Donald Trump è convinto di poter mettere fine al conflitto entro la fine del mese e secondo diversi media americani ha elaborato insieme al Cremlino un nuovo piano di pace di ben 28 punti che include la cessione di alcuni territori e la riduzione delle forze armate ucraine, entrambi punti che Kiev si è sempre rifiutata di considerare. Inoltre, gli Stati Uniti e altri paesi (non specificati) riconoscerebbero come legittime le annessioni russe di Donbass e Crimea, ma Kiev non sarebbe obbligata a fare altrettanto.

Secondo la stampa, Trump punta a presentare il piano a Zelensky come un fait accompli, un’offerta prendere o lasciare. Il clima alla Casa Bianca è descritto di grande ottimismo per questo nuovo piano che potrebbe essere svelato, hanno detto alcune fonti, già questa settimana.

Dai diplomatici ai militari

Il tycoon, inoltre, ha deciso di affidare le prossime mosse diplomatiche ai militari. Per questa ragione, mercoledì 19 novembre a Kiev sono arrivati il segretario per le Forze armate, Dan Driscoll, accompagnato da due generali. Secondo il Wall Street Journal, dopo aver riferito dei progressi sul nuovo piano di pace a Zelensky, il gruppo dovrebbe spostarsi a Mosca. «Diversi processi per portare alla fine della guerra hanno avuto un’improvvisa accelerata», ha commentato Zelensky, che si trova in Turchia dove ha incontrato il presidente Recep Tayyip Erdogan.

Il Cremlino, però, non sembra condividere l’entusiasmo degli americani. «Per quanto ci riguarda, non ci sono state novità dopo l’incontro in Alaska di agosto», ha commentato Dmitri Peskov, il portavoce di Vladimir Putin, ai giornalisti che gli domandavano del nuovo piano di pace. Il presidente, invece, oggi non si è scomodato a commentare le vicende ucraine e si è limitato a un incontro in videoconferenza con il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, in occasione dell’installazione del reattore a pressione presso la centrale nucleare di El Dabaa, avvenuta con il sostegno russo.

Indipendentemente da come proseguiranno gli eventuali negoziati, oggi sarà comunque una giornata campale per il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Oggi incontrerà i deputati del suo partito, Servitore del popolo, che detengono la maggioranza assoluta dei seggi al parlamento ucraino. Lo scopo dell’incontro è riferire sul grave scandalo di corruzione che ha colpito il settore energetico del paese e in particolare la sua cerchia ristretta.

La riunione si annuncia molto tesa e sembra che almeno una parte dei deputati gli chiederà di licenziare il potente capo del gabinetto presidenziale, Andrii Yermak, il cui nome è iniziato ad apparire proprio in questi giorni nei documenti dell’inchiesta. Alcuni deputati sono andati anche più in là e hanno già chiesto al presidente di formare un nuovo governo di unità nazionale che includa anche i partiti di opposizione.

Si tratta di uno scenario invocato da gran parte dei media e della società civile pro-Europa e che alcuni descrivono come lo scenario “Regina d’Inghilterra”, poiché porterebbe alla trasformazione di Zelensky in un leader puramente simbolico, mentre il potere reale passerebbe alla larga coalizione dietro il nuovo primo ministro.

In risposta a queste sfide, mercoledì Zelensky è volato a sorpresa a Istanbul, dove ha annunciato che intendeva riprendere le trattative di pace e incontrare l’inviato americano Witkoff. Ma l’incontro è saltato nella notte, secondo alcune fonti perché Witkoff non avrebbe avuto chiara l’entità dell’attuale scandalo e il fatto che avrebbe incontrato di persona uno dei suoi protagonisti, il capo di gabinetto Yermak.

Ma mentre si torna a parlare di diplomazia, bombe e missili continuano a devastare l’Ucraina. Almeno 25 persone, tra cui tre bambini, sono rimaste uccise in un attacco, avvenuto poco dopo l’alba di mercoledì nella città ucraina di Ternopil. I filmati girati dai passanti mostrano chiaramente il missile colpire l’edificio e, secondo gli esperti, ci sono pochi dubbi che si tratti di un missile russo nella fase finale della sua traiettoria. Per gli ucraini, quella tra martedì e mercoledì è stata l’ennesima notte di violentissimi attacchi aerei. I russi hanno lanciato quasi cinquecento droni e 48 missili, tra cui quello che ha colpito il palazzo a Ternopil. Soltanto la capitale, Kiev, già colpita duramente giovedì scorso, è stata risparmiata.

Varsavia in allarme

Mercoledì il Cremlino ha definito l’Ucraina un paese «tossico» per via del recente scandalo e ha aggiunto che «anche l’Europa se ne sta accorgendo». In realtà, per il momento, l’Europa è piuttosto silenziosa sullo scandalo. L’imbarazzo nelle cancellerie del Vecchio Continente è palpabile: lo scandalo è scoppiato proprio mentre la Commissione europea annunciava che gli stati membri dovranno trovare 140 miliardi di euro per finanziare Kiev da qui al 2027.

Gli unici a muoversi in una qualche direzione per ora sono i polacchi, ma per ragioni che hanno poco a che fare con il caso che sta travolgendo Kiev. Mercoledì, il primo ministro polacco Donald Tusk ha chiamato Zelensky per informarlo delle misure che la Polonia ha deciso di adottare dopo il sabotaggio avvenuto su una linea ferroviaria che collega Varsavia all’Ucraina e che i polacchi hanno attribuito all’intelligence di Mosca.

Varsavia schiererà 10mila soldati per proteggere luoghi sensibili in tutto il paese e ha chiesto la collaborazione dei servizi ucraini per sorvegliare le importanti linee ferroviarie che collegano i due paesi. Nel frattempo, Varsavia ha annunciato anche la chiusura del consolato russo di Danzica, l’ultima rappresentanza diplomatica che la Russia aveva ancora nel paese.

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