L’annuncio non è diretto, anzi a stare a seguire le sue espressioni, alla lettera, un po’ ci si confonde: alle 14 Elly Schlein accende una diretta Instagram e comincia a spiegare che è necessario «liberare le migliori energie che ci sono dentro la comunità democratica», e che questa, cioè il congresso del Pd, «è l’occasione che dobbiamo provare ad abitare». 

Ma nella sostanza il passo verso la corsa del congresso costituente Pd. Le candidature dovranno essere formalizzate entro il 28 gennaio. Ma la neodeputata, ex vicepresidente dell’Emilia Romagna, sarà della partita. Ha dovuto dirlo perché, spiega, in questi giorni i media riferiscono parole di cui lei disconosce la maternità.

Ma alla fine chi l’aveva scritto, per primo Il Resto del Carlino, ci aveva preso. Ora dunque Schlein invita alla partecipazione tutti quelli che la seguono, e la guardano speranzosi, perché «una nuova classe dirigente c’è già, è pronta ad emergere e a prendersi il suo spazio» e se «se si apre un’opportunità di questo tipo stiamo a guardare?».

No, si risponde, «lo dico a tutti coloro con i quali abbiamo condiviso il sogno e l'impegno per costruire un campo progressista, ecologista e femminista in cui sentirci finalmente rappresentati. Quel campo non si può fare prescindendo dalla comunità democratica». L’adesione al percorso congressuale non è «a scatola chiusa» ma l’unico modo di scoprire se il Pd vuole davvero cambiare e costruire una casa comune con il congresso costituente «è viverlo, non stando a guardare da fuori», l’esito «non è scontato».

Anzi, a sentire quelli che fin dentro le stanze del Pd cominciano ad organizzare la corsa, Schlein ha buone probabilità di vincere alle primarie aperte del 12 marzo. Il problema semmai si pone per il voto nei circoli, quello che si deve celebrare entro il 26 febbraio: lì la prossima neoiscritta (per il momento dice che aderisce solo al percorso congressuale, come le consentiranno le nuove regole che saranno approvate dall’assemblea nazionale) non ha certezze.

Alleanze inedite

Anche se circola voce, senza conferme ufficiali, che la sosterrà con discrezione la corrente Areadem guidata da Dario Franceschini. Sempreché l’ex ministro, e navigatore di lungo corso, riesca a digerire frasi tipo: «Se sono sopravvissuta in questi anni in politica è perché ho rifiutato logiche di cooptazione, quindi non c’è nessuna possibilità che io possa accettarle adesso». 

Anche perché se è vero che Schlein è in qualche misura un outsider, la corsa di Emilia Coraggiosa, la lista che l’ha portata ai vertici della Regione Emilia Romagna, era sostenuta da pezzi da novanta come Pier Luigi Bersani e Vasco Errani.

Ed è poi un fatto che la sua recente grande occasione, quella di entrare nella comunità del Pd dalla porta principale, gliel’ha data precisamente il segretario Enrico Letta, che le ha chiesto di essere “osservatrice” delle Agorà Democratiche e poi ha scelto di tenerla al suo fianco nelle principali manifestazioni della scorsa campagna elettorale per le politiche.

Legami noti

Intanto comincia l’arruolamento del suo popolo. Mentre parla, mezzora tutto d’un fiato, non sfugge il riferimento a «Coraggio Pd», l’affollatissima assemblea dei giovani amministratori che un paio di settimane fa è stata organizzata a Roma da Brando Benifei, capodelegazione degli europarlamentari del Pd e fin qui vicino alla corrente di sinistra di Andrea Orlando.

Benifei però, su Domani, ha avvertito che in pieno congresso «parlare delle correnti del passato non ha senso». Una riflessione che sembra preludere a una navigazione lontana dai compagni della sinistra Pd. Che non appoggeranno Schlein. O almeno questo lasciano intendere fino ad ora. 

Primo obiettivo dunque convincere gli iscritti Pd, i primi a votare, prima dei gazebo aperti a simpatizzanti e votanti. Allo stato, in quella prima fase congressuale non è la favorita. E non è mai successo, nella storia del Pd, che secondo voto non abbia confermato, anche se con percentuali diverse, il risultato del primo. 

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