Mentre la Russia ammassa più di 130mila truppe lungo il confine con l’Ucraina, il mondo assiste a quella che potrebbe diventare la guerra più significativa in Europa dalla Seconda guerra mondiale. L’amministrazione di Joe Biden ha allertato che un’invasione potrebbe verificarsi da un momento all’altro. Oltre una dozzina di paesi stanno esortando i propri cittadini a lasciare immediatamente l’Ucraina, mentre le ambasciate straniere evacuano il loro personale da Kiev.

L’attuale crisi non riguarda solo la sovranità dell’Ucraina. Si tratta di proteggere i valori che gli Stati Uniti rappresentano contro i tentativi russi di cancellare l’ordine internazionale regolamentato. La Russia sta sfidando direttamente l’influenza dell’America in Europa con ultimatum non-starter agli Stati Uniti e ai loro alleati, esigendo che le cosiddette preoccupazioni sulla sicurezza della Russia siano prese in considerazione e che le politiche Nato di lunga data siano modificate.

Finora l’occidente ha ampiamente sottovalutato le attività malvagie del Cremlino, oppure ha chiuso un occhio. In molti casi questo approccio è stato motivato dai vantaggi economici della cooperazione con la Russia: il governo tedesco è ancora restio ad abbandonare il progetto del gasdotto Nord Stream 2, nonostante la Russia stia usando le sue risorse energetiche come arma geopolitica.

I leader americani non hanno fatto molto di meglio. Barack Obama ha evitato di fornire alcune armi letali all’Ucraina per non provocare Putin. Anche se il suo successore Donald Trump alla fine ha autorizzato l’acquisto di missili anticarro Javelin in Ucraina e Georgia, e la sua ambiguità e riluttanza a criticare Putin ha ulteriormente incoraggiato il Cremlino a giocare secondo le proprie regole. 

La linea da seguire

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Ora la Russia si sta nuovamente mobilitando in risposta al crescente desiderio del popolo ucraino di uscire dalla sfera d’influenza russa e di diventare una democrazia efficiente. Il sostegno popolare all’integrazione europea ed euro-atlantica dell’Ucraina rimane elevato, nonostante la propaganda del Cremlino sostenga costantemente la narrativa secondo cui i paesi dell’ex blocco sovietico sono usati dagli Stati Uniti unicamente come strumento per dichiarare guerra alla Russia.

Putin sa di aver perso la fiducia del popolo ucraino e vede l’attuale crisi come un’ultima possibilità di invertire con la forza la rotta della politica estera ucraina.

Il bottino in palio non potrebbe essere più alto. Se il governo di Kiev cade, migliaia di ucraini e russi saranno probabilmente uccisi. L’Europa sarà inondata di profughi. I prezzi dell’energia subiranno un’impennata e l’economia globale uno scossone. A sua volta Xi Jinping sarebbe incoraggiato a sfidare gli Stati Uniti in un momento in cui l’Europa non è in grado di raccogliere le proprie forze per contrastare la Cina.

Tuttavia in tanti sostengono che non sia necessario assumere una linea dura contro la Russia. In un recente articolo per Persuasion, un ex funzionario del dipartimento di stato ha scritto che «prendere il controllo dell’Ucraina ridurrebbe la capacità della Russia di minacciare l’Europa», per lo sforzo necessario a controllare l’Ucraina e sostenere i delegati nei territori occupati.

Eppure nonostante la sua economia in difficoltà, la storia ha dimostrato che una volta che a Mosca viene permesso di farla franca con un atto di aggressione, è solo questione di tempo prima che colpisca di nuovo. Dopo la guerra dell’agosto 2008, quando la Russia occupò il venti per cento del territorio georgiano, il Cremlino fu premiato con un “reset” da parte dell’amministrazione Obama. Il risultato di questa riappacificazione fu una più ampia offensiva militare russa, che si concluse con l’annessione della Crimea nel 2014 e la morte di oltre 13mila ucraini. Proprio come la Russia non si è fermata in Georgia dopo il 2008, ci sono pochi elementi per pensare che intenda fermarsi in Ucraina dopo il 2022.

Per prevenire un’invasione, l’autore dell’articolo suggerisce che gli Stati Uniti e la Russia potrebbero accordarsi su «una nuova struttura di sicurezza europea per neutralizzare efficacemente l’Ucraina e porre fine a un’ulteriore espansione della Nato». Del resto ci siamo già trovati in questa situazione quando il parlamento ucraino ha adottato una risoluzione “senza blocco” nel 2010.

Nel 2014 l’Ucraina era ufficialmente uno stato neutrale e Kiev non aveva alcuna intenzione di prendere parte alla Nato. Questo chiaramente però non ha ridotto le ambizioni di Putin di dividerla e governarla. La Russia ha continuato la sua aggressione militare e ha annesso la Crimea. Questi eventi hanno dimostrato che “neutralità” è semplicemente una parola in codice per indicare in realtà che l’Ucraina viene subordinata al Cremlino e perde la propria sovranità.

Politica estera proattiva

Per fortuna, a differenza della decisione dello scorso anno di ritirare le truppe americane dall’Afghanistan, che è stata in gran parte vista come un tradimento del popolo afghano, l’amministrazione Biden ha attuato una politica estera proattiva che tenta di proteggere l’Ucraina dall’aggressione russa. Gli Stati Uniti hanno investito più di 400 milioni di dollari in aiuti militari per l’Ucraina nel 2021 e inviato circa 2,5 miliardi di dollari in supporto al paese dal 2014. In combinazione con vasti tentativi diplomatici di cambiare i piani della Russia senza fare concessioni, gli Stati Uniti stanno offrendo a Kiev sostegno politico e militare.

In un momento in cui Vladimir Putin ammette pubblicamente di non riconoscere la sovranità ucraina, questa è l’unica risposta corretta alla crisi, moralmente e politicamente. Continuando a fornire all’Ucraina sistemi d’armamento letali e difensivi, mentre emanano pesanti sanzioni contro Mosca, gli Stati Uniti possono aumentare la pena per l’incursione militare russa e aumentare la deterrenza dell’Ucraina. Contrariamente alla guerra del 2008, questa volta Putin saprà che in caso di invasione i costi saranno pesanti. Questo potrebbe costringere il Cremlino a pensarci due volte prima di attaccare.

La battaglia dell’Ucraina è contro l’autoritarismo e il suo destino è direttamente legato al futuro dell’ordine di sicurezza europeo. La Russia sfida direttamente la politica “porta aperta” della Nato formulata nell’articolo 10 del trattato istitutivo dell’Alleanza. È dovere degli Stati Uniti, e allo stesso tempo è nel suo interesse, sostenere e difendere i princìpi che hanno avuto un ruolo essenziale nello stabilire pace e sicurezza nell’èra successiva alla Guerra fredda.

Lasciare l’Ucraina nel momento in cui un’incursione militare russa appare imminente significherebbe accettare che il regime di Vladimir Putin possa espandere la sua sfera di influenza. Sarebbe il tradimento definitivo del popolo ucraino che lotta per esercitare il proprio diritto sovrano di essere parte del mondo democratico occidentale. Gli ucraini sono pronti per difendere il loro paese. L’occidente dovrebbe aiutarli in questa nobile battaglia.


Il testo è apparso sulla testata online Persuasion ed è parte di una discussione sul conflitto tra Russia e Ucraina e sul ruolo che dovrebbero giocare gli Stati Uniti. Qui la prima parte. Traduzione a cura di Monica Fava.

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