«Andare a letto presto e alzarsi presto rende l’uomo sano, ricco e saggio», aveva scritto Benjamin Franklin nell’Almanacco del povero Richard. Questa era forse una fissazione per Franklin, tanto che nel 1784 propose alla popolazione parigina di alzarsi un’ora prima del solito. La proposta fu pubblicata nel Journal de Paris ed era finalizzata a sfruttare meglio le ore luminose della mattina, risparmiando sull’uso delle candele per rischiarare le ore serali. 

Ma non è stata quell’iniziativa ad avviare il dibattito su ora legale e ora solare. Dopo Franklin, nel 1900, il costruttore inglese William Willet propose ai legislatori britannici di spostare l’ora per ottenere benefici economici. Nemmeno quella però era volta buona.

Un vero cambio di paradigma è arrivato nel 1916, quando la Germania ha introdotto il cambio dell’ora sperando di abbassare i costi dell’energia. I paesi hanno iniziato a passare dall’ora solare in inverno all’ora legale nelle stagioni più calde durante la Prima guerra mondiale. Avere un’ora in più di luce la sera significava passare meno tempo con le luci accese e, quindi, tagliare i costi energetici.

Negli ultimi anni questo andirivieni delle lancette sta trovando sempre più opposizioni ma, nonostante ciò, ancora una volta nella notte tra sabato 28 e domenica 29 ottobre gli orologi si sposteranno indietro di un’ora e sarà introdotta l’ora solare, fino a quando, il 31 marzo 2024, tornerà l’ora legale (daylight saving time in inglese).

Ogni sei mesi il dibattito sul tema si ripropone e sono anni che si dice che «sarà l’ultima volta che cambieremo l’ora», ma la decisione definitiva è sempre stata posticipata.

Aboliremo il cambio dell’ora?

Nel 2018 l’Unione europea aveva sottoposto ai cittadini un sondaggio per capire la loro opinione sul tema. L’84 per cento dei 4,6 milioni di votanti si era schierato a favore dell’abolizione dell’ora legale. Dal 2021 è stata stabilita l’abolizione dell’ora legale da parte dell’Unione europea e, dal 2022, tutti i paesi avrebbero potuto scegliere se mantenere o meno la distinzione tra ora legale e ora solare. Ma la pandemia ha rimandato ulteriormente questa decisione.

Le posizioni in Europa sul tema sono divise. L’Italia tenderebbe a mantenere il sistema attuale, i paesi del nord propenderebbero per adottare l’ora solare, la Francia per l’ora legale. La possibilità di avere più luce la sera grazie all’ora legale è un vantaggio in particolare per i paesi del sud europeo. Al nord, come in Finlandia e in Svezia, alcune giornate sono già molto lunghe. In Finlandia, ad esempio, l’ora in più di luce non servirebbe a nulla perché alcuni giorni il sole sorge prima delle quattro e tramonta intorno alle 23.

Chi sostiene l’ora legale permanente

Le ricerche scientifiche più recenti hanno dimostrato che spostare le lancette avanti o indietro di un’ora ha conseguenze negative sulla salute, sull’economia e sull’inquinamento

La motivazione principale a favore dell’adozione dell’ora legale permanente è la convinzione che faccia risparmiare energia, limiti gli sprechi e, di conseguenza, incida positivamente sul cambiamento climatico. Il primo studio completo sull’efficacia è stato scritto negli anni ‘70, durante l’epoca della crisi petrolifera. Il dipartimento dei trasporti degli Stati Uniti scoprì che l’ora legale riduceva il consumo nazionale di elettricità dell’1 per cento circa rispetto all’ora solare.

Anche le ricadute economiche non sarebbero trascurabili. Più luce la sera darebbe un impulso positivo alle attività commerciali e ricreative perché le persone sarebbero meno propense a uscire a fare acquisti dopo il lavoro con il buio.

Secondo molte ricerche scientifiche, il cambio dell’ora avrebbe conseguenze gravi anche sulla salute. Uno studio del 2017 pubblicato su Epidemiology ha dimostrato che «il passaggio dall’ora legale all’ora solare è associato a un aumento del tasso di incidenza degli episodi depressivi unipolari». La motivazione è da indagare «nell’angoscia associata all’improvviso avanzamento del tramonto, che segna l’arrivo di un lungo periodo di giornate corte».

Il cambio dell’ora incide negativamente anche sul ritmo del sonno. I ricercatori del Karolinska institutet di Stoccolma nel 2008 hanno dimostrato che il numero degli attacchi cardiaci aumenta del cinque per cento durante la prima settimana di ora legale a causa dell’interruzione dei ritmi biologici abituali.

Ma la motivazione più forte resta quella del risparmio energetico. Secondo le stime di Sima, Società italiana di medicina ambientale, l’adozione dell’ora legale permanente in Italia comporterebbe un risparmio pari a 204 milioni di euro annui considerando le attuali tariffe. Il risparmio energetico ha dirette conseguenze sulla condizione climatica. Le stime, infatti, indicano che il risparmio dell’elettricità ha comportato una riduzione delle emissioni di anidride carbonica pari a 200mila tonnellate. Per questo motivo Sima e Consumerismo no profit hanno lanciato già nel 2022 una petizione online per mantenere l’ora legale tutto l’anno.

Il cambio dell’ora nel mondo

Più di 140 paesi nel mondo hanno provato ad adottare il cambio dell’ora nel corso degli anni, ma attualmente meno del 40 per cento lo applica. La maggior parte degli stati in cui è attualmente in vigore il cambio si trova in Europa e negli Stati Uniti.

Questa non omogeneità avviene in ragione del fatto che i paesi hanno esigenze e caratteristiche differenti, non esiste una soluzione definitiva valida a livello globale. C’è anche chi, come l’Egitto, l’aveva provata, poi abolita, e ora la sta nuovamente introducendo con l’obiettivo di risparmiare energia.

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