Dopo un’indagine interna la Ho Mobile ha confermato di aver subito un attacco hacker lo scorso 28 dicembre. La compagnia telefonica low cost di Vodafone ha dichiarato che «sono stati sottratti illegalmente alcuni dati di parte della base clienti con riferimento solo ai dati anagrafici e tecnici della SIM». Non sono stati sottratti «dati relativi al traffico (sms, telefonate, attività web, etc.), né dati bancari o relativi a qualsiasi sistema di pagamento dei propri clienti», si legge nel comunicato pubblicato questa mattina.

Per far fronte alla breccia informatica la compagnia, nata nel 2017 ed entrata nel mercato italiano nel giugno dell’anno seguente, ha innalzato i livelli di sicurezza interni e ha già annunciato che saranno cambiate gratuitamente le schede SIM dei clienti che lo richiederanno. Sono stati allertati il Garante della Privacy e gli inquirenti per svolgere ulteriori indagini e risalire agli autore dell’attacco hacker.

Il profilo Twitter di Bank Security aveva già annunciato il 28 dicembre scorso che erano stati trovati sul dark web annunci relativi alla vendita del data base rubato. Gli hacker sono riusciti ad ottenere dati sensibili (nome, cognome, numero di telefono, codice fiscale, email, data e luogo di nascita, nazionalità e indirizzo) dei clienti.

Il rischio maggiore è quello della truffa di tipo swap SIM, che permetterebbe a chi ha il controllo della SIM di ricevere gli SMS relativi all’autenticazione a due fattori dei pagamenti online come quelli bancari.

L’attacco informatico fa parte di una lunga serie di aggressioni che si sono intensificate durante la pandemia soprattutto a danno di enti governativi. Nel mirino dei cyber criminali non ci sono soltanto i dati personali ma anche quelli sanitari dei pazienti. Negli ultimi mesi cliniche e strutture ospedaliere hanno denunciato di essere stati vittime di attacchi hacker che hanno rubato anche dati relativi alla ricerca sul vaccino anti Covid-19. Come anche affermato dalla FBI dietro questi gruppi criminali si nascondono anche agenti stranieri di Cina e Iran. A Roma le strutture ospedaliere dello Spallanzani e del San Camillo già sono state vittime di attacchi. A settembre è stato il turno dell’Università di Roma Tor Vergata.

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