Come se fosse un rischio d’impresa. Il signor Ramadani Abdilgafar, meglio conosciuto come Fali, entra nel mirino della magistratura italiana e della Guardia di finanza ma ciò succede senza provocargli turbamento.

Da anni si ritrova sotto la lente delle magistrature europee e delle inchieste giornalistiche, così come delle attività di controllo delle federazioni calcistiche nazionali. E allora va a finire che tanta attenzione investigativa gli sembri un effetto collaterale dello status da super-agente del mercato calcistico internazionale, del suo essere componente di una nuova classe dominante del calcio globale che si è prepotentemente emancipata dai ruoli di intermediazione a quelli di strategia e decisione. Gente che il mercato ha smesso di mediarlo perché ha preso a crearlo.

Il cinquantottenne Fali Ramadani da Tetovo, nazionalità nord-macedone ma origini albanesi, è diventato super-agente espandendo il proprio raggio d'azione a partire da uno dei mercati più complessi (eufemismo) del calcio globale: il vasto quadrante ex jugoslavo.

Un serbatoio inesauribile di talento col Far East intorno, fatto di dirigenti avidi e spesso corrotti, club perennemente indebitati e opache organizzazioni a guidare il sistema senza nemmeno provare a nascondersi. In questo mondo Ramadani si è trovato a suo agio e vi si è radicato nonostante il trasferimento in Germania, dove mentre muoveva i primi passi da agente di calciatori intraprendeva una breve carriera da ristoratore.

La Grande Muraglia Cinese a Skopje

Miralem Pjanic (LaPresse)

Proprio in Germania il futuro super-agente fonda l'agenzia che fino a pochi anni fa è stata il centro principale delle sue attività calcistiche, Lian Sports, che poi sposterà la sede legale a Malta. Ma sempre da quelle parti arrivano i primi coinvolgimenti in vicende oscure. Fra queste, la più clamorosa chiama in causa i fratelli Burim e Bashkim Osmani, due uomini d'affari kosovari di origine albanese.

Componenti di una famiglia estesa che a partire dagli anni Ottanta si insedia a Amburgo nel quartiere di St. Pauli (col fratello maggiore, Qazim, che secondo la leggenda avrebbe fatto fortuna col gioco d'azzardo guadagnandosi per questo il nomignolo Felix), gli Osmani attirano rapidamente l'attenzione della magistratura tedesca.

l loro caso giudiziario di maggior rilievo è lo scandalo della Volksbank Lauenburg. Una storia di prestiti concessi troppo allegramente da una banca popolare di provincia, in una misura tale da farle sfiorare il dissesto, retta da un direttore (lo spregiudicato Carsten Heitmann) che racconta di avere conosciuto i propri clienti più importanti “nella sala Vip del Hsv”, cioè l'Amburgo calcio.

Di quei prestiti per circa 70 milioni di euro, che in ampia misura si rivelano inesigibili, avrebbero beneficiato soprattutto i fratelli Osmani attraverso dei prestanome. Una delle destinazioni del denaro è il progetto di un vasto edificio con destinazione abitativa a Skopje, al tempo in cui non è ancora la capitale della Macedonia del Nord. Il complesso, denominato Grande Muraglia Cinese, è previsto in un'area compresa tra il fiume e lo stadio del Vardar, la principale squadra calcistica del paese. Quel progetto si rivela per la banca un pozzo di debiti.

La vicenda del grande complesso progettato a Skopje è quella che vede entrare in ballo per la prima volta Ramadani. Secondo gli inquirenti il futuro super-agente, che ne uscirà indenne, sarebbe uno dei prestanome per la concessione in via indiretta dei prestiti ai fratelli Osmani.

E proprio in quel passaggio del processo viene fuori un dettaglio dal forte valore aneddotico. Viene infatti riferito di un sacchetto di plastica con dentro 1 milione di euro in contanti che presso lo studio di un notaio amburghese sarebbe stato affidato a Ramadani.

A proposito di quel malloppo consegnato al super-agente, in tribunale l'imputato Bashkim Osmani fornisce una versione che prova a smentire si trattasse di una dotazione legata al progetto edilizio di Skopje. Secondo tale versione quel milione di euro doveva servire a comprare diritti economici di calciatori nei paesi dell'area ex jugoslava.

Una rappresentazione dei fatti che risulterebbe smentita dalle investigazioni giornalistiche anche recenti, come quella pubblicata nei mesi scorsi dalla testata investigativa albanese Gazeta Si. Nel testo si narra per grandi linee lo sviluppo della Grande Muraglia Cinese.

Un affare che si concentra su un terreno comprato a prezzo molto economico dall'allora presidente del Vardar Skopje, Borce Ristevski, che dichiara di dovervi realizzare un parcheggio a uso della squadra di calcio. Invece nottetempo vi sorge un edificio da 5 piani, il cui 20 per cento è successivamente venduto “ai tedeschi” di Lian Lbo Engineering Ll.

Quando poi il progetto si arenerà Ramadani, come riferisce ancora la testata albanese, troverà modo di realizzare comunque l'affare vendendo per 25 milioni di euro la propria quota all'uomo d'affari amburghese Siegfried Greve.

Tra Calmund e Coblenza – Ma reale o di comodo che sia quel riferimento all'uso da farsi del milione di euro viaggiante in una busta di plastica, rimane un dato che retrospettivamente suona molto interessante. Quando nel 2003 quella somma viene messa nelle mani di Ramadani, il mercato delle third party ownership (Tpo, formula messa al bando dalla Fifa soltanto nel 2015 e con molta fatica) è pienamente attivo nell'est Europa.

E lo è ben prima che l’opinione pubblica europea ne prenda coscienza, quando nell'ultimo giorno del calciomercato estivo 2006 i nazionali argentini Carlos Tevez e Javier Mascherano verranno trasferiti in Premier League (al West Ham) via fondi d'investimento con sede legale presso le Isole Vergini Britanniche.

I diritti economici dei calciatori

©Jonathan Moscrop - LaPresse: Nelson Valdez

Quei soldi dati a Ramadani dovevano servire proprio a comprare diritti economici di calciatori, afferma in tribunale nel marzo del 2008 Bashkim Osmani. Che fra l'altro risulta aver lavorato nel campo dell'intermediazione di trasferimenti. Ha fatto certamente da consulente dell'attaccante paraguayano Nelson Valdez, come riportato da numerose fonti di stampa dalla datazione anche successiva al processo.

Ma tornando a ciò che Osmani dichiara in tribunale a proposito di diritti economici di calciatori, vanno riferite due frasi degne di nota. La prima: «Se vuoi fare davvero soldi col calcio devi comprare i diritti di trasferimento, le commissioni non bastano». La seconda: «Dove inizia il calcio, la mente di molte persone si ferma».

Dunque la versione ufficiale data da Osmani è che quel denaro passato a Fali Ramadani servisse per fare comprare diritti economici di calciatori. E quando questa verità emerge dal processo, il futuro super-agente è già al centro di almeno un altro paio di vicende tedesche in cui si mostra il lato oscuro del calcio. In entrambi i casi viene coinvolto l'ex calciatore Volker Graul, convertito alla carriera di agente dopo la conclusione della parabola agonistica.

La prima vicenda riguarda l’uso sospetto dei fondi del Bayer Leverkusen fatto dall'allenatore-manager Reiner Calmund. Che nel 2003 avrebbe versato ben 580mila euro a Graul, con lo scopo di acquisire opzioni di calciatori slavi. Non si parla chiaramente di Tpo ma se ne sente l’olezzo.

Il trasferimento del denaro sarebbe avvenuto in un ristorante di Amburgo, nel corso di un incontro cui partecipano Ramadani, Calmund e due personaggi croati. Si tratta di due agenti, Dino Pokrovac e Branko Milju. In particolare Pokrovac è all’epoca un agente emergente in Croazia e a dargli una spinta nel business è anche il fatto di essere socio dell'ex stella del calcio nazionale, Davor Šuker. Ma quando la magistratura di Colonia proverà a indagare sull’utilizzo che Calmund ha fatto dei denari del Bayer Leverkusen, Pokrovac non potrà dare chiarimenti.

A giugno 2005 è vittima di un’esecuzione in pieno stile gangsteristico, tre colpi di pistola sul pianerottolo di casa. Anni dopo, quando un articolo di stampa croato tornerà su questo omicidio irrisolto, si parla anche di una borsa Gucci che l’agente portava sempre con sé e che dopo quella notte non viene più ritrovata. Quanto a Šuker, nonostante questo passaggio di cronaca nera e il fatto di essere stato un agente di calciatori, verrà eletto presidente della federcalcio croata e rimarrà in carica dal 2013 a giugno 2021.

L'altro caso che vede coinvolti Ramadani e Graul chiama in causa il Coblenza, squadra che all'epoca milita nella Serie B tedesca e si affida al signor Fali per fare shopping di calciatori nelle terre slave. La non trasparente gestione delle contrattualizzazioni di calciatori porta il Coblenza a una penalizzazione di 8 punti e nei giorni in cui ciò avviene vi è molta polemica sul fatto che Ramadani sia diventato un agente di riferimento del club e sulle commissioni che gli vengono pagate.

Da Jürgen a Pini, gli amici di una vita

Ma ciò che più conta nella costruzione della rete di Fali Ramadani è il capitale di relazioni particolaristiche. Addirittura familistiche. Colleghi che diventano amici e a loro volta coinvolgono nella rete amici e parenti. Un’amicizia solida, nonché foriera di ottimi contatti, è quella col tedesco Jürgen Röber, ex calciatore e poi allenatore che infine si converte alla carriera dirigenziale.

Secondo alcune fonti stampa sarebbe stato proprio Röber, al tempo in cui allenava l'Herta Berlino, a creare il contatto fra Ramadani e i fratelli Osmani. E successivamente il tandem formato dal super-agente e l'ex allenatore convertito alla carriera dirigenziale entra in relazione col più abile faccendiere dell'Europa orientale post-comunista: il bosniaco Damir Fazlic, l'uomo che ha saputo districarsi fra leader politici locali (dall'ex primo ministro albanese Sali Berisha all'ex presidente serbo Slobodan Milosevic) e globali (i presidenti statunitensi Bush padre e figlio, i Clinton) e eleva a proprio modello etico e economico Gordon Gekko, il protagonista di “Wall Street” che tratteggia l'avidità come virtù creatrice.

Fra i tanti business di Fazlic vi era anche quello di creare società e venderle. Fra queste, come racconta un articolo del 2008, anche società albanesi prive di qualsiasi asset e fondate da pochi mesi la cui caratteristica era di avere come amministratore Erion Isufi, cognato dell'esponente politico e più volte ministro Lulzim Basha.

Tra queste società figurano la Srf Devolpens, genericamente operante nel settore urbanistico e immobiliare, e la Virtu Acquisitions. Entrambe cedute il 14 novembre 2005, la SRF al 50 per cento a Ramadani, la Virtu al 45 per cento allo stesso Ramadani e al 10 per cento a Röber.

Il super-agente Zahavi

Ma l’amicizia più importante di Ramadani è quella col super-agente israeliano Pini Zahavi, l’uomo più potente del calcio mondiale che lo considera una sua creatura. Gli affari di Zahavi spaziano dal calcio alla pay tv (tramite il controllo della media company israeliana Charlton Limited), fino allo hub di scommesse online Aspire Global (sede a Malta) di cui, stando a quanto comunica il sito web, risulta essere il secondo azionista.

Sono numerose le società con sede in paradisi fiscali che vengono messe in relazione con Zahavi. Fra queste anche Leiston Holdings, di cui il super-agente israeliano risulta essere soltanto un consulente. Sede legale presso le Isole Vergini Britanniche, Leiston Holdings deteneva quote di diritti economici di calciatori secondo schemi di Tpo.

È stata più volte associata a Roman Abramovich, il magnate russo di origini ebraiche che nel 2003 ha comprato il Chelsea anche grazie all'opera di mediazione dello stesso Zahavi. Chiamato a commentare i sospetti di avere operato manovre da terza parte attraverso Leiston, Abramovich nega blandamente per mezzo dei suoi avvocati.

Quegli stessi avvocati cui tocca scomodarsi per fornire una versione favorevole al loro cliente relativamente a rivelazioni di ben altro impatto politico e propagandistico: i circa 100 milioni di dollari di finanziamenti in favore di Elad, organizzazione della destra israeliana accusata di favorire la sostituzione di popolazione palestinese con popolazione ebraica a Gerusalemme est. Denaro in massima parte proveniente da società offshore, fra le quali anche Leiston Holdings.

Da Cipro al Belgio

LaPresse LaPresse/Falcone

Per mettere in fila gli affari comuni tra Zahavi e Ramadani bisognerebbe scrivere un libro. Meglio sintetizzare mettendo in rilievo le vicende di due società di calcio molto periferiche ma altrettanto indicative degli escamotage usati dagli agenti per aggirare la messa al bando delle Tpo e il divieto di intervenire nella gestione dei club: l'Apollon Limassol e il Royal Excel Mouscron.

L'Apollon Limassol è un esempio perfetto di ciò che viene definito “bridge club”. Una società che acquisisce calciatori di alto potenziale senza mai utilizzarli, ma soltanto per rivenderli e far transitare il denaro.

Un modo perfetto per aggirare il bando contro le terze parti. Sede in una cittadina del Mediterraneo particolarmente privilegiata dagli expat russi, l'Apollon ha come tifoso l'ex presidente della repubblica Nicos Anastasiades e come lord protettore Marios Lefkaritis.

Quest’ultimo è un businessman nel settore petrolifero (l’azienda di famiglia, Petrolina, a partire dal 2010 è entrata in affari col colosso russo Gazprom), ex tesoriere Uefa e ex componente del comitato esecutivo Fifa nonché presidente onorario della federcalcio cipriota.

I documenti di divulgati da Football Leaks spiegano diffusamente il meccanismo di circolazione dei calciatori e del denaro innescato attraverso l'Apollon. I diritti economici di giovani e quotati calciatori dell'est Europa vengono acquisiti dal club cipriota che poi li rivende a club dell'Europa occidentale a cifre rilevanti.

E nella selezione di questi calciatori interviene Ramadani, dato che molti fra questi provengono dalla Serbia. Di questo giro fanno parte Luka Jovic, Andrija Zivkovic, Nikola Maksimovic (attualmente al Genoa dopo avere giocato nel Torino e nel Napoli), Mijat Gacinovic, Marko Pavlovski, Nikola Aksentijevic e il rumeno Cristian Manea. In particolare la storia di Manea è ingarbugliata.

Cresciuto nell'accademia dell'ex gloria rumena Gheorghe Hagi e lanciato nel calcio professionistico dal Viitorul Constanta, anch'esso proprietà di Hagi, viene ceduto in gran segreto all'Apollon per 2,5 milioni di euro a sole tre settimane da un (troppo) precoce esordio in nazionale, all'età di 16 anni e 10 mesi.

Soprattutto, dalle carte di Football Leaks si scopre che un mese prima di chiudere l'affare col club cipriota, il Viitorul stringe un accordo di consulenza con una società maltese per il trasferimento di Manea. La società si chiama Dito Trading e dal Viitorul viene incaricata di “valutare” la possibilità che il trasferimento del ragazzo si realizzi. Per il disturbo viene riconosciuta a Dito Trading la somma eccedente gli 1,5 milioni di euro sulla cessione di Manea. Cioè 1 milione di euro.

Per la cronaca, l’indirizzo maltese di Dito è il medesimo di Lian Sports. E dalla consultazione della pagina sulle “involved parties” attualmente presente nel sito di Malta Companies Register si ricava che il direttore della società risponde al nome di Ramadani Abdilgafar mentre l'azionista unico è Primus Sports Consultancy Limited, la società irlandese che negli anni più recenti è diventata il centro di rotazione delle attività di mister Fali.

Ma all’epoca in cui l’accordo di consulenza col Viitorul veniva firmato Ramadani non è ancora in possesso della licenza di agente. Per questo, come riferisce un articolo del sito The Black Sea che riporta le carte di Football Leaks, a condurre la trattativa è un agente tedesco di nome Thorsten Weck. Quanto a Zahavi, e sempre stando alle rivelazioni di Football Leaks, egli stava dietro a una società cipriota denominata Sliva Trading, proprietaria del 16 per cento dell'Apollon Limassol.

Da un azionariato all'altro, Zahavi ci prova anche in Belgio col Royal Excel Mouscron (che in quel momento si chiama Mouscron Peruwelz). Nell’estate 2015 compra il 90 per cento del club attraverso un fondo d'investimento maltese denominato Gol Football Limited.

Già dall’indomani gli altri club della Serie A belga gli fanno la guerra per reclamare l’incompatibilità fra i ruoli di azionista e agente. Sicché un anno dopo Zahavi cede, ma a che condizioni: il soggetto compratore, per la bella cifra di 10 euro, si chiama Latimer International Limited, il cui azionista è Adar Zahavi. Nipote di Pini.

Quindi il club passerà nell'orbita di Ramadani con la nomina dello svizzero Marc Rautenberg nel consiglio del club e di Jürgen Röber nel ruolo di direttore sportivo. Il problema è che anche Rautenberg è un agente, per Lian Sports, e dunque il problema dell'incompatibilità si ripresenta.

Le polemiche si trascinano fino a che il club belga viene ceduto a Gerard López, il finanziere ispano-lussemburghese allora proprietario del Lille e adesso del Bordeaux. Ma all'inizio dello scorso mese di ottobre la vicenda ha avuto uno sviluppo giudiziario con l'incriminazione di Pini Zahavi da parte della magistratura belga. Le ipotesi di reato sono falso, frode e riciclaggio. Al centro dell'inchiesta è il modo, che si sospetta fraudolento, con cui il Mouscron ha ottenuto durante quegli anni la licenza per partecipare al campionato.

Dalla Serbia a Maiorca passando per Firenze

LAPRESSE

Da anni i migliori calciatori provenienti dal Partizan Belgrado e diretti verso i campionati dell’Europa occidentale passano dalle mani del signor Fali. La stampa specializzata serba sostiene che questo rapporto si cimenti con l'arrivo sulla panchina del Partizan, nell’estate 2005, di un allenatore chiamato Jürgen Röber. Coincidenze.

I rapporti col Partizan hanno una frenata a metà degli anni Dieci ma poi riprendono a pieno regime. Diciamo che i dirigenti del club si accorgono di essere sfruttati, ma poi scoprono che o sfruttati o morti. Così va l'economia del calcio da quelle parti. Ma nel frattempo Ramadani stringe un forte legame col club rivale del Partizan, la Stella Rossa. Ciò avviene grazie al rapporto col presidente del club, Zvezdan Terzic.

Che è cognato di Milan Damjanac, socio del signor Fali in Lian Sports. Oltre a avere avuto gravi problemi con la giustizia (fuggito dalla Serbia nel 2008 per sospetti di match fixing vi è tornato nel 2010 per essere rilasciato dalla galera nel 2011 dopo aver pagato una cauzione da 1 milione di euro), Terzic è stato dirigente dell’Ofk Belgrado e presidente della federcalcio nazionale.

In Serbia e poi in Croazia il signor Fali è incontrastabile. E da lì costruisce una catena di distribuzione che in Italia trova una partnership privilegiata con la Fiorentina dei Della Valle. Molti calciatori di alto livello (Jovetic, Savic, Nastasic, Milenkovic, Vlahovic fra gli altri), ma anche sequela di mezze figure (Gulan, Hanuljak, Fruk, Antzoulas, Milic, Marin) inserite nel pacchetto e in qualche caso transitate dal Mouscron. A un certo punto il rapporto con la società viola si fa talmente stretto da portare a Firenze, con un ruolo dirigenziale, il portoghese Pedro Pereira.

È l’estate del 2015 quando il giovane dirigente approda da Braga alla Fiorentina per vedersi conferire un improbabile incarico di responsabile dello scouting estero. In realtà è molto vicino a Lian Sports, e quando lascerà Firenze dopo un solo anno (con nel mezzo un breve intervallo al Nottingham Forest) passerà a lavorare con Ramadani nel ruolo di agente.

Le carte di Football Leaks lo dimostrano molto zelante nel facilitare l’approdo in viola di Ianis Hagi, figlio di Gheorghe e posto sotto protezione di Ramadani. E a intermediare il trasferimento del giovane a Firenze è l'agente italiano Pietro Chiodi, sospettato dai magistrati milanesi di essere uno degli uomini-chiave nel sistema di Ramadani.

Il nome di Chiodi è entrato nelle carte di Football Leaks anche per la lauta commissione (2,5 milioni di euro) incassata per il trasferimento dal Benfica al Liverpool, nell'estate del 2014, di Lazar Markovic. Calciatore serbo la cui agenzia è Lian Sports e i cui diritti economici sono controllati al 50 per cento da Leiston Holdings, il fondo di cui è consulente Zahavi. Se a ciò aggiungiamo che Damjanac viene inserito nella trattativa (e pagato) a titolo di intermediario per conto del Liverpool, ecco compiuto il percorso netto.

Quanto a Pereira, da agente, nel 2018 incassa laute commissioni per intermediazioni dalla stessa Fiorentina dei Della Valle di cui fino a due anni prima è stato dipendente. Lo fa per conto di Primus Sports, la nuova denominazione della filiale irlandese di Lian Sports.

Un segno che Ramadani sta ristrutturando il suo impero, abituato com'è a muoversi da un paese all'altro. E a doversi confrontare con le diverse magistrature nazionali. Il penultimo incidente della serie, prima che arrivi il provvedimento di perquisizione da parte della procura di Milano, avviene in Spagna.

A febbraio 2020 il signor Fali e il socio Damjanac subiscono vaste perquisizioni a Maiorca, dove trascorrono ampia parte del loro tempo. Al centro dell'interesse vi sono non soltanto gli affari di calciomercato, ma soprattutto uno shopping immobiliare un po' troppo appariscente. La stampa spagnola avanza il sospetto di riciclaggio.

Di quell'indagine nulla più si è saputo. Il tempo dirà. Si è saputo invece, a dicembre 2020, di un presunto interessamento del super-agente macedone per un piccolo club serbo, il Macva Sabac, squadra che nella scorsa stagione giocava nel massimo campionato nazionale.

La dirigenza del club ha smentito immediatamente e della vicenda non si è più parlato. Di sicuro l'eventuale incompatibilità fra il ruolo di agente e quello di proprietario sarebbe stato l'ultimo dei problemi per il signor Fali.

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