Elisabetta Casellati, poi Sabino Cassese e infine Pier Ferdinando Casini. Sembra un quesito della Susy tratto dalla Settimana enigmistica. Il giorno del Cas, inteso come inizio di cognome: l’allitterazione è stata la chiave della giornata di ieri. Coincidenza puramente linguistica ma che racconta dell’ennesima giornata segnata dal nulla di fatto. E dal susseguirsi frenetico di nomi, in una specie di pericoloso gioco della torre fra leader, grandi elettori e dirette giornalistiche e televisive.

Hanno prevalso le schede bianche (sempre meno, ieri 412), accompagnate dalle solite schede burla, molte meno per fortuna, e da alcuni vincitori parziali, a sorpresa. Sergio Mattarella, presidente uscente, è stato votato da 125 grandi elettori, il più popolare anche a Montecitorio.

Dietro di lui Guido Crosetto, il gigante buono fondatore di Fratelli d’Italia, che ha ottenuto ben 114 voti, quasi il doppio dei 63 di partito, compresi i delegati regionali. Il segnale è arrivato nel campo del centro destra: Giorgia Meloni ha voluto tagliar corto con i giochi di Matteo Salvini e della sua rosa. Anche così è caduta l’ipotesi di Elisabetta Casellati.

Il colpo di grazia, è il caso di dirlo, alla presidente del Senato è però arrivato da un tweet di Aldo Cazzullo a metà giornata: «Grande sponsor di Casellati presidente è Denis Verdini, che spera nella grazia». Verso sera Il Foglio ha pubblicato sui suoi social uno scoop su una visita domiciliare di Matteo Salvini a Sabino Cassese.

Cassese, 88 anni, potrebbe essere una soluzione simile al Mattarella bis: una presidenza molto autorevole, super partes, di fatto a scadenza. Ma dopo un po’ Salvini ha smentito la circostanza. Quindi cassati, altra allitterazione, Casellati e Cassese.

Il Cas candidato che resta in campo è dunque Pier Ferdinando Casini (bel ritratto di Fabio Martini stamattina sulla Stampa) e l’iniziativa resta nelle mani di Matteo Salvini. Che però, dice Emanuele Lauria su Repubblica, si trova di fronte ad un bivio: o tenta la forzatura di centro destra insieme alla Meloni oppure deve concordare una soluzione con gli alleati di governo. In questo secondo caso i grandi elettori potrebbero puntare sull’ex enfant prodige democristiano.

Le donne sono già sparite

A leggere coloro che hanno avuto voti ieri nella terza votazione all’inizio non si riesce a trovare un candidato donna. La prima a ottenerne è stata Marta Cartabia con otto e poi c’è solo Elisabetta Belloni con tre voti. In mezzo ad una marea di schede per soli uomini.

I buoni propositi della vigilia sono stati rapidamente archiviati. E tuttavia stamattina il Corriere della Sera rilancia l’ipotesi di Elisabetta Belloni: la inserisce nei “tre nomi” su cui si starebbero orientando le simpatie dei leader insieme a Pier Ferdinando Casini e a Mario Draghi.

La vera “Queen Elizabeth” del Quirinale sarebbe molto amata dai Cinque stelle (non dal solo Luigi di Maio), sia per la sua lunga carriera alla Farnesina che per l’operato ai servizi segreti come capo del Dis nell’ultimo periodo. Per La Stampa (“Ora la sfida è tra Draghi e Casini”), per Il Tempo (“Piacione contro secchione”) e in fondo anche per Repubblica (“La rosa bipartisan”) il Colle si decide invece in un duello fra maschi: Pier Ferdinando Casini e Mario Draghi.

Conte si sente Maradona

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse 26 Gennaio 2022 Roma (Italia) Politica : Elezioni del Presidente della Repubblica entrate alla Camera dei Deputati Nella Foto : Giuseppe Conte Photo Cecilia Fabiano/ LaPresse January , 26 2022 Rome (Italy) News : Elections of the President of the Republic politicians entering in the Chamber of Deputies In The Pic : Giuseppe Conte

Ieri sera all’assemblea dei Cinque stelle, Giuseppe Conte ha detto molte cose. Ma c’è una sua frase che andrebbe introdotta nei manuali sulla psicologia degli uomini di potere. Secondo Il Fatto avrebbe detto: «Io sono un centravanti, ma se non arrivano palle buone», mentre secondo Repubblica le parole esatte sarebbero state: «Io sono il centravanti di questa squadra, ma se non arrivano palle buone è complicato».

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