Bin Salman, con un’ambizione che sconfina nell’irragionevolezza, vuole scalare posizioni nella produzione dello spettacolo globale. Per questo motivo è stata creata la General Entertainment Authority, affidata a un amico di infanzia del principe ereditario, membro di un casato dal prestigio secondo soltanto a quello dei sovrani Al Saud con interessi nel mondo dello sport
Oleum et circenses. La via saudita verso la modernizzazione è un complicato equilibrio tra fattori di sviluppo eterogenei e ansia di affermare sulla scena globale un’immagine da smart nation. In questo quadro, tracciato dai desiderata del principe ereditario Mohammed bin Salman (Mbs) e da un’ambizione che sconfina nell’irragionevolezza, s’inserisce la scalata all’economia globale dell’intrattenimento. Che è una delle economie cruciali del Ventunesimo secolo, l’unico segmento di globalizzazione capace di resistere all’incendiarsi delle tensioni belliche regionali e al risorgere dei sovranismi economici.
Su tale segmento i sauditi puntano forte, facendone un riferimento privilegiato del piano strategico nazionale Vision 2030. Per questo motivo è stata creata un’Autorità, la General Entertainment Authority (Gea). A Gea tocca la messa a terra dei programmi di sviluppo che, più degli altri, servono a proiettare all’esterno l’immagine di una nuova Arabia Saudita. Un paese che ambisce ad assicurarsi un posto nella cabina di comando che regola la produzione dell’immaginario globale, ne orienta le direzioni e modella gli stili di vita e di consumo.
Ma alla Gea tocca assolvere anche un’altra missione, di vago tenore esorcistico, da proiettare verso l’opinione pubblica interna: far passare l’idea che c’è un’economia oltre il petrolio. Questo lato della storia emerge in modo evidente alla lettura delle cronache quotidiane sull’economia nazionale pubblicate dai media del regno.
In ogni bollettino periodico viene rimarcato l’apporto dato dai settori non petroliferi a una crescita del sistema economico descritta come costante. In questo quadro di modernizzazione e diversificazione si fa cruciale il ruolo della Gea e di chi la governa.
Per la vostra gioia e divertimento
Qual è la missione di Gea? La risposta è scolpita nel sito web dell’organizzazione: costruire un fiorente settore dell’intrattenimento, capace di attrarre il talento e di svilupparlo, avendo come obiettivo sia il pubblico di casa che il pubblico globale.
Gli scopi vengono perseguiti attraverso un massiccio dispiegamento di risorse finanziarie e la stesura di un programma vasto e eterogeneo, fatto di spettacolo e sport, arti tradizionali e innovative, massiccio uso di intelligenza artificiale e manifestazioni che si snodano per mesi proponendo un concentrato di eventi. Un esempio di quest’ultimo tipo è la Riad Season, una manifestazione che a partire dal 2019 si svolge tra l’autunno e la primavera, proponendo ai visitatori un campionario di attrazioni e eventi in un contesto da metaverso.
La tappa più significativa del calendario di manifestazioni viene celebrata nel mese di gennaio coi Joy Awards, che consistono nel premiare personaggi del mondo dello spettacolo e delle arti che «hanno regalato gioia e divertimento». Per il 2025 il premio di personalità dell’anno è stato conferito all’attore statunitense Matthew McConaughey (l’anno prima era stata premiata Eva Longoria). Altri protagonisti dell’entertainment globale premiati lo scorso gennaio sono stati, fra gli altri, Christina Aguilera, Andrea Bocelli, Michael Buble, Morgan Freeman.
Sia la scelta dei candidati che i premi finali vengono regolati dal meccanismo del voto popolare. Che la gente saudita si diverta, e che il resto del mondo apprenda quanto centrale è diventato il regno nella produzione dello spettacolo globale. Quanto al senso di manifestazioni come questa, provvede un articolo pubblicato sul sito del Saudi Visa Office a ribadire il concetto: «Il Joy Awards promuove gli obiettivi di Vision 2030 di diversificare dal petrolio l’economia saudita attraverso il turismo e l’intrattenimento».
Il padrone degli effetti speciali
Lui si chiama Turki Abdul Mohsen Al-Sheikh (o Alashik) e si segnala per un’assoluta peculiarità di profilo. Classe 1981, membro del casato Al-Sheikh che nel regno viene dato come secondo soltanto a quello dei sovrani Al Saud, Turki è praticamente cresciuto assieme al principe ereditario MBS.
Un lungo e dettagliato articolo del portale The Athletic racconta che i due si dilettavano a spendere le giornate giocando a League of Legends e ad Assassin’s Creed. Visti gli anni di commercializzazione dei due videogame, se ne desume che i due fossero anche piuttosto grandicelli quando, beati loro, potevano dedicare le giornate al gaming.
A ogni modo, si può far risalire a quelle sessioni di videogiochi l’origine del percorso che, negli anni più recenti, ha trasformato l’Arabia Saudita nell’hub globale del gaming. Di sicuro l’amicizia fra i due si è consolidata nel corso del tempo e ha fatto di Turki Al-Sheikh uno dei più fidati sodali del principe ereditario, oltre a consentirgli di edificare un feudo personale nella mappa del potere saudita. Compresa la fase della grande e sanguinosa purga, comandata dal principe ereditario, che fra il 2017 e il 2019 ha ridisegnato la mappa del potere saudita a misura dello stesso bin Salman.
Quanto a Al-Shaikh, è un personaggio che sotto la protezione di Mbs ha costruito un feudo personale di potere. La presidenza di Gea è l’elemento più visibile, ma molti altri sono di portata non secondaria. A cominciare dalle scorribande nel mondo del calcio. Una prima tappa è stata l’acquisizione del club egiziano Pyramids (che nei giorni scorsi è stato impegnato nella Coppa intercontinentale Fifa), ma si è trattato di una vicenda durata un solo anno, fra il 2017 e il 2018.
Più lunga è stata l’esperienza da prioprietario dell’Almeria, club spagnolo rilevato nel 2019 e ceduto lo scorso maggio a un’altra compagine saudita, Smc Group. Nel periodo in cui il compagno di videogiochi del principe ereditario ne è stato proprietario, l’Almeria ha fatto in tempo a risalire in Liga dalla Segunda e retrocedere di nuovo dopo due campionati vissuti pericolosamente. Nello scorso ottobre si è diffusa la voce di un interessamento per il Manchester United, ma per il momento la cosa non ha avuto seguito.
Il calcio è soltanto un segmento degli interessi sportivi di Al-Shaikh. Maggiore importanza è assegnata agli sport di combattimento. Il presidente di Gea intende sanare la frattura che divide il mondo della boxe internazionale (impegno difficile), ma intanto ha avviato una società di promoter, Zuffa Boxing, in società c’è Dana White, personaggio poliedrico.
Si tratta dell’amministratore delegato di Ultimate Fighting Championship (Ufc), molto noto anche come giornalista e showman. Potrebbe trattarsi di un’opa sul mondo della boxe, come del resto i sauditi hanno già fatto col mondo del golf. E per Al-Shaikh sarebbe l’ulteriore tassello aggiunto a una personalità poliedrica, dalle smisurate pretese artistiche. Ha scritto la sceneggiatura di un film, The Cello, interpretato da Jeremy Irons e prodotto (ovviamente) con capitali sauditi.
Gli vengono anche attribuiti talenti da musicista e paroliere. Il suo sito personale è un collage di immagini private da culto della personalità. Entertainment di sé stesso. Si costruisce anche così il potere personale, nell’Arabia Saudita del Nuovo Rinascimento.
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