«Invasione, invasione». Ormai l’allarme ripetuto da Matteo Salvini sui migranti e gli sbarchi suona come la storia di al lupo al lupo. E devono averlo capito anche gli italiani, sicuramente una parte degli elettori che nel 2018 hanno incoronato con una valanga di voti la Lega portandola sopra il 17 per cento e al governo con i 5 Stelle nel governo guidato da Giuseppe Conte, il cosiddetto Conte 1.

Abbonati a Domani

«Invasione, invasione», ha ripetuto in questi giorni il leader della Lega con l’obiettivo di far cadere Luciana Lamorgese dopo l’umiliazione subita con le dimissioni del suo braccio destro nel Lazio Claudio Durigon, il sottosegretario nostalgico della Latina littoria tanto da voler rinominare il parco Falcone e Borsellino in Arnaldo Mussolini, fratello del duce. 

Eppure tale orda incontrollata proveniente dall’Africa non esiste nella realtà, c’è traccia solo nel menu preimpostato della propaganda della Lega sovranista, da cui silenziosament persino i vecchi leghisti della corrente “Prima il Nord” hanno preso silenziosamente le distanze, non lo seguono più su questa strada sconnessa dai numeri e dai dati ufficiali.

Il tema immigrazione non preoccupa più come nel 2018 e nel 2019, dibattito fomentato dallo stesso Salvini all’epoca ministro dell’Interno con i blocchi delle navi cariche di persone in mezzo al mare: strategia per parlare di immigrazione e mostrare agli italiani che lui era l’unico argine alle «politiche immigrazioniste» e che solo lui poteva risolvere il problema. In realtà i numeri erano in calo a partire dall’ultimo governo con ministro Marco Minniti che ha siglato gli accordi con la Libia, autorizzando la guardia costiera libica a riportare i migranti intercettati nel Mediterraneo nell’inferno delle prigioni di Tripoli e dintorni. 

Lotta dura sugli immigrati

La percezione dell’invasione ha raggiunto livelli altissimi, è stata il termometro delle campagne elettorali che si sono combattute su questo per moltissimi anni. Difficile cancellare dalla memoria la campagna elettorale per le comunali di Roma dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani vinte da Gianni Alemanno con la destra radicale che aveva condotto la battaglia contro il centrosinistra più che sulla sicurezza urbana sull’insicurezza dei cittadini. Anche la campagna per le politiche del 2018 ha avuto picchi di discussioni sull’immigrazione, anche molto feroci con Salvini e Giorgia Meloni in prima linea e parte di una rete sovranista (inaugurata molti anni prima da Marine Le Pen in Francia) ossessionata dalle frontiere e dalle muraglie. Con il solito schema: un fatto di sangue il cui autore è straniero strumentalizzato per tracciare un solco tra noi e loro, i non italiani, quasi sempre africani arrivati «con l’ultimo sbarco a Lampedusa». 

Migranti e Covid

I canali social della Lega in quel periodo erano imbottiti di contenuti su cittadini stranieri violenti, presunti criminali di ogni tipo, video spesso rivelatesi fasulli. Ma di questo si alimentava la propaganda della nuova Lega di Salvini e la squadra da lui selezionata che si è affidata a uno strumento in grado di percepire in anticipo il sentimento quotidiano degli utenti su Facebook così da proporre quel tema e cavalcarlo. Strumento costato svariati milioni di euro in questi anni al partito e passato alla storia come “la Bestia”, metafora ormai usata per definire la propaganda stessa.

Tuttavia la parabola della Bestia è in discesa, un tempo non sbagliava un colpo. Ora lo spirito sovranista fatica a connettersi con la realtà e le percezioni degli utenti e dei cittadini in carne e ossa. Simbolo di questa decadenza è l’attacco a corrente alternata rivolto alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, colpevole secondo Salvini di aver permesso la moltiplicazione degli sbarchi, che però restano nettamente al di sotto del picco 2014-2017, assolutamente tollerabili rispetto ai numeri degli altri paesi europei come la Spagna, per esempio, o la Germania, qui per esempio accolgono molte più persone di noi senza avere sbarchi. Dunque non c’è alcuna invasione, nessuna emergenza. 

Su google trend, strumento che sonda le ricerche degli utenti sul web, è evidente che negli ultimi 12 mesi le parole “immigrazione”, “clandestini”, “migranti”, hanno avuto un crollo. La pandemia ha preso il sopravvento, conquistato le menti e le nostre paure quotidiane. Chi naviga su internet a caccia di informazioni, più o meno verificate o per nulla filtrare, cerca novità sul virus, è preoccupata dal rischio dei licenziamenti, non c’è, insomma, sbarco che regga di fronte a questa pandemia che ha stravolto le vite di tutto il mondo. 

Social stanchi

La macchina della propaganda della Lega di Salvini ha ovviamente colto il cambiamento, le battaglie contro le chiusure, contro i green pass hanno conquistato le pagine dei social network a marchio leghista. L’immigrato sporco e cattivo ha ancora un suo spazio, ma limitato rispetto a prima. Segno che all’invasione non ci credono neppure i sovranisti. Un’analisi della pagina Facebook di Matteo Salvini rivela che nell’ultimo anno sono calati sensibilmente i post sull’immigrazione, ma soprattutto sono cessate le sponsorizzazioni delle pubblicazioni sulla pagine che hanno come argomento immigrati colpevoli di qualcosa.

Nella “libreria” delle inserzioni (un archivio delle pubblicità per valorizzare i singoli interventi o video) relative alla pagina di Salvini il dato è evidente: a luglio scorso sono stati spesi 29 mila euro circa per il referendum sulla giustizia, a giugno 6mila per chiedere il 2 per mille ai fan leghisti e per lanciare la manifestazione a Roma davanti alla”Bocca della verità”.

Per ritrovare un post contro gli immigrati sponsorizzato con l’obiettivo di renderlo virale nella rete è necessario fare un salto di 12 mesi, settembre 2020: 100 euro di spesa per un post che racconta di un aggressione a una donna da un cittadino del Mali. Altri 200 euro per due post nello stesso periodo con una locandina dal titolo inequivocabile: “Emergenza Lampedusa”, era la settimana del 12 settembre. Al lupo al lupo l’invasione, perché i dati del ministero rivelano che in quei giorni non era in corso alcuna invasione, dall’10 al 15 settembre, infatti, sono sbarcati poco più di 500 migranti, il 2020 si è chiuso con arrivi totali di 21 mila persone. Sempre in quei giorno troviamo un altro post sponsorizzato “Stop invasione”, e un altro ancora che svelava il piano segreto della sinistra una volta al governo,  “Clandestini sparsi ovunque, il tuo voto farà la differenza”. L’ 8 settembre una nuova spesa per tenere alta la pressione sulla presunta invasione: foto con barchini di migranti, “svuotata dai croceristi, già ne arrivano altri”, Lampedusa 8 settembre 2020. Quel giorno si legge nel bollettino ufficiale del ministero erano arrivati appena 127 migranti.

Oltre 2mila euro sono stati sborsati per un video di “clandestini” a Lampedusa, sempre in quei giorni di campagna elettorale per le regionali in Toscana. Il medesimo schema vale per i mesi precedenti, il tema immigrazione si ripete ed è spinto con risorse del partito. Nel 2021 il registro cambia, i contenuti sull’immigrazione si limitano alle critiche recenti a Lamorgese, ma sono parole ormai lise, che non hanno la forza di un tempo e infatti il partito non spende soldi per sponsorizzarle. La verità è che la guerra alla ministra è l’ultima spiaggia per recuperare il consenso scippato in questi mesi da Giorgia Meloni alla Lega di governo. Gli italiani però cercano altro e l’unica invasione in cui credono in questo momento è quella di un virus che ha stravolto abitudini e demolito certezze. 

Abbonati a Domani

© Riproduzione riservata