Anomalie nelle indagini, omissioni nella trascrizione delle intercettazioni, stranezze su assegni e movimenti bancari. Ancora una volta, dopo diciotto anni, Garlasco si è svegliata stordita dalle luci di flash e telecamere. «Perquisizioni in corso da parte di carabinieri e guardia di Finanza», l’annuncio delle agenzie di stampa. Poi la conferma clamorosa: Mario Venditti, l’ex procuratore di Pavia che per due volte ha archiviato le inchieste giudiziarie a carico di Andrea Sempio, è indagato per corruzione in atti giudiziari dai colleghi di Brescia. Mentre la notizia deflagra, la cittadina è turbata e si chiede: chi ha ucciso davvero Chiara Poggi?

Sull’omicidio del 13 agosto del 2007, per cui è stato condannato in via definitiva Alberto Stasi, fidanzato della vittima, sono molte altre le domande senza risposta. Alcune le ha aperte il nuovo procedimento a carico di Sempio, indagato in concorso per l’omicidio della 26enne. Altre, invece, le risultanze investigative dei magistrati bresciani che hanno perquisito, oltre alle abitazioni di Venditti (la cui difesa si è rivolta a Nordio), quelle dei genitori di Sempio (sentiti dai pm come testimoni per sette ore) e di alcuni suoi parenti, nonché le case di due militari, Giuseppe Spoto (anche lui sentito dai pm) e Silvio Sapone, che, secondo i pubblici ministeri, «risultano avere intrattenuto con i Sempio dei contatti non relazionati e di durata incongrua rispetto all’attività da svolgere».

Le accuse

Per il magistrato, in pensione e attuale presidente del Casinò di Campione d’Italia, la procura ipotizza invece che abbia ricevuto «una somma indebita di denaro, nell’ordine di 20-30mila euro, per favorire Sempio». Del resto, da alcuni «appunti manoscritti sequestrati a maggio presso l’abitazione dei genitori di Sempio – si legge nel decreto di perquisizione – emergerebbe che agli inizi del mese di febbraio 2017 fosse stata proposta o comunque ipotizzata la corresponsione al procuratore Venditti di una somma di denaro correlata all’archiviazione del procedimento, come ricavabile dalla scritta “Venditti Gip archivia per 20-30 euro”».

L’archiviazione, scrivono gli inquirenti, è «in effetti stata richiesta e accolta dal gip». Poi, ad aggravare il quadro indiziario, ci sarebbero pure la «verosimile conoscenza anticipata da parte della famiglia Sempio dei temi su cui sarebbero stati sentiti dai pm» e «i passaggi intercettivi non trascritti». Tra questi la necessità «di pagare quei signori lì». Chi avrebbe dovuto essere pagato? I pm si chiedono anche perché gli inquirenti abbiano «omesso ogni verifica bancaria allo scopo di cercare di ricostruire chi fossero i beneficiari effettivi di quei pagamenti e la loro causale».

I finanzieri hanno poi scoperto che «le zie paterne di Sempio hanno emesso assegni per 43mila euro a favore del fratello Giuseppe e che quest’ultimo insieme al figlio Andrea hanno effettuato prelievi in contanti per 35mila euro». Somme «incongrue rispetto alle loro movimentazioni bancarie».

«Comunque ha detto che ti chiederà le cose che sono state depositate (...) se ti infila dentro qualche domanda che non… dici: guardi io non mi ricordo, son passati dieci anni», diceva Giuseppe Sempio a suo figlio a proposito dell’interrogatorio a cui sarebbe stato sottoposto dai pm, tra cui Venditti, che nel corso della sua carriera ha lavorato nell’antimafia, sul narcotraffico internazionale e anche all’indagine sull’assessore di Voghera accusato di aver ucciso un uomo (Venditti è stato «sorpreso» a messaggiare col politico).

Oggi queste nuove intercettazioni hanno travolto la comunità, ma anche gli ambienti giudiziari. Dove il clima sarebbe pesante da tempo. A Pavia l’inchiesta Clean 2, non a caso, ha portato alla luce una presunta rete di scambi illeciti tra rappresentanti delle forze dell’ordine e imprenditori dell’hinterland. E ora Garlasco. Dove più nulla è come sembra e l’unico fatto certo pare essere uno solo: la morte di una giovane donna in una mattina d’estate che sembrava infinita.

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