Il 19 ottobre, in soli sette minuti, quattro ladri hanno rubato dal Louvre di Parigi otto gioielli della collezione napoleonica. Nella refurtiva anche una corona indossata dall’imperatrice Eugenia, poi persa nella fuga, tempestata da 212 perle e quasi 3mila diamanti. I quattro sono entrati da una portafinestra della galleria Apollo con un montacarichi per poi scappare su due scooter.

È stato già definito «il colpo del secolo» ma non è un evento unico nella storia, anzi, capita più spesso di quello che si possa immaginare. Tra grandi e piccoli musei, persino la Gioconda è stata rubata una volta nel 1911.

È stato l’uomo ragno

Uno dei casi più recenti è quello della Volta Verde di Dresda, una delle sale del castello della città. Nel 2019 due ladri si sono infilati nel buco di una grata all’alba e hanno spento la corrente facendo esplodere una bomba incendiaria artigianale. Una volta entrati hanno rubato 100 milioni di dollari in gioielli dalla più grande collezione in Europa. Non molto tempo dopo i cinque ladri sono stati arrestati e la maggior parte della refurtiva è stata riconsegnata, tranne un diamante, una spilla e una spallina che ancora oggi risultano disperse.

Ma è Parigi che vince il record negativo di città più derubata. Nel 2010 a essere colpito non fu il Louvre ma il Museo d’arte moderna, vittima di Vjeran Tomic, il ladro meglio noto come Spider-man. Con un colpo acrobatico è entrato da una finestra senza far scattare gli allarmi e ha rubato opere di Picasso, Matisse, Modigliani, Braque e Léger. Le tele sono tutt’ora scomparse mentre l’uomo ragno è stato arrestato.

Europa patria dell’arte (e dei ladri)

I quattro ladri del Louvre potrebbero essere gli emulatori dei due norvegesi che nel 1990 hanno rubato L’urlo di Edvard Munch dal Museo nazionale di Oslo. Esattamente come i parigini, anche loro hanno usato una scala per entrare dalla finestra della galleria. Un’operazione studiata nei minimi dettagli, durata meno di un minuto, forse anche troppo facile. I due hanno anche lasciato un biglietto in segno di riconoscenza: «Grazie mille per la vostra scarsa sicurezza». Il governo si è sempre rifiutato di pagare il riscatto di 1 milione di dollari e con un grande operazione sotto copertura ha arrestato i ladri tre mesi dopo il colpo.

Nel 2000 è stato il museo Ashmolean di Oxford a entrare nella storia dei furti. Approfittando della festa in corso per l’inizio del nuovo millennio, un ladro si è calato dal lucernario, ha riempito la galleria di fumo e se ne è andato in pochi minuti tenendo sottobraccio la Veduta di Auvers-sur-Oise di Cézanne. Il dipinto è ancora oggi scomparso.

Anche Vienna ha avuto il suo turno nel 2003, quando un tecnico di allarmi, Robert Mang, si è arrampicato su un’impalcatura del Kunsthistorisches Museum e ha rubato una scultura placcata in oro di Benvenuto Cellini per un bottino da 60 milioni di dollari. Per anni ha inviato richieste di riscatto finché la polizia non lo ha rintracciato e arrestato.

Anche gli Stati Uniti si possono derubare

Nel 1964 un uomo noto come Murph the Surf e un suo complice si sono arrampicati per una scala antincendio dell’American museum of natural history di New York. Una volta entrati hanno aperto tre teche da cui hanno estratto una ventina di diamanti, smeraldi e rubini, tra cui la Stella dell'India, uno degli zaffiri più grandi del mondo. Le finestre erano aperte, gli allarmi antifurto non funzionavano e il team di sicurezza era a corto di personale. I due però erano più abili a rubare che a scappare. Un impiegato dell’hotel in cui alloggiavano si era insospettito e ha chiamato la polizia. Gli agenti nella stanza trovarono la planimetria del museo, opuscoli sulle gemme e scarpe con schegge di vetro. La confessione a quel punto fu solo una formalità.

Gli Stati Uniti però sono stati la patria anche di un secondo furto spettacolare nel 1990. Due uomini in abiti da poliziotto sono entrati nell’Isabella Stewart gardner museum e ne sono usciti più ricchi di 500 milioni di dollari. La refurtiva in questo caso era composta da 13 opere mai più ritrovate, tra cui una tela di Vermeer e tre Rembrandt. Ancora oggi, come un monito, le cornici dei dipinti sono appese alle pareti del museo.

L’uomo che rese leggenda la Gioconda

Non è stato il genio di Arsenio Lupin a riportare in Italia la Gioconda, ma il patriottismo di un imbianchino. Nel 1911 Vincenzo Peruggia, che lavorava come operaio al Louvre, si è infilato sotto il cappotto la Monna Lisa e senza problemi l’ha portata con sé per le strade di Parigi. Peruggia l’ha tenuta nascosta sotto la tavola della cucina per due anni con lo scopo di riportare la tela in Italia. Lì è rimasta fino a quando l’operaio non ha contattato la galleria degli Uffizi di Firenze per restituire alla patria l’opera di Da Vinci. A quel punto l’uomo è stato arrestato e la tela restituita.

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