Non si ferma la polemica scaturita dalle dichiarazioni di Ghali che sul palco dell’Ariston in occasione della finale di Sanremo ha fatto un appello per la fine della guerra in Israele. «Stop al genocidio» aveva detto il cantante arrivato quarto poi nella classifica finale. 

Il giorno dopo l’ambasciatore israeliano a Roma ha mostrato le sue rimostranze. L’ad della Rai, Roberto Sergio, ha fatto pronunciare durante la puntata speciale di Domenica In sul dopo festival di Sanremo, condotta da Mara Venier, un comunicato stampa di vicinanza al popolo israeliano. Il comunicato ha suscitato lo sdegno delle opposizioni che hanno criticato anche l’atteggiamento della conduttrice che ha interrotto il discorso di Dargen D’Amico in favore dell’accoglienza dei migranti e dei minori che arrivano in Italia dopo aver attraversato il Mediterraneo (tema a cui tra l’altro ha dedicato il testo della canzone presentata all’Ariston).

Le reazioni

«Come boomer mi vergogno un po'. L'ottusità (ed è un eufemismo) censoria che si è sviluppata nelle ultime 48 ore è imbarazzante. Non credo sia un caso che sia stato messo in atto da boomers. Lo scambio Venier-cantanti di ieri è certo l'indice del conformismo burocratico della Rai. Ma vale quanto un saggio sociologico, paternalismo e difficoltà a cogliere sino in fondo le implicazioni che la rete ha avuto. È un piccolo spaccato di qualcosa di più grande, oltre alle questioni che hanno fatto scattare la censura (Gaza, migranti) c'è dietro una difficoltà crescente a capirsi tra generazioni diverse», ha scritto sui suoi profili social il deputato del Partito democratico ed ex ministro del Lavoro Andrea Orlando. 

Gli fa eco Sandro Ruotolo: «La nota dell'amministratore delegato Rai, Roberto Sergio, letta da Mara Venier ha il sapore di una velina inopportuna e sbagliata. Siamo tutti d'accordo nel condannare la strage di Hamas del 7 ottobre e siamo tutti d'accordo per un cessate il fuoco umanitario a Gaza. Non compete all'Amministratore delegato della Rai, interpretare le dichiarazioni di un artista e imporre la sua velina».

Sul caso è intervenuto anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: «I messaggi devono essere sempre equidistanti. È mancato nella prima giornata un messaggio a tutela degli ostaggi. Ieri pomeriggio c'è stato un intervento da parte di Mara Venier che ha letto una dichiarazione di Sergio, che ha riequilibrato la situazione. Il primo giorno sembrava una scelta soltanto di una parte, la seconda è stata più equilibrata, ha portato equilibrio in una posizione che pendeva soltanto da una parte».

La risposta di Ghali all’ambasciatore

Alla protesta dell’ambasciatore Ghali ha detto a Domenica In: «Non so cosa rispondere, mi dispiace tanto che abbia replicato in questo modo. Ci sarebbero state tante cose da dire. Per cosa dovrei usare questo palco? Io sono un musicista e ho sempre parlato di questo fin da quando sono bambino». «Da quando ho scritto le mie prime canzoni, a 13-14 anni, parlo di quello che sta succedendo. Non è dal 7 ottobre, questa cosa va avanti da un po'. Il fatto che lui parli così non va bene. Continua questa politica del terrore, la gente ha sempre più paura di dire “stop alla guerra” e “stop al genocidio”. Le persone sentono che perdono qualcosa se dicono “viva la pace”, non deve succedere questo».

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