La quarta ondata in Italia cresce ancora e mercoledì i casi registrati hanno superato i 10mila per la prima volta dallo scorso maggio. Nel frattempo, la Camera ha approvato la versione definitiva del decreto green pass nei luoghi di lavoro, su cui però il garante della privacy aveva fatto una serie di rilievi critici.

Nel frattempo, il governo fa sapere che i prossimi interventi sulla pandemia riguarderanno la riduzione della durata del green passa dagli attuali 12 mesi a 9 e l’obbligo di terza dose per il personale sanitario

Per il momento è stata invece respinta la proposta delle regioni di limitare le future restrizioni ai soli non vaccinati. 

La situazione

I nuovi casi di Covid-19 registrati in Italia nelle ultime 24 ore sono stati 10.172. Si tratta della cifra più alta dallo scorso maggio, quando l’Italia stava uscendo dalla cosiddetta terza ondata, causata dalla variante Alfa del coronavirus, quella che all’epoca veniva chiamata “variante inglese”. I decessi sono stati 72. 

In precedenza, la soglia dei diecimila casi era stata già raggiunta nella seconda metà di ottobre 2020, all’inizio della seconda ondata. All’epoca, l’epidemia era in crescita esponenziale e in tre settimane i casi avevano raggiunto una media settimanale di oltre 30mila al giorno, la cifra record per il nostro paese.

La speranza di molti è che oggi, grazie a vaccini e misure di contenimento, questo incremento possa essere evitato. 

La curva sembra effettivamente meno ripida che in passato e al momento solo un paio di regioni rischiano il passaggio in zona gialla. Si tratta del Friuli Venezia Giulia e della provincia di Bolzano, le due regioni più vicine all’Europa centro-orientale, dove attualmente sono concentrati i principali focolai di contagio.

La risposta

Governo e autorità sanitarie sono sempre più allarmate per la situazione. «I numeri mostrano che siamo ancora dentro una sfida non risolta», ha detto ieri il ministro della Salute Roberto Speranza.

Al momento, però, non c’è l’intenzione di adottare nuove restrizioni o di modificare in modo sostanziale quelle già in vigore. La richiesta delle regioni di modificare il sistema a zone colorate per rendere tutte le restrizioni limitate ai soli non vaccinati, per il momento è stata respinta

Quasi sicuramente, invece, sarà ridotta la validità del green pass, che dovrebbe passare dagli attuali 12 mesi a 9. Per il governo si tratta di un ritorno sui suoi passi: la durata del certificato, infatti, era stata allungata dal governo lo scorso settembre.

Secondo la trasmissione Report, la decisione era presa per ragioni burocratiche: all’epoca non era ancora disponibile la terza dose e migliaia di italiani vaccinati nei primi mesi dell’anno rischiavano di trovarsi con green pass scaduto e senza possibilità di fare una dose aggiuntiva di vaccino.

Non è ancora chiaro in quanto tempo e in quale misura la protezione fornita dal vaccino si riduce, ma gli esperti sono relativamente sicuri che in circa sei mesi dopo la seconda dose l’efficacia del vaccino si riduca in maniera sensibile.

«Dopo 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale, si osserva una forte diminuzione dell’efficacia vaccinale nel prevenire le diagnosi in corrispondenza di tutte le fasce di età», ha scritto ad esempio l’Istituto superiore di sanità pubblicato in uno studio pubblicato sabato scorso.

Il green pass

Oggi, la Camera ha convertito il decreto legge che dallo scorso ottobre ha reso obbligatorio il green pass sui luoghi di lavoro. Si tratta di un passaggio formale che però questa volta rischia di creare qualche problema più del solito.

Il Senato, infatti, ha modificato il testo del decreto legge originale inserendo per i dipendenti la possibilità di consegnare una copia della propria certificazione al datore di lavoro, così da evitare di dover esibire il green pass ogni giorno.

Il garante per la privacy ha mosso diversi appunti a questa formulazione. Uno dei principali è il conflitto di questa norma con il regolamento europeo 2021/953, che regola l’adozione del green pass in Europa. Il regolamento stabilisce la necessità di proteggere la riservatezza del dipendente a cui è richiesta una certificazione.

È un obiettivo difficile da conciliare con la conoscenza della data di scadenza del certificato da parte del datore di lavoro, , sostiene il garante, poiché si tratta di un’informazione che permette di stabilire se il dipendente si è vaccinato, si è ammalato di Covid o se invece ha eseguito un tampone.

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