Nella sezione “Manifestazioni di odio contro la Russia”, pubblicata online dal ministero degli Esteri russo, compare anche l’Italia. Tra i nomi indicati come esempio di russofobia ci sono il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro della Difesa Guido Crosetto. Le frasi contestate sono tratte da interventi pubblici e interviste, accompagnate da data, luogo e trascrizione integrale, come prova dell’ostilità occidentale verso la Russia.

A Mattarella vengono attribuite due dichiarazioni. La prima è del 5 febbraio 2025, all’università di Marsiglia: parlando dell’invasione russa in Ucraina, il presidente l’aveva definita «una guerra di conquista», accostandola ai piani del Terzo Reich in Europa.

La seconda è del 18 maggio 2024, al cimitero militare polacco di Montecassino, dove aveva parlato della «tragedia del popolo ucraino» come monito contro i regimi dittatoriali. Per il governo russo si tratta di hate speech.

Tajani è citato per un’intervista al Messaggero del 24 febbraio 2024, in cui auspicava la presenza delle bandiere ucraine durante la marcia del 25 aprile, paragonando gli ucraini ai partigiani italiani. Crosetto per un’altra intervista allo stesso quotidiano, il 6 maggio: «Putin vuole tutta l’Ucraina, e nessuno garantisce che si fermerà lì».

Il ministro degli Esteri ha convocato l’ambasciatore russo a Roma e ha definito l’iniziativa «una provocazione alla Repubblica e al popolo italiano».

LE REAZIONI POLITICHE

La pubblicazione della lista ha generato una risposta trasversale e immediata. In Senato, tutti i gruppi parlamentari hanno espresso solidarietà al presidente della Repubblica.

Per Fratelli d’Italia, Lucio Malan ha definito l’iniziativa russa un attacco «ingiustificato» e ha invitato tutte le forze politiche a reagire con fermezza: «Respingiamo con forza l’accusa a Mattarella, non c’è ostilità verso il popolo russo, col quale abbiamo grandi legami».

Dalle opposizioni, il giudizio è altrettanto netto. Francesco Boccia (Pd) ha parlato di un «attacco ai valori della democrazia che respingiamo con sdegno». Riccardo Magi, segretario di +Europa, ha paragonato l’elenco pubblicato da Mosca a una «lista di proscrizione» e ha chiesto al governo se le figure istituzionali italiane coinvolte rischino ritorsioni concrete.

Anche Matteo Renzi (Italia viva) ha preso posizione, definendo quello russo «un nuovo attacco» e rivendicando «orgoglio e gratitudine» verso Mattarella. Mariastella Gelmini (Azione) ha accusato il Cremlino di ricorrere a «falsità e disinformazione» come strumenti di propaganda, mentre Filippo Sensi (Pd) ha affidato a un post sui social il proprio messaggio: «Con Mattarella contro le falsità e l’odio della Russia di Putin».

È intervenuta anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha definito la pubblicazione della lista «l’ennesima operazione di propaganda, finalizzata a distogliere l’attenzione dalle gravi responsabilità di Mosca». Rivendicando il sostegno dell’Italia all’Ucraina «di fronte alla brutale guerra di aggressione scatenata dalla Russia», Meloni ha espresso la propria solidarietà a Mattarella, Tajani, Crosetto e «a tutti coloro che sono stati destinatari di questa inaccettabile provocazione».

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