Disuguaglianze

La risposta australiana ai comportamenti illegali di Facebook

Foto AP
Foto AP

Facebook ingannava gli inserzionisti fingendo che account finti fossero di persone reali, perché chi acquista la pubblicità sceglie di investire in una campagna in base a dove pensa che siano i suoi clienti

  • Giovedì scorso un giudice ha autorizzato l’apertura di documenti legali che dimostrano che Facebook era coinvolto nella truffa ai danni degli inserzionisti.
  • Lo schema era semplice. Facebook li ingannava fingendo che account finti fossero di persone reali, perché chi acquista la pubblicità sceglie di investire in una campagna in base a dove pensa che siano i suoi clienti. 
  • È la terza volta che Facebook è colto a mentire agli inserzionisti allo scopo di rubare loro i soldi. Ci sono altri comportamenti scorretti. Il crescente movimento anti-monopolio, nascente ma con un’influenza sempre maggiore, è una risposta culturale a questa illegalità.

Giovedì scorso un giudice ha autorizzato l’apertura di documenti legali che dimostrano che Facebook era coinvolto nella truffa ai danni degli inserzionisti. L’azienda ha detto agli inserzionisti che gli annunci raggiungono molte più persone di quanto non facciano effettivamente, inducendo i clienti a spendere sulla piattaforma più di quanto avrebbero fatto altrimenti. I documenti hanno rivelato che il Coo di Facebook Sheryl Sandberg ha supervisionato direttamente la presunta frode per anni. L

Per continuare a leggere questo articolo