Un maialino agganciato all’orecchio con un uncino e trascinato da una parte all'altra. Un altro, colpito in testa con un'asta di ferro, scaraventato contro un muro e poi una volta morto, gettato nel recinto tra gli animali vivi. Suini presi a calci e mutilati, animali sgozzati coscienti o in modo inadeguato nel caso dei cuccioli, che finiscono per provare enorme dolore, anche nella fase di uccisione e dissanguamento.

Sono immagini raccolte sotto copertura dalla squadra investigativa di Animal Equality in un impianto di macellazione dell’azienda Zema, in provincia di Cremona, Lombardia, e che Domani pubblica in esclusiva. Le immagini sembrano indicare violazioni delle normative su  stordimento e dissanguamento degli animali, oltre a maltrattamenti. «Eppure quell’ impianto vanta livelli di eccellenza circa la qualità e la cura nel processo di allevamento e lavorazione delle carni» spiegano dall’associazione Animal Equality. Degli oltre 800mila suini allevati a Cremona, circa 150.000 all’anno raggiungono questo impianto di macellazione. Si tratta, dunque, del 19 per cento dei capi.

foto @animal Equality
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Eccellenza made in Italy

Animal Equality è una organizzazione internazionale che dal 2006 ha filmato l'interno di oltre 700 allevamenti e macelli in 13 paesi. Questa inchiesta si è svolta tra il 2019 e il 2020, poi è iniziata l’azione legale. «Abbiamo fatto due denunce penali, ma nonostante i solleciti e l'apertura di un fascicolo presso la procura, nulla si è mosso e l'impianto continua a lavorare con le stesse modalità», spiega l'avvocato David Zanforlini e continua: «La prima denuncia riguarda i maltrattamenti e la crudeltà nei confronti degli animali. Nello stabilimento vengono inflitte inutili sofferenze e ci sono morti ingiustificate. La seconda riguarda la modalità di uccisione, i maiali rimangono per ore in un tunnel d'acciaio e assistono alla morte dei loro compagni di viaggio. Tutto ciò va di fatto a violare le cosiddette “cinque libertà” del benessere animale dettate dalle norme Ue».

foto @animal Equality

Domani ha contattato più volte l’azienda Zema per avere la loro versione. Alle mail non è seguita nessuna risposta da parte dei tre proprietari, al telefono Omar Zema si limita a questo commento: «Non diciamo nulla, sappiamo che ci sono le denunce penali, ma è ancora tutto da definire, gli avvocati stanno facendo quello che devono fare». Poi aggiunge: «Probabilmente avranno ragione loro (Animal Equality ndr)».

Zema Srl è un’impresa a conduzione familiare, dal 1988 macella e lavora carni suine per grossisti e salumifici nazionali ed esteri. A fondarla a Cremona sono stati Pierluigi Maleri e la moglie Neri Ferrari. Oggi la gestiscono i figli Christian, Simone e Omar. Azienda certificata che rappresenta anche il made in Italy per esportazione sia in Italia che all’estero (Germania) e che fattura 10 milioni di euro l’anno.

Sul sito web di Zema Srl si legge: «La società vanta al proprio interno persone con maturata esperienza nel settore della macellazione e nella lavorazione delle carni suine (..) dedicando massima attenzione ai capi macellati, è infatti sulla materia che prima che puntiamo, partendo da scrofe e suini di prima categoria acquistati vivi e seguiti con cura in tutto il processo di allevamento e lavorazione».

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Quelle affermazioni, dice l’avvocato Manuela Giacomini, sono costate a Zema «anche una denuncia per pubblicità ingannevole perché  orientano il consumatore in modo errato. Abbiamo riscontrato personale sprovvisto di competenze o non messe in atto e procedure di macellazione non idonee. Online ci sono foto di suini in box di legno con la paglia, ma non è quella la situazione reale».

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Le immagini

Cosa succede all'interno dell'impianto? Gli investigatori di Animal Equality documentano che i suini arrivano con cisti, ernie ombelicali, zoppie e in evidenti condizioni di salute precarie, alcuni addirittura già morti dopo un viaggio estenuante di parecchi chilometri.

I cadaveri vengono gettati nuovamente all’interno dei camion, i sopravvissuti vengono messi in recinti. Ancora, dalle immagini si vedono animali con traumi, agonizzanti o già deceduti, lasciati in mezzo agli altri animali vivi che attendono la macellazione.

Nel video si vedono operatori che solo dopo ore, spostano i corpi dai recinti, gettandoli o trascinandoli per terra per le orecchie o le zampe. «Gli operatori commettono numerosi maltrattamenti dai calci fino ai colpi con aste e violazioni sistematiche delle leggi italiane fino ad arrivare a casi di vere e proprie uccisioni crudeli, anche sui cuccioli scagliati contro il muro», dicono dall’organizzazione, che a oggi ha presentato tre distinti esposti (maltrattamento animale nell'aprile 2020, problemi strutturali che causano maltrattamento nel settembre 2020 e pubblicità ingannevole nell'aprile 2021).

foto @animal Equality

Secondo Animal Equality all’interno di Zema ci sarebbe, dunque, una «totale mancanza di controlli e di rispetto delle norme all’interno dei macelli, in qualunque fase della produzione: dall’arrivo degli animali alla morte e costanti violazioni delle leggi penali e amministrative da parte degli operatori in ogni fase della macellazione». Controlli che dovrebbero essere fatti dall’Azienda sanitaria competente.

Le leggi

C’è poi tutto un capitolo che riguarda lo stordimento che risulterebbe inefficace o inadeguato e ciò di fatto, andrebbe a violare sia le normative europee (il Regolamento 1099/2009) che quelle italiane (il codice penale vieta l’uccisione con crudeltà). Nello specifico, il Regolamento europeo spiega che «gli animali sono abbattuti esclusivamente dopo lo stordimento. La perdita di coscienza e di sensibilità deve essere mantenuta fino alla morte dell’animale». Proprio perché «l’abbattimento degli animali può provocare dolore, ansia, paura o sofferenze di altro tipo agli animali anche nelle migliori condizioni tecniche. Alcune operazioni relative all’abbattimento possono causare stress e ogni tecnica di stordimento presenta inconvenienti».

foto @animal Equality

L'esperto

Il veterinario Enrico Moriconi nella sua relazione a commento delle immagini di Animal Equality spiega:«I casi presenti nel filmato dimostrano un perdurante stato di coscienza, poiché i suini compiono movimenti coordinati, stato che dimostra che né lo stordimento né la iugulazione hanno raggiunto lo scopo di indurre l’interruzione del funzionamento cerebrale e la morte per dissanguamento».

E’ evidente che nel video alcuni maiali sul nastro trasportatore sono ancora coscienti, si dimenano pieni di sangue e quindi percepiscono dolore fisico non solo per le zampe parzialmente staccate e mutilate, ma anche per la successiva fase di uccisione e dissanguamento.

«Secondo le norme europee devono essere risparmiati agli animali dolori, ansia o sofferenze e gli operatori sono obbligati a garantire che gli essi siano maneggiati e custoditi tenendo conto delle loro esigenze fisiologiche ed etologiche, siano tenuti in condizioni igieniche e termiche adeguate, evitando loro anche cadute o scivolamenti, siano protetti da ferite, non soffrano per la mancanza prolungata di cibo o acqua» aggiungono gli attivisti di Animal Equality. Uno scenario che non corrisponde alle immagini provenienti dal macello della provincia di Cremona. 

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