraini stessi pianificano un esercito di circa 500 mila soldati in tempo di pace). Il terzo è l’obbligo per la Nato di bloccare qualsiasi adesione dell’Ucraina e ogni ulteriore espansione. Infine, l’ultima questione problematica è il riconoscimento formale delle annessioni russe in Ucraina.

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha detto venerdì che il piano americano è «una buona base da cui partire per ulteriori discussioni». Esperti e analisti sottolineano che diversi elementi sono indigesti per il Cremlino e che, nonostante tutta la pressione su Kiev, alla fine il piano potrebbe risultare inaccettabile anche per Mosca.

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