- Musa Balde, migrante della Guinea di 23 anni, si è tolto la vita nel Cpr di Torino nella notte fra il 22 e il 23 maggio. Era stato aggredito per strada il 9 maggio scorso. La magistratura indaga per istigazione al suicidio.
- La struttura di detenzione ha gravissime carenze dal punto di vista sanitario e dei servizi. A gestirla è la francese Gepsa, una multinazionale riconducibile al gruppo Engie, uno dei grandi player per i servizi legati alla detenzione.
- Lavoratori e testimoni che hanno visitato il Cpr parlano di condizioni disumane e di totale assenza di garanzie per i detenuti. I servizi medici sono stati ulteriormente ridotti con i decreti Sicurezza di Salvini.
«Chiudere tutti i Cpr», «Cpr = lager», «Polizia, medici, Gepsa complici: il Cpr uccide». Sono gli slogan sui teli dei solidali, accorsi in trecento, davanti al centro per il rimpatrio di Torino dopo la morte di Musa Balde. In corso Brunelleschi, in mezzo agli alti palazzi anni Settanta da un lato e una strada ad alto scorrimento dall'altro, si levano le voci di chi protesta: «Contro ogni prigione, contro ogni frontiera! Tutti liberi, tutte libere!». Fanno da cornice a uno spazio che come un c



