Super popolare su Instagram, TikTok, YouTube e perfino Facebook, a dimostrazione che a seguirlo sono persone di tutte le età: dagli insegnanti, precari e non, agli studenti, ai genitori che non riescono a fare a meno di fare domande che sembrano ovvie agli occhi di chi la scuola la vive tutti i giorni. Con la sua pungente ironia, Filippo Caccamo, nato nel 1993, attore comico, produttore teatrale, regista e content creator offre agli spettatori, online e offline durante i tour per i teatri del paese, uno spaccato del mondo della scuola in Italia, in cui è difficile non immedesimarsi.

Anche perché - come racconta - professore precario lo è davvero. Ed è dalla realtà del suo lavoro in classe che trae spunto per i suoi sketch.

Credits: Filippo Caccamo

Inizia l’esame di maturità per più di mezzo milione studenti. Se dovesse raccontarlo con un video che farebbe?

È proprio quello che sto provando a fare questi giorni sui social. Penso che la maturità 2025 sia profondamente diversa da quella degli anni passati. Non emotivamente, perché resta una tappa fondamentale nella vita degli studenti proprio come lo è stato per noi, ma il cambiamento è avvenuto a livello pratico, lo spartiacque è stato il Covid-19. Così oggi oltre ai tantissimi fatti che rendono il mondo un posto complicato c’è il fatto che la maturità è digitale. Sia per il grande valore che acquisiscono i collegamenti veloci tra le materie, ma soprattutto per il ruolo centrale che ha ChatGpt nello studio.

L’intelligenza artificiale, appunto, ha sempre più spazio nelle vite di tutti. Ma la scuola sa come reagire?

No. I tempi di reazione della scuola sono quelli di un ubriaco, con i riflessi un po’ lenti. Siamo ancora alle prese con gli strumenti di un decennio fa, come la lim, il registro elettronico e le presentazioni Powerpoint. Ma ci tengo a sottolineare che nonostante la scuola sia lenta nell’adattarsi ai tempi che cambiano, non c’è dubbio che resti un posto sicuro per chi la frequenta. Virtuoso, necessario, perché al centro c’è la componente umana.

Non solo IA. Un’altra novità della maturità 2025 è il peso del voto in condotta nel giudizio finale.

Penso che sia molto giusto, proprio perché parliamo di un’età in cui la componente umana è fondamentale. Forse, se parlassimo di lavoro, il peso del comportamento potrebbe essere inferiore, ma nella formazione di uno studente deve necessariamente avere spazio. Come dico in uno dei miei video: “Non è che se conosci la Costituzione puoi permetterti di mandarmi a cagare”. Quindi le nozioni sono essenziali, ma serve che gli insegnanti offrano una valutazione ampia dell’allievo, di cui fa parte anche la condotta.

Le regole della scuola, però, cambiano in continuazione. I docenti riescono ad adeguarsi? E soprattutto cosa pensano i professori precari per cui si modificano costantemente i metodi di reclutamento?

Devono adattarsi per forza. Però quello che penso serva alla scuola di oggi - lo ripeto sempre e non mi stancherò di farlo - è una rivalutazione della figura dell’insegnante. Va bene digitalizzarsi, vanno bene i fondi Pnrr per le scuola ma serve rimettere i docenti in condizioni sicure per insegnare e garantirgli una retribuzione dignitosa. Anche il sistema di reclutamento per come è impostato oggi non funziona più, troppi anni di precariato, troppa incertezza: è necessario snellire la burocrazia.

Come si ricostruisce l’autorevolezza del docente? Con uno stipendio dignitoso e la riduzione del precariato o con la possibilità di mettere cinque in condotta a chi si comporta male?

In buona fede naturalmente penso che la cosa giusta da fare sia mettere l’insegnante in condizione di fare il suo mestiere nella maniera migliore. E che questo migliori anche la relazione con gli studenti. È chiaro, però, che le armi del docente, come il voto in condotta, possono servire. Credo che molto dipenda dalla sensibilità del singolo.

«Scegliere di essere professore oggi è un atto di coraggio». Così ha scritto nel suo ultimo libro “Maledetta prima ora”, uscito a maggio 2024. Perché?

Mi sono ricollegato a quanto ha detto, più volte, il procuratore Nicola Gratteri, che ha riferito di aver sentito spesso nelle classi gli alunni parlare degli insegnanti come quelli che arrivano a scuola con l’utilitaria più becera, mentre ci sono un sacco di altre vie per fare più soldi nella vita. “Apparenza” che però da molti adolescenti viene considerata importante. Così in una società in cui conta “l’issimo”, la vacanza bellissima, il posto fighissimo, essere ricchissimo, insegnare è chiaramente un mestiere con delle pretese diverse da quella economica: umane, culturali, psico-pedagogiche. Ecco, vorrei che noi docenti fossimo in grado di insegnare agli alunni anche quanto è bello vivere una vita normale, perché oltre ai soldi le soddisfazioni nella vita sono tantissime.

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