Oltre a causare morti, feriti, sfollati e a distruggere città e infrastrutture, la guerra danneggia gli ecosistemi e alimenta il cambiamento climatico, aggiungendo nuove emissioni in atmosfera. «Nel Donetsk la perdita di copertura forestale nel 2024 è stata oltre quaranta volte superiore alla media del periodo 2001-2023», ha detto James MacCarthy, ricercatore di Global Forest Watch
Nel 2024 quasi un milione di ettari di territorio ucraino sono stati bruciati: più del doppio dell’intera superficie incendiata nell’Unione europea nello stesso periodo. Un’analisi del Guardian e del Kyiv Independent, basata su immagini satellitari e testimonianze dirette, collega la devastazione delle foreste all’invasione russa.
Gli incendi seguono l’arco del fronte, concentrandosi nelle regioni orientali di Donetsk, Lugansk e Zaporizhzhia.
Secondo l’ente statale Forests of Ukraine, nei primi otto mesi del 2025 il 60 per cento di tutti gli incendi boschivi si è verificato nella regione di Kharkiv, sempre sul fronte orientale. Lì, nelle foreste intorno alla città di Izium, il fuoco ha consumato oltre seimila ettari, partendo da un parco nazionale a pochi chilometri di distanza.
È la fotografia di un conflitto in cui la crisi climatica agisce come un moltiplicatore di rischio. Gli incendi sono ormai parte della nuova normalità di un pianeta sempre più caldo, ma in Ucraina la scala del fenomeno è eccezionale. Il fuoco è al tempo stesso sintomo e strumento: del riscaldamento globale e, nel caso dell’invasione russa in Ucraina, della guerra. In condizioni di calore e siccità estreme, ogni esplosione può trasformarsi in un rogo incontrollabile.
Oltre vittime e feriti
Il risultato è un conflitto che, oltre a causare morti, feriti, sfollati e a distruggere città e infrastrutture, danneggia gli ecosistemi e alimenta il cambiamento climatico, aggiungendo nuove emissioni in atmosfera.
A livello globale, secondo il rapporto State of Wildfires 2025, tra marzo 2024 e febbraio 2025 le fiamme hanno colpito soprattutto foreste che immagazzinano grandi quantità di carbonio, portando le emissioni di CO₂ derivanti dagli incendi a livelli quasi del 10 per centi superiori alla media calcolata sui dati raccolti dal 2003.
In Ucraina bruciano centinaia di roghi, piccoli e frequenti, spesso di bassa intensità ma persistenti. Secondo l’analisi del Guardian e del Kyiv Independent, sono quasi certamente innescati da esplosioni o combattimenti.
«Nel Donetsk la perdita di copertura forestale nel 2024 è stata oltre quaranta volte superiore alla media del periodo 2001-2023», ha affermato James MacCarthy, ricercatore di Global Forest Watch, la piattaforma del World Resources Institute che monitora i cambiamenti nella copertura forestale mondiale. «Anni di conflitto, degrado e temperature record hanno predisposto il territorio a bruciare».
Molte aree colpite, inoltre, non possono essere raggiunte dai soccorsi: il Servizio statale per le emergenze non interviene perché i terreni sono disseminati di mine. In estate, con il caldo, le munizioni possono detonare spontaneamente, alimentando nuovi roghi e rendendo altamente rischiose le operazioni di contenimento.
Le conseguenze non sono solo ecologiche, ma anche agricole: molte foreste di pianura nel Paese furono piantate per frenare i venti, trattenere la neve e regolare il deflusso dell’acqua a protezione dei campi circostanti. «Senza questi boschi anche la produttività agricola regionale diminuirà», ha spiegato Peter Potapov, altro ricercatore del World Resources Institute.
Gli effetti degli incendi sono spesso profondi e duraturi. «La guerra colpisce gli ecosistemi in modo complesso: alcuni cambiamenti sono reversibili, altri no», ha raccontato la scienziata ambientale ucraina Kateryna Polianska.
Nel 2024 Polianska ha visitato le aree protette del Parco nazionale Sviati Hory e della riserva naturale Kreidova Flora, devastate dai bombardamenti. Entrambe, situate nella regione di Donetsk, ospitano falesie e pendii di gesso bianco con un ecosistema unico, popolato da pinete riconosciute come habitat a rischio. Oggi molte di quelle foreste sono state bruciate o distrutte. «Potrebbero volerci 70 o 80 anni per vedere la stessa foresta, ammesso che si riprenda», ha denunciato la scienziata.
Sebbene gli incendi possano essere una conseguenza indiretta della guerra, decidere di appiccare roghi o favorirne la propagazione per causare una distruzione intenzionale e duratura dell’ambiente – come sta accadendo in Ucraina – sarebbe considerato un crimine di guerra ai sensi del diritto internazionale.
Da cinquant’anni, a partire dall’uso dell’erbicida Agent Orange da parte dell’esercito statunitense durante la guerra in Vietnam, si discute della necessità di definire questo tipo di crimine, noto come ecocidio: il compimento di atti illegali o arbitrari nella consapevolezza che vi sia un’alta probabilità di provocare danni gravi, diffusi o duraturi all’ambiente.
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