Mille obici, 300 sistemi lanciamissili multipli e munizioni sufficienti a tenere testa all’apparentemente inesauribile scorta russa per almeno qualche settimana. Queste le richieste che l’Ucraina avrebbe presentato ai circa cinquanta paesi membri del “gruppo di contatto”, l’alleanza informale, con al centro i 30 paesi Nato, che sta rifornendo di armi l’Ucraina e ricostruendo il suo arsenale sugli standard dell’Alleanza atlantica.

In risposta, gli Stati Uniti hanno annunciato un nuovo miliardo di dollari in aiuti militari, ma il segretario alla Difesa avverte che non tutte le richieste potranno essere soddisfatte immediatamente.

Intanto, di fronte a richieste sempre più imponenti, una parte dei paesi alleati dell’Ucraina inizia ad apparire scettica, sia per motivi tecnici, che politici e chiede che si riprendano le file del dialogo.

Le richieste

La situazione sempre più difficile in Donbass, lo sfumare delle speranze di un rapido contrattacco che liberi i territori occupati dopo il 24 febbraio, hanno dato una nuova nota di urgenza alle richieste di armi ucraine. Alla riunione del gruppo di contatto che si è tenuta ieri a Bruxelles era presente il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov, che come per sottolineare l’importanza dell’occasione, ha ricordato in un tweet che ieri è stata la prima occasione in cui ha indossato abito e cravatta in 15 settimane.

Le forniture fino ad ora sono state quasi senza precedenti nella storia recente, ma in fatto di armi pesanti, cioè l’artiglieria che con l’offensiva in Donbass è tornata la regina del campo di battaglia, il punto centrale della questione è la differenza tra quanto l’Ucraina chiede e quanto ha ricevuto fino ad ora: tra i 100 e i 200 obici e forse una decina di lanciamissili multipli, troppo pochi per parificare la situazione, dicono gli ucraini.

I russi avrebbero tra i 10 e 15 pezzi di artiglieria per ognuno di quelli in mano agli ucraini e la situazione delle munizioni è ancora peggiore. La Russia sparerebbe fino a 50mila proiettili al giorno, contro i 5mila dell’Ucraina. Le 220mila munizioni di artiglieria promesse dagli americani sarebbero sufficienti a tenere testa all’artiglieria russa per meno di una settimana.

Tecnica e politica

I dubbi degli americani nel fornire agli ucraini ciò che chiedono sono di natura tecnica. In un’audizione al Senato la settimana scorsa, Avril D. Haines, direttrice della National Intelligence, diceva che «è molto difficile stimare» quanti altri aiuti militari le forze armate ucraine sono davvero in grado di assorbire.

Ma gli Stati Uniti restano convinti sostenitori dell’Ucraina. Alla riunione, il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha invitato gli alleati a «non perdere entusiasmo». Un messaggio rivolto ai governi dell’Europa centrale e occidentale, timorosi che, con la guerra diventata una battaglia d’attrito in cui migliaia di vite e milioni di proiettili vengono sacrificati per occupare pochi chilometri quadrati, una fornitura à la carte di armi ottenga soltanto il risultato di prorogare il conflitto all’infinito.

Non è un caso se proprio la mattina della riunione sulle armi, il presidente francese Emanuel Macron ha ripetuto ancora una volta la necessità di trattare. Arriverà il momento, ha detto mentre era in visita in Romania, in cui «il presidente dell’Ucraina dovrà negoziare con la Russia». In Europa non è il solo a pensare che inviando altri cannoni questo momento si allontani.

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