A fronte delle illogicità che hanno contraddistinto il quadro politico nelle ultime settimane e delle incognite che lo caratterizzano intrapresa la strada delle elezioni anticipate, alcuni aspetti della campagna elettorale balneare che ci aspetta sono già chiari. Le modalità del confronto e dello scontro pre elettorale dipendono infatti da alcuni elementi che ne determinano forme e toni.

Tempi e risorse

Da un punto di vista statistico due sono i primati di questa campagna elettorale. Anzitutto si tratta delle prime elezioni politiche della storia repubblicana che si svolgono a settembre, con dunque le due fasi cruciali dalla campagna e della pre campagna in estate, quando l’attenzione degli italiani verso la politica rischia di essere ancora più bassa del normale.

Gli ascolti televisivi, che in base a tutti gli studi post elettorali ancora giocano un ruolo importante nei processi di informazione e di decisione degli italiani, languono e la stagione dei talk e dei programmi giornalistici non è ancora ripresa. Un vuoto nel quale cerca di inserirsi Sky offrendosi come piattaforma per i confronti elettorali.

L’altro record è la velocità fra l’inizio della crisi, aperta il 21 luglio con le dimissioni di Mario Draghi e le elezioni fissate dal presidente Sergio Mattarella il 25 settembre: 66 giorni. Un tempo che lascia ai partiti pochissimo spazio per formare le coalizioni, presentare le liste, organizzare la campagna.

Un “record” superato solo dalla crisi del 1983, aperta il 22 aprile dall’annuncio di Bettino Craxi al comitato centrale dell’uscita del Psi dalla maggioranza di governo, e chiusa con le elezioni del 26 giugno. Il tutto in 64 giorni. Una fretta che nel 1983 ha spinto per la prima volta tutti i principali partiti politici a ricorrere al nuovo e rapido strumento degli spot televisivi, che per almeno quindici anni saranno i grandi protagonisti delle campagne elettorali italiane. E che, una volta vietati dalla legge sulla par condicio, hanno portato nel 2001 Silvio Berlusconi alla più magniloquente campagna elettorale dell’èra moderna, iniziata a 10 mesi dal voto con i famosissimi manifesti 6x3 – quelli di “Meno tasse per tutti” – in 4.500 tabelloni, per una spesa a listino stimata in oltre 60 miliardi.

Altri tempi e altre risorse. Perché un altro aspetto di questa campagna elettorale è sicuramente la cronica mancanza di fondi che colpisce tutti i partiti dopo l’introduzione di autolesionisti tagli ai finanziamenti pubblici. Una ristrettezza economica che, unita a quella temporale, impedirà ai partiti di investire in comunicazione, ideare e realizzare grandi campagne, puntare sulle affissioni, già peraltro progressivamente abbandonate nei precedenti appuntamenti elettorali del 2013 e del 2018.

Liste e coalizioni

Altro elemento da tenere presente è la composizione del quadro politico e la sua strutturazione in liste, fronti, coalizioni. Le elezioni di settembre segnano la fine della fase tripolare sorprendentemente emersa con l’affermarsi del Movimento 5 stelle nel 2013. Già dalle primissime battute, abbandonate le ipotesi di “campi larghi” e “agende Draghi”, lo scontro, e quindi la narrazione elettorale, sono rientrati nella più tradizionale contrapposizione fra centro-destra e centro-sinistra. Con la conseguenza che, come la storia delle campagne elettorali insegna – 1948, 1976, 1994 giusto per fare esempi illustri – uno scontro fra due contendenti tende ad assumere toni più duri e radicali rispetto a uno con più protagonisti con i quali, forse, sarà necessario allearsi dopo il voto.

La campagne elettorali sono anche diretta conseguenza del sistema elettorale. Basti pensare ai profondi cambiamenti successivi alla riforma che, nel 1994, ha introdotto il sistema maggioritario e con esso le novità dei collegi uninominali, delle coalizioni fra partiti, dei leader di coalizione. Fra i principali cambiamenti introdotti nel novembre 2017 dalla nuova legge elettorale nota come Rosatellum, con la quale si voterà a settembre, ci sono il ritorno, sebbene solo per una quota del 37 per cento, all’attribuzione dei seggi secondo un criterio maggioritario uninominale, il mantenimento dei listini bloccati per la parte proporzionale e, soprattutto, l’abolizione della figura del leder di coalizione con l’introduzione, di fatto, di una forte competizione per la leadership interna alle coalizioni, talvolta più accesa di quella verso le coalizioni opposte. Si tratta di uno dei temi centrali all’interno della coalizione di centrodestra.

A questo si aggiungono gli effetti della legge di riforma costituzionale approvata nel 2020 che ha ridotto i componenti delle camere, estendendo i collegi per area e numero di votanti e allentando il rapporto fra candidati e elettori, già indebolito dal Rosatellum. Un legame che nella imminente campagna balneare avrebbe potuto giocare un ruolo importante.

I partiti e i loro leader sanno che, soprattutto in una fase di crescente astensionismo, disaffezione dalla politica e riduzione del ruolo della televisione, il territorio e il contatto personale tornano a essere strumenti importanti. Ma per essere competitivi su questo terreno ci vuole una organizzazione forte e capillare e non bastano i candidati con «gli occhi della tigre» invocati da Enrico Letta con una metafora molto berlusconiana. L’idea di un «esercito di 100mila volontari» e le 400 feste dell’Unità vanno in questa direzione. Quanto reali e con quali esiti si vedrà.

Il ruolo della rete

Per riassumere: poco tempo, pochi soldi, poco radicamento, contrapposizione frontale fra due fronti, alta competitività interna alle coalizioni. Un insieme di aspetti critici che portano all’ultimo elemento relativo il sistema mediale: il ruolo di Internet. Uno strumento che notoriamente è rapido, gratuito, capace di raggiungere grandi numeri come target specifici, perfetto per contrasti e toni polemici.

Caratteristiche a cui corrispondono alcune profonde trasformazioni delle moderne campagne elettorali. In primo luogo la sostituzione di una unica e generale arena pubblica, risultato dell’azione cumulativa di televisioni, giornali e organi di informazione, con tante distinte arene private, impermeabili e non comunicanti fra di loro alle quali ognuno accede tramite i propri account, social, piattaforme.

E poi l’imporsi dei tempi e delle affordance proprie della rete, con il prevalere della tattica, la dittatura del real time, la centralità delle reaction e dei follower, dei meccanismi di engagement, la forte componente emotiva e polemica. Nel 2018 il “caso Macerata”, con l’omicidio di Pamela Mastropietro e la successiva “vendetta” di Luca Traini, ha fatto scuola per chi si occupa di comunicazione politica e campagne elettorali.

Un insieme di elementi e di condizioni che non depongono a favore della qualità della prossima campagna balneare in termini di qualità dell’informazione, allargamento delle forme di partecipazione, toni del confronto.

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