Le risorse per i Msna si assottigliano da anni: ridurre quella spesa significa creare buchi nei bilanci degli enti locali o tagli nei servizi e nel welfare, oltre limitare i diritti di bambine e bambini. Il divario stimato da Anci è di almeno 80 milioni per il 2023 e più di 110 milioni nel 2024 e di 53 milioni per il primo trimestre del 2025: «In un paese con deficit demografico come il nostro dovrebbe essere un investimento»
Al momento, di risposte nessuna traccia. Ma il grido d’allarme dei comuni al governo non lascia dubbi: mancano i soldi per l’accoglienza dei minorenni stranieri. In gioco non ci sono solo i diritti di bambini e bambine, ragazzi e ragazze che arrivano in Europa e in Italia senza famiglia. Ci sono i bilanci degli enti locali e i servizi alla cittadinanza tutta, col rischio di un’inevitabile guerra tra le fasce più vulnerabili.
Sindaci e sindache d’Italia sono in pressing sull’esecutivo per fronteggiare l’emergenza legata all’insufficienza del fondo per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Msna): con una lettera firmata dal presidente, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, e dal delegato all’immigrazione e suo collega di Teramo, Gianguido D’Alberto, l’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) sollecita un intervento dei ministri di Economia e Interno, Giancarlo Giorgetti e Matteo Piantedosi.
Il Viminale, attraverso le prefetture, eroga infatti ai comuni che ne fanno richiesta un contributo giornaliero per l’accoglienza dei Msna in strutture dedicate e in affido famigliare. Ma il fondo cui attinge si assottiglia da anni e ridurre quella spesa, come pure il governo di Giorgia Meloni fa dal suo insediamento, significa creare buchi nei bilanci degli enti locali e tagli nei servizi e nel welfare.
Una situazione che mai prima d’ora era arrivata a questo punto.
Poche risorse
Al 31 maggio 2025 sono 16.566 i Msna in Italia. Sono soprattutto ragazzi tra i 16 e i 17 anni (71 per cento) ma ci sono anche più di 2mila bambine e ragazze. Vengono da Egitto, Ucraina e Gambia, e il 22 per cento è accolto in Sicilia, seguita da Lombardia e Campania. «Abbiamo un numero considerevole di minori che vivono all’interno del Sai», il sistema accoglienza integrazione, spiega Gianguido D’Alberto. «Ma purtroppo i progetti non sono sufficienti rispetto alle reali necessità. È fondamentale quindi che venga garantita una copertura adeguata e significativa del Fondo destinato ai minori stranieri non accompagnati», continua.
Ed è proprio quello che non sta succedendo perché, aggiunge, «negli ultimi anni stiamo assistendo a una grave mancanza di fondi, che rischia di compromettere la tenuta complessiva dei bilanci dei comuni e in particolare del sistema di welfare comunale, sottraendo risorse all’erogazione dei servizi e, quindi, alla tutela dei diritti delle persone».
«Le richieste di accesso al contributo a valere sul Fondo per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati nel biennio 2023/2024 sono risultate di gran lunga superiori rispetto alle risorse disponibili allocate», si legge nella lettera, ancora senza risposta, inviata nelle scorse settimane a Giorgetti e Piantedosi.
Il divario stimato da Anci è di almeno 80 milioni per il 2023 e più di 110 milioni nel 2024. Per il solo primo trimestre del 2025 la richiesta è di 53 milioni: ne arrivano effettivamente il 35 per cento, 19 milioni, mentre ammontano a 114 milioni le risorse totali per l’anno in corso. «Dal 2012, anno di istituzione del fondo, non si era mai verificato uno scarto così marcato» tra richiesta ed erogazioni, si legge nella lettera.
Diritti rafforzati
Mentre nel 2023 si registra quello che viene definito picco negli arrivi degli Msna in Italia e un conseguente incremento delle prese in carico dei comuni: elementi che fanno il paio con l’aumento dei costi di gestione e «del tetto massimo di contributo pro-capite da 60 a 100 euro giornalieri». Per alloggio, assistenza educativa, supporto all’inserimento lavorativo, eventuale assistenza psicologica, mediazione culturale: servizi che contribuiscono non solo all’accoglienza, ma al tentativo di assicurare quei diritti rafforzati di cui le persone minorenni sono (ancora) destinatarie in Italia. A prescindere dalla provenienza.
Tra le situazioni più critiche Trieste, con un buco di 10 milioni. Bergamo dal 2023 ha speso 11,6 milioni di euro e se ne è visti rimborsare 3,3: ne mancano 8,3. «L’accoglienza di questi bambini e ragazzi per i comuni è un obbligo, e noi svolgiamo una funzione sussidiaria», dice a Domani la sindaca di Bergamo Elena Carnevali.
Non se la passano bene neanche Genova (6 milioni) o Napoli (2 milioni), comuni, si legge nella lettera, «coinvolti in arrivi programmati, anche di Msna, dal livello centrale come “porti sicuri”». E poi ci sono Agrigento (2,2 milioni), L’Aquila (2 milioni), Novara (1,4 milioni). «Le risorse oggi disponibili non coprono il fabbisogno, è evidente, né può essere concepibile il sistema del “chi-prima-arriva” per accedere ai rimborsi fino a esaurimento del fondo». I costi diventano sempre più elevati «e difficilmente sostenibili», spiega Carnevali.
Perché è un’accoglienza «che deve essere di qualità e non limitata ai servizi essenziali. Stiamo parlando di minorenni. È un paradosso, in un paese con un deficit demografico come l’Italia: dovrebbe essere un investimento».
«Il Mef deve capire che è assolutamente necessario garantire la totale copertura dei contributi richiesti per gli anni 2023, 2024 e, a questo punto, anche 2025», dice D’Alberto. «E poi è evidente come per il futuro la strada non possa che essere quella di investire sul Sai, nello specifico per minori, nella consapevolezza che è l’esempio concreto di un’accoglienza integrata e diffusa, che coniuga la tutela dei diritti umani e della dignità della persona alla tenuta sociale delle nostre comunità. Una rete, quella del Sai, che oggi coinvolge circa 2mila città di cui la metà sono piccoli comuni e che vede impegnati ben 25mila operatori e operatrici tra pubblico e privato», dice D’Alberto.
E conclude: «Solo rafforzandola e passando dalla logica dell’emergenza e della temporaneità dei progetti a una strutturale di servizi potremo gestire il fenomeno delle migrazioni non come un problema ma come un’opportunità contro spopolamento e crisi demografica».
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