Viaggio nella pandemia serba

Nella Serbia di Djokovic dove il Covid non esiste

  • Il visto australiano di Novak Djokovic è stato annullato dal ministro dell’immigrazione Alex Hawke il 14 gennaio, ma la vicenda pare ancora lontana dall’epilogo.
  • Il “mito” dell’uomo solo contro il sistema non solo raggiunge quindi nuovi apici. Quasi tutto in Serbia appare finito ieri e pronto a ricominciare domani, dove la voluttà dell’essere “contro” procede di reincarnazione in reincarnazione, ultima delle quali è la percezione di una malattia che qui fa ridere proprio perché fa piangere l’occidente.
  • Si vive un’alienazione. Anche indossare la mascherina quando entri in un luogo pubblico, e soprattutto tenerla sul volto, è un simbolo divisivo. Solo il 50 per cento della popolazione ha ricevuto la prima dose, ma quello che più sorprende è la trasversalità sociale degli scettici.

Il visto di Novak Djokovic è stato annullato dal ministro dell’immigrazione Alex Hawke il 14 gennaio, ma la vicenda non è ancora giunta all’epilogo: gli avvocati del campione serbo hanno fatto ricorso e l’espulsione dall’Australia è stata sospesa dal giudice che gli concesse il visto qualche giorno fa. Il tennista è stato posto in stato di fermo in attesa di una nuova decisione del tribunale, non è remota la possibilità che Djokovic possa essere inserito nel tabellone degli Autralian Open sub

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