«Lotta serrata contro la precarietà e il lavoro povero. Ci batteremo per porre un limite ai contratti a termine». Era il primo punto del volantino a sostegno della candidatura di Elly Schlein a segretaria del Pd. Un'inversione rispetto al passato, sottolineata anche nella mozione: «Dobbiamo cambiare rotta nelle politiche del lavoro. Voltare nettamente pagina dopo gli errori del Jobs Act e del decreto Poletti sulla facilitazione dei licenziamenti e la liberalizzazione dei contratti a termine». Quei due provvedimenti hanno contribuito alla decisione della neo segretaria di abbandonare il Pd nel 2015.

Tre anni dopo, il Movimento Cinque stelle ha provato, col decreto Dignità, a intervenire sul tema. La durata massima dei contratti a termine è passata da 36 a 24 mesi, i possibili rinnovi da cinque a quattro e l'assenza di una causale possibile solo nei primi 12 mesi.

Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil con delega al mercato del lavoro, spiega oggi che «C'è stato un incremento delle stabilizzazioni, anche se parziale».

Schlein vuole andare oltre: «Bisogna limitare il ricorso ai contratti a tempo determinato a partire da quelli di brevissima durata, come hanno fatto in Spagna coinvolgendo organizzazioni datoriali e sindacali, e rendere strutturalmente più convenienti per le imprese i contratti stabili», recita la sua mozione congressuale.

La squadra del lavoro

Più persone hanno contribuito a redigere questa parte del documento, coordinato dal senatore Antonio Misiani. Ci sono l'ex ministro Andrea Orlando e la deputata Chiara Gribaudo e anche il giovane ricercatore Pietro Galeone, che ai tempi del governo Draghi era un consulente del ministro del Lavoro.

Il 28enne con laurea ad Harvard e dottorato alla Bocconi, a testimonianza della vicinanza con il modello iberico, ricorda di aver visto durante l'esperienza romana più Yolanda Díaz, vice premier spagnola e ministra del lavoro, che tutti gli altri componenti dell'esecutivo italiano, eccetto Orlando.

Adattare il modello iberico

A Madrid il ricorso al tempo determinato è possibile in pochi casi – sostituzione di un lavoratore e picchi stagionali – e i contratti molto brevi sono più costosi.

Andrea Garnero, economista dell'Ocse, spiega che questa soluzione «è interessante anche per come è nata poiché arriva grazie a un accordo con le parti sociali. Non è stata una proposta politica solo di una parte e ha avuto anche il supporto dei datori di lavoro. Inoltre mette ordine in una serie di forme di lavoro temporaneo che si erano dilatate eccessivamente».

Quanto ai risultati, Garnero osserva: «In parte c'è il successo dei numeri, in parte si tratta di maquillage, vecchi contratti sono diventati fissi discontinui, pur sempre temporanei ma con più diritti».

Secondo Tania Scacchetti della Cgil, «L'esempio spagnolo è un'opzione praticabile in Italia, ma se lasciamo un mare magnum di altre possibilità – per esempio di natura parasubordinata – non sappiamo cosa potrebbe avvenire».

Limitare il numero dei contratti a termine

A proposito della proposta di Elly Schlein, Galeone spiega che «ancora prima della durata vogliamo limitare il numero di persone che accede ai contratti a termine. Ora in Italia non c'è bisogno di un motivo per essere assunto a tempo determinato, ma noi puntiamo a introdurre delle causali precise e stringenti».

In maniera tassativa elenca solo «la sostituzione di un lavoratore in malattia o congedo parentale» - che ora ammonta a 10 giorni per il padre e a cinque mesi per la madre  - e «i picchi stagionali specifici».

Garnero, che, quando Orlando era ministro del governo Draghi, ha coordinato il gruppo di lavoro sugli interventi e le misure di contrasto alla povertà lavorativa in Italia, evidenzia che: «Non si può pensare di battere il precariato senza pensare di battere la causa alla radice, che è quella di una debolezza economica.  La particolarità italiana da quasi 30 anni a questa parte è la crescita sostanzialmente piatta al netto degli ultimi due anni di ripresa dopo la pandemia».

Tirocini e apprendistato

La mozione Schlein afferma anche che «l’apprendistato deve diventare il canale ordinario di ingresso nel mondo del lavoro e gli stage gratuiti vanno aboliti come da tempo chiedono i Giovani Democratici». Scacchetti della Cgil spiega che «l'apprendistato – formazione ed avviamento al lavoro – è fortemente decontribuito, dovrebbe essere la prima opzione, ma non funziona perché vengono utilizzati altri strumenti impropri».

I tirocini si dividono in curriculari, senza un'indennità minima, ed extracurriculari. Per questi ultimi a livello nazionale sono previsti 300 euro al mese, ma ogni regione può derogare verso l'alto: in Emilia-Romagna si sale a 450, in Lombardia a 500 e nel Lazio a 800.

Galeone ricorda che «è stata inserita nella legge di bilancio per il 2022 una clausola che prevedeva entro sei mesi nuove regole per i tirocini extracurriculari, limitandoli solo a determinate categorie, più distanti dal mercato del lavoro».

Galeone ha contribuito a scrivere le linee guida, ma a ridosso delle elezioni le regioni di centrodestra non hanno più voluto approvarle nella Conferenza stato regioni.

L’Emilia-Romagna guidata da Stefano Bonaccini e, fino allo scorso ottobre anche da Schlein, non ha però  aumentato l'indennità dei tirocini a 800 euro. Ma è ancora in tempo per farlo.

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