È stato uno degli attacchi russi più pesanti, con 598 droni e 31 missili: 18 morti, di cui quattro bambini. Danni ingenti anche alla delegazione europea, Kallas convoca l’inviato russo a Bruxelles. La presidente della Commissione chiama Zelensky e Trump: «Kiev deve avere garanzie di sicurezza solide e credibili». Il Cremlino: «Noi non ci fermiamo»
Un nuovo attacco russo ha colpito Kiev nella notte tra mercoledì e giovedì, il secondo maggior attacco aereo contro l’Ucraina dall'inizio dell'invasione su larga scala, con 598 droni e 31 missili. Il bilancio provvisorio è di 18 morti, tra cui quattro bambini. Quello che per il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è la dimostrazione che Mosca non ha alcun interesse per la «vera diplomazia», in quanto «la Russia sta scegliendo i missili balistici invece del tavolo dei negoziati», ha suscitato una reazione molto forte anche in Europa.
Coinvolta nei bombardamenti, infatti, è stata anche la sede della delegazione dell'Unione europea nella capitale ucraina, che ha subito seri danni. L'Alta rappresentante dell’Ue per la politica estera, Kaja Kallas, ha convocato l'inviato russo a Bruxelles a seguito degli attacchi, stessa decisione presa dalla Gran Bretagna, dato che nei bombardamenti è stato coinvolto anche l'edificio del British Council.
«L'attacco è un altro triste promemoria di ciò che è in gioco», ha attaccato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha poi rilanciato la necessità di esercitare «la massima pressione sulla Russia» e «inasprire il nostro regime di sanzioni» nei confronti di Mosca.
Sanzioni dure
«Presenteremo presto il nostro 19esimo pacchetto di sanzioni dure», ha fatto sapere von der Leyen, e «stiamo portando avanti il lavoro sui beni russi congelati per contribuire alla difesa e alla ricostruzione dell'Ucraina». Nei prossimi giorni la presidente della Commissione effettuerà un viaggio nei sette paesi Ue che confinano con Russia e Bielorussia – a cominciare domani da Lettonia e Finlandia – per toccare con mano le sfide poste dalla vicinanza con Mosca.
A completare la "coreografia" diplomatica, von der Leyen ha inoltre sentito prima Zelensky e poi anche il presidente americano Donald Trump, ribadendo che «Putin deve sedersi al tavolo dei negoziati» e che l'Ucraina dovrà ricevere garanzie di sicurezza «solide e credibili». Dagli Stati Uniti l'inviato speciale per l’Ucraina, Keith Kellogg, ha fatto sapere che gli «eclatanti» attacchi russi minacciano la pace che Donald Trump sta perseguendo. La Russia dal canto suo «resta interessata» ai negoziati, ma continuerà le sue operazioni in Ucraina, è la reazione del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov.
L’Ucraina ha invece affidato la propria risposta a un massiccio attacco con droni su alcune regioni russe che hanno causato incendi in due raffinerie. Tra le zone colpite c'è la regione di Samara, e nello specifico la raffineria Novokuibyshevsky di Rosneft, già attaccata due volte durante l'estate e totalmente ferma da allora. Droni ucraini hanno colpito anche la raffineria di petrolio Afipsky, nella regione di Krasnodar, causando un incendio in una delle unità della raffineria. Intanto, da domani a Copenhagen i ministri della Difesa e degli Esteri si incontreranno, rispettivamente venerdì e sabato, per il consueto Consiglio informale di fine agosto, il cosiddetto Gymnich.
Il capitolo sull'Ucraina sarà ovviamente in cima all'agenda delle riunioni, non solo per quanto riguarda le garanzie di sicurezza – che dovranno essere preparate a livello della calizione dei Volenterosi – ma anche e soprattutto rispetto ai prossimi passi che l'Ue potrà mettere in campo per fare pressione su Mosca, come annunciato da von der Leyen. Tra le opzioni, un meccanismo per imporre sanzioni secondarie ai paesi che commerciano con la Russia: il cosiddetto strumento anti-elusione, adottato nel 2023 ma non ancora utilizzato, che permetterebbe di vietare l'esportazione, la fornitura o il trasferimento di determinati beni verso paesi terzi che si ritiene favoriscano l'elusione delle sanzioni.
Ancora, la Commissione europea ha anche confermato tramite una portavoce che l'utilizzo degli asset russi sarà «sul tavolo» della discussione, ma le restrizioni legali – per ora ad essere utilizzati sono solo i profitti derivanti da tali asset – restano difficili da superare. Resta, infine, il nodo dell'unanimità che blocca diverse decisioni dell'Ue in politica estera e limita lo spazio di manovra di Bruxelles su tali temi.
Kiev vs Budapest
A riguardo, ci sarebbe un gruppo di paesi pronti a fare un passo in avanti, e in particolare la Germania avrebbe preparato un documento per sottoporlo a discussione durante il confronto con gli altri ministri degli Esteri, nel tentativo di superare i veti di alcuni paesi, prima fra tutti l'Ungheria.
Duro con Budapest è stato anche lo stesso Zelensky, in un post su X scritto anche in ungherese, a sottolineare chi fosse il destinatario: «Se l'Ungheria ha davvero chiuso l'ingresso nel proprio territorio e nell'intera zona Schengen a uno dei comandanti militari ucraini», ovvero Robert "Magyar" Brondi, responsabile degli attacchi all'oleodotto Druzhba, «che è di etnia ungherese e cittadino ucraino, ciò non può che suscitare indignazione. Ho incaricato il ministero degli Esteri dell'Ucraina di chiarire tutti i fatti e di rispondere di conseguenza».
© Riproduzione riservata



