Musetti, pur giocando senza tregua da un mese e mezzo, sconfigge De Minaur dopo tre ore di lotta. Sinner annulla sette palle break a Zverev. Aliassime batte Shelton pur con una gamba malridotta. L’ultimo torneo dell’anno è disputato da atleti reduci da una quarantina di settimane di attività, compresi allenamenti e trasferimenti intercontinentali. Eppure si assiste ad avvenimenti al limite del soprannaturale. Questione di motivazioni, ma non solo, come ci racconta l’esperto Andrea Cagno
Il Wall Street Journal ha pubblicato nei giorni scorsi un articolo un cui si approfondivano natura e obiettivi di una società che si chiama Preventive. L’hanno fondata e la finanziano personaggi come Sam Altman, il sovrano di OpenAI e Brian Armstrong di Coinbase. Avrebbe dovuto essere un progetto avvolto dal più totale anonimato, una cosa tipo Spectre, i cui presidenti accarezzano un gatto bianco e i cui consiglieri sono atterriti dal pericolo che sotto la loro sedia si spalanchi una botola. Invece è venuto tutto a galla: Preventive si occupa di studiare la possibilità di dare vita a bambini geneticamente modificati che siano immuni a malattie ereditarie e di altro tipo.
E non sono i soli: un’altra società, la Nucleus Genomics, ha messo in piedi, sempre secondo il WSJ, un programma denominato “modalità multigiocatore”: ovvero la possibilità di scegliere alcune caratteristiche del nascituro. Fra le quali l’altezza e chissà quale altra dote. Quasi banale sottolineare che il passo fra la modalità multigiocatore e la possibilità di mettere al mondo creature già geneticamente preparate per una certa disciplina sportiva il passo è breve.
Qualcuno prova dei brividi? Giusto. Le Atp Finals già oggi, quando nulla di quanto prima raccontato ha (almeno ufficialmente) un riscontro in sportivi in attività, sono il palcoscenico ideale per mettere in mostra il supertennista che un domani diventerà la normalità. L’ultimo torneo dell’anno nonché il più ricco (la Davis è un’altra cosa) è disputato da atleti reduci da una quarantina di settimane di attività, compresi allenamenti e trasferimenti intercontinentali.
Superare i limiti
Eppure si assiste ad avvenimenti al limite del soprannaturale: l’artista Lorenzo Musetti che diventa maratoneta e pur essendo impegnato in torneo senza tregua praticamente da un mese e mezzo, sconfigge Alex De Minaur dopo tre ore di lotta. Jannik Sinner (lo conosciamo) che annulla sette palle break al malcapitato Alexander Zverev, elevando sempre il livello e la profondità dei colpi più l’avversario di turno (Zverev in particolare) arriva vicino al punto. Auger Aliassime che abbatte la resistenza di Ben Shelton pur con una gamba malridotta dal giorno prima.
Segni incontrovertibili che qualcuno è già oggi frutto dell’ingegneria genetica? Piano con la fantascienza. Anche perché tali pratiche (mica per niente volevano tenerle segrete) sono illegali in tutto il mondo, anche se non significa granché purtroppo. Però è vero che se non siamo ancora (forse) ad atleti programmati per vincere in una o più discipline sportive quando ancora stavano nell’accogliente ventre materno, ci sono sensi e aspetti che vengono potenziati. Vista e udito ad esempio. Nel tennis la velocità è aumentata a dismisura negli ultimi anni e avere la possibilità di vedere prima (questione di circa 120 millisecondi) come colpirà l’avversario vuol dire mettere in cassaforte un tesoretto temporale che mette in condizione il Sinner di turno di sapere prima in quale direzione muoversi e, di conseguenza, annullare la palla break se il caso lo richiede.
Spiega a Domani Andrea Cagno, leader di “Vision on motion”, società che lavora sulle possibilità visive degli sportivi, tennisti in primis: «Il livello di rapidità del gioco è aumentata in misura sensibile. E non è paragonabile nemmeno a quella dell’epoca d’oro di Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic. Lavorare sulle capacità visive è diventato fondamentale: sviluppare una capacità percettivo-visiva di alto livello è ormai diventato fondamentale nel tennis e pure nel calcio. Vedere la pallina in un “prima” ha un significato, dato che si arriva più facilmente a reggere scambi prolungati, fatto che non è da tutti».
Questione di sensi
Sembra l’uovo di Colombo ma non lo è. Il proto-supertennista del terzo millennio sfrutta ogni singola capacità dei suoi sensi. E per questo arriva a novembre ancora in grado di giocare partite come quelle cui stiamo assistendo in questi giorni. Esempio: quando Sinner colpisce in un torneo indoor come quello di Torino il suono che produce è unico. Una botta secca e sorda che a molti osservatori âgé ha riportato alla mente il suono inconfondibile che produceva il piede di Gigi Riva quando impattava il pallone.
È possibile che la percezione del suono autoprodotto dall’altoatesino sia per lui un’arma in più che gli trasmette maggiore fiducia in quanto sta ponendo in essere durante le partite? «Tra i tennisti che ho esaminato, quello ad avere maggiori capacità visivo/percettive è Lorenzo Sonego. La luce è più veloce del suono: per questo è più importante sapere dove guardare che non ascoltare i suoni che la palla produce. Uno come Daniil Medvedev ad esempio non sa proprio dove rivolgere lo sguardo e magari molti suoi guai arrivano anche da questo limite».
Certo, mentre l’allenamento visivo e perché no quello uditivo sono fondamentali, oggi pensare che alcune di queste capacità che permettono a Sinner o Musetti o Alcaraz di vincere partite perché hanno imparato a sfruttare la loro visione periferica potrebbero essere in futuro programmate ab origine provoca inquietudine. Forse sarà il caso di iniziare a domandarsi non quale paese ospiterà le Finals dopo il decennio italiano (facile a prevedere: quel paese che investirà 2,5 miliardi di dollari per ospitare il nuovo torneo 1000 a partire dal 2028), ma chi lo disputerà.
Uomini programmati per diventare supertennisti o robot costruiti a immagine dei grandi del passato? E noi che pensavamo che le Olimpiadi dei dopati create dalla mente contorta del figlio di Trump fossero il fondo del barile.
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