Come se fosse ormai diventato impossibile restare silenti di fronte all’assedio israeliano della Striscia, di nuovo, migliaia di persone sono tornate a manifestare. Gli organizzatori della piazza di Roma: «Siamo in mobilitazione permanente dopo l’abbordaggio della Global Sumud Flotilla per chiedere al governo italiano di interrompere ogni collaborazione con lo Stato di Israele»
«Attenzione per favore. Informiamo i visitatori che il Colosseo sta per chiudere». È bastato un attimo per trasformare il via vai di turisti da tutto il mondo che attraversava il piazzale davanti al più importante anfiteatro romano in una folla di persone che lottano affinché anche i palestinesi possano essere un popolo libero come tutti gli altri. Tra le prime bandiere a colorare la strada oltre a quelle, protagoniste, della Palestina e della Pace, anche l’Anpi, il Partito comunista dei lavoratori, l’Usb, Potere al popolo: «Siamo in mobilitazione permanente dopo l’abbordaggio della Global Sumud Flotilla in acque internazionali per chiedere al governo italiano di interrompere ogni collaborazione con lo Stato terrorista di Israele perché il popolo è con la Palestina. Blocchiamo tutto, dice Giulia Calò, coordinatrice nazionale di Potere al popolo mentre attorno a lei ricominciano i canti più intensi man mano che la marea di cittadini cresce.
«Protestiamo anche oggi perché si rafforzano ogni giorno i motivi per essere in piazza. La Flotilla è stata fermata e non abbiamo ancora notizie dei nostri cittadini che, ricordo, il ministro della sicurezza israeliano Ben Gvir ha detto che sarebbero stati trattati come terroristi. Siamo in piazza per fare pressione sul governo. Visto che la Flotilla stava facendo quello che avrebbero dovuto fare i governi. Dal 22 settembre nel nostro Paese si è rotto l’argine, mente Meloni attacca la missione umanitaria e addirittura gli addossa il rischio di far fallire il piano di pace imposto da Trump, i lavoratori ci insegnano che le mobilitazioni dal basso possono cambiare il Paese», dice Paola Palmieri, del coordinamento nazionale dell’Usb, mentre dalla piazza si alza una voce unica «dimissioni», rivolto alla premier.
Le voci della piazza
Ma non solo sindacati e organizzazioni, a sfilare nel cuore della Capitale ci sono tantissimi cittadini stanchi dell’inazione della politica: «C’è un motivo per non scendere in piazza? Avremmo già dovuto farlo da tempo. Vedo tanti giovani, speriamo che riescano a fare più della nostra generazione», spiega, ad esempio, Natalie mentre sorridente si avvia verso Piramide, tappa conclusiva della manifestazione, come il resto del corteo.
A reggere lo striscione “docenti del Cavour per la Palestina”, tra i professori c’è anche Laura Perrotta, che al liceo Cavour di Roma, tra quelli occupati in queste ore, insegna lettere: «Ci siamo mobilitati già da tempo. Eravamo in piazza il primo ottobre e anche il 22 settembre. Perché è fondamentale esserci. Sorprende che l’informazione e la politica sembrino non cogliere il fuoco della questione, manifestare è un’esigenza, lo facciamo per il diritto di un popolo ad esistere. Non vogliamo il weekend lungo come ha dello la premier, anche perché scioperare significa anche rinunciare a una parte del nostro stipendio che per noi insegnanti è già modesto. Credo che da tantissimo tempo non si vedeva cosi tanta gente nelle piazze d’Italia, è su questo che si dovrebbe riflettere», conclude la professoressa convinta che la scuola anche in questo caso si stia dimostrando un baluardo importante di democrazia.
«3 ottobre sciopero generale, blocchiamo tutto», si legge sullo striscione che guida i cittadini in protesta. Alleanza Verdi e Sinistra, Cgil, gli universitari partiti della Sapienza occupata da qualche giorno e gli studenti dell’organizzazione Cambiare Rotta che arrivano da un presidio per il diritto all’abitare al Capidoglio, si uniscono al corteo che si fa sempre più lungo, fino a superare le cinquantamila persone, man mano che prosegue verso la meta.
«Oggi è il 725 giorno di genocidio. Di civili ammazzati, di giornalisti che non smettono di raccontare e di medici e infermieri che aiutano i feriti», grida intanto Yasim, palestinese, dal megafono sul furgone in testa alla marea di persone: «Noi palestinesi non smettiamo di essere umani nonostante i media cerchino di ridurci a numeri. Indipendentemente da quanti armi i governi mandano per ucciderci e dai sionisti che cercano di eliminarci, noi siamo umani esistiamo e resistiamo», ribadisce mentre i manifestanti esplodono in un caloroso applauso.
Le altre manifestazioni
Ma non solo a Roma. Oggi manifestazioni, presidi, sit in, cortei per la Palestina ci sono state in tutto il Paese già dalla mattina, già da prima che prendessero vita quelli indetti dal Global Movement to Gaza. Si sono formati spontaneamente, proprio come se fosse ormai diventato impossibile restare silenti di fronte all’assedio israeliano della Striscia.
Dall’occupazione dei luoghi che dovrebbero essere del sapere libero, per chiedere la fine delle collaborazioni con Israele, come le scuole e le università, all’invasione di stazioni, aeroporti, strade dei centro città e tangenziali, ora dopo ora sono diventati sempre meno gli spazi pubblici immuni alla protesta a sostegno del popolo palestinese e contro l’operato del governo Meloni.
Dopo Genova, Roma, Napoli e Padova, anche Torino, e l’università del Salento hanno annunciato l’occupazione. A Bari e alla Statale di Milano gli studenti hanno chiesto di interrompere qualsiasi accordo con Israele, a Bologna alcuni manifestanti si sono scontrati con la polizia nel tentativo di raggiungere la stazione centrale. Altri hanno bloccato l’accesso al rettorato con tende e picchetti. Anche a Pisa è stato il rettorato è stato occupato. A Genova va avanti a oltranza la protesta dei lavoratori che impediscono l’accesso al porto. A Torino dopo aver invaso l’aeroporto Caselle e la tangenziale i manifestanti si sono dati appuntamento alle 18 per un corteo nel centro città.
Ci sono stati alcuni momenti di tensione come a Trieste dove alcuni manifestanti hanno tentato di entrare nella stazione ferroviaria, hanno spaccato alcuni vetri ma sono stati respinti dalle forze dell'ordine. A Firenze occupati i binari della stazione di Santa Maria Novella con lancio di bombe carta; sospesa in serata la linea Genova – Roma per la presenza di persone sui binari a Livorno e Viareggio. A Torino interrotti per venti minuti i voli dopo che una cinquantina di attivisti sono entrati nel perimetro dello scalo. A Bologna scontri tra studenti e carabinieri davanti alla stazione. A Napoli alcuni manifestanti hanno cercato di forzare il blocco all'ingresso del porto.
Manifestazioni anche a Venezia, Padova, Nuoro, Cagliari, Pescara, Campobasso, per fare altri esempi. In vista dello sciopero generale del 3 ottobre e della mobilitazione nazionale a Roma del 4 ottobre.
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