Secondo i dati più aggiornati del ministero dell’Interno che risalgono alla fine di luglio, negli ultimi 9 anni più di 111mila bambini stranieri non accompagnati da nessun adulto di riferimento, familiare o genitore, hanno raggiunto l’Italia intraprendendo viaggi pericolosi via mare.

A questi si aggiungono migliaia di minorenni arrivati attraverso le vie di terra, come la rotta balcanica, oppure che sono giunti senza essere intercettati dalle autorità di polizia. Per legge dovrebbero essere accolti all’interno di una pluralità di strutture: dai centri Fami finanziati dal Fondo Asilo, migrazione e integrazione a quelli della rete Sai (ex Sprar) fino alle case famiglia e ai centri di accoglienza straordinaria, Cas, gestiti dalle prefetture.

I conti non tornano 

Eppure, a leggere i dati elaborati da Save the Children e disponibili nell’ultimo Dossier statistico immigrazione redatto ogni anno dal centro studi Idos, i conti non tornano. Perché alla fine del 2021 risulta che sono stati attivati poco più di 8000 posti, considerando tutte le tipologie di strutture, a fronte delle 12.000 presenze di minori che sono state rilevate in quell’anno.

È un trend di arrivi che è in continua crescita, se pensiamo che nel luglio 2023, mese a cui risalgono gli ultimi dati disponibili del Viminale, sono stati segnalati sul territorio italiano 21.710 minori stranieri non accompagnati, di cui circa il 20 per cento è composto dai minori ucraini che vengono ospitati, però, generalmente, nelle famiglie di connazionali.

È una forbice, dunque, quella tra posti in accoglienza e arrivi di minori, che di continuo tende ad allargarsi.

Per questo, fa notare la giurista Antonella Inverno, responsabile dati, ricerca e politiche di Save the Children: «Il rischio maggiore è che dovendo rispondere alla necessità impellente di accoglienza dei nuovi arrivati, dato che solo tra il 19 e il 20 agosto 2023 sono arrivati attraverso il mare 1.902 minorenni soli, siano approntati in urgenza luoghi di accoglienza non adeguati, dove gli standard nazionali e regionali per l’ospitalità dei minorenni non riescono ad essere soddisfatti». E ancora, è mistero fitto sui dati che non sono pubblicati in forma aggregata dal Viminale.

Perché, sempre secondo Save the Children, «al fine di poter delineare un quadro completo circa i percorsi di crescita dei minori stranieri non accompagnati (Msna) in Italia, sarebbe utile poter consultare il numero delle tutele aperte nei confronti dei minori stranieri non accompagnati, il numero di permessi di soggiorno rilasciati e i decreti disposti dai tribunali per i minorenni competenti».

E, in effetti, questi dati non sono resi pubblici in forma aggregata, provocando così un buco nero nella produzione statistica. Di più. Ad aggravare il quadro della mancanza di tutele per gli Msna, ci sono le cifre sugli allontanamenti volontari dai centri di accoglienza riferite dallo stesso ministero dell’interno: bambini e bambine che rischiano di finire nelle maglie dello sfruttamento sessuale e lavorativo.

Tra questi destano particolare preoccupazione nelle organizzazioni umanitarie le sorti di 12 bambine tra i 7 e i 14 anni di età sparite nel nulla nel luglio scorso, le quali si aggiungono alle centinaia di minori fantasmi vittime di tratta in Italia censiti negli ultimi due anni.

Trasparenza addio

Più in generale, l’assenza di pianificazione e la gestione irrazionale delle risorse, insieme alla mancata trasparenza, sembrano essere delle costanti nel governo del sistema di accoglienza italiano.

Come hanno spiegato Fabrizio Coresi e Cristiano Maugeri, due ricercatori della ong Action Aid: «Solo grazie alle vittorie al Tar del Lazio nel 2020 e al Consiglio di Stato nel 2022 abbiamo colmato un vuoto informativo con dati imprescindibili, resi disponibili solo sporadicamente. È il caso della relazione annuale sul sistema di accoglienza, la cui pubblicazione è prevista per legge entro il 30 giugno di ogni anno, scadenza regolarmente disattesa dal Viminale». Riferiscono ancora da Action Aid: «Nonostante la sentenza del Consiglio di Stato che ha imposto al ministero il rilascio dei dati, continuiamo a confrontarci con il diniego o il rilascio di dati parziali, frammentari e nella quasi totalità inservibili».

Quello che si comprende attraverso il lavoro delle organizzazioni della società civile, invece, è che la narrazione istituzionale sul sistema di accoglienza che sarebbe al collasso, cioè senza posti, è fuorviante.

Al contrario – secondo i dati resi disponibili da Action Aid e Openpolis – quasi un quarto dei posti finanziati risultano non utilizzati. Questo accade soprattutto nelle regioni che hanno la concentrazione più alta di presenze di minori stranieri non accompagnati. Per esempio la Sicilia e la Calabria, che sono le regioni maggiormente interessate dagli sbarchi, sono anche quelle in cui vi è il maggior numero dei posti liberi nel sistema di accoglienza, circa il 35 per cento di quelli già finanziati.

«Siamo diventati astigmatici», dice il presidente del centro studi Idos, Luca di Sciullo. «Abbiamo una visione sdoppiata, dai contorni sfumati, per cui non distinguiamo più la realtà dalla rappresentazione che di volta in volta vi sovrapponiamo e scambiamo la parte per il tutto, in una sorta di sindrome da sineddoche. Un astigmatismo, questo, che genera ancora una volta paradossi». Come quello per cui i migranti che arrivano in Italia sono il carico residuale, diventano oggetti di sbarco selettivo, merce di scambio per fantomatici memorandum d’intesa.

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