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Il dialogo tra il patriarca e il papa è già un ricordo

  • Era il 2017 quando papa Francesco riconobbe per la prima volta il sanguinoso conflitto in Ucraina, ricevendo il plauso della chiesa greco-cattolica del paese. Oggi, invece, la Santa sede sceglie la prudenza diplomatica.
  • I tentativi di negoziato promossi dalla Santa sede per ora si sono risolti in una telefonata del cardinale Pietro Parolin al ministro degli Esteri russo: apertura di corridoi umanitari e stop ai combattimenti è l’appello.
  • Gli accorati appelli del mondo cattolico a un intervento di papa Francesco stanno sfumando. Per il momento la linea della chiesa cattolica è la cosiddetta «diplomazia umanitaria». Ma basterà?

Era il 2017 quando, impartendo la benedizione urbi et orbi dalla loggia vaticana, papa Francesco ricordava «l’Ucraina, afflitta da un sanguinoso conflitto». Sviatoslav Shevchuk, l’arcivescovo maggiore della chiesa greco-cattolica del paese staccatosi dalla Russia nel 1990, allora impegnato a spegnere i fuochi di guerra nel Donbass, annuì: «Il papa capisce che l’attuale Ucraina è vittima di un’aggressione ingiusta, ed è solidale con noi in modo chiaramente visibile». Oggi lo stesso Shevchuk la

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