Sul grattacielo più alto di Taiwan, a Taipei, una scritta luminosa accoglie la presidente della Camera dei rappresentanti Usa. “Speaker Pelosi, benvenuta a Taiwan. Grazie. Taiwan ama gli Usa”, si legge in inglese sull'edificio. L'aereo di Pelosi è atterrato a Taipei per una visita che ha fatto alzare le tensioni tra Washington e Pechino.

Tanto che a poche ore dall’arrivo è scattato un allarme bomba all’aeroporto internazionale Taoyuan di Taiwan. Lo ha riferito l’agenzia di stampa Cna che cita fonti dell’aeroporto. L’agenzia riferisce come siano arrivate diverse segnalazioni telefoniche per la presenza di tre ordigni esplosivi. Gli ordigni non sono stati trovati però sono state rafforzate le misure di sicurezza nella struttura. 

Si rischia una crisi internazionale

La visita è destinata comunque a creare fratture molto forti nello scacchiere internazionale ed è stata preceduta da dure prese di posizione sia da parte della Cina sia da parte del ministero degli esteri americano. 

Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, nel corso di una conferenza stampa al termine di una riunione dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Ocs), ha lanciato delle accuse molto pesanti nei confronti degli Stati uniti definendoli dei «traditori» in merito agli accordi su Taiwan. Ha definito gli Stati Uniti come «perfidi» e «deplorevoli», nonché i principali «distruttori della pace» oggi nel mondo.

Ha sostenuto che gli Usa stanno minando la sovranità cinese e creando deliberatamente problemi nello stretto di Taiwan. Ha poi aggiunto che «Il popolo cinese non lo accetterà mai» e che i politici statunitensi che «stanno deliberatamente giocando con il fuoco» «non faranno una bella fine». 

A ribadire e rafforzare le parole del ministro ci sono quelle del portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying, che nella sua conferenza stampa quotidiana ha dichiarato che «non importa per quale ragione Pelosi vada a Taiwan, si tratta di una scommessa stupida, pericolosa e inutile. Ci riesce difficile immaginare un’azione più sconsiderata e provocatoria». Svicolando però sulla domanda che le era stata posta se la Cina avesse già predisposto delle contromisure militari, sostenendo che questa domanda doveva essere posta al ministro della Difesa. Intanto in Cina si moltiplicano gli appelli dei cittadini sui social per far in modo che l’esercito intervenga a Taiwan per fermare l’arrivo dell’aereo.

Ieri il segretario di stato americano Antony Blinken, in occasione della Decima conferenza del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari a New York, aveva ribadito come le responsabilità di una crisi internazionale sarebbero solo della Cina: «Se Nancy Pelosi deciderà di visitare Taiwan e la Cina tenterà di creare una crisi o di far salire la tensione, la responsabilità sarebbe interamente di Pechino». 

La Casa Bianca teme comunque che si possano creare gravi incidenti a causa di questa visita.  Ci sono infatti segnali di una crescente aggressività cinese. Negli ultimi giorni su internet circolano video che mostrano mezzi militari cinesi trasferiti verso la provincia del Fujian, la più vicina all'isola. I vertici militari statunitensi non possono escludere che aerei militari cinesi si alzino in volo per evitare l’atterraggio della speaker sul suolo di Taiwan. L’ipotesi sarebbe estrema ma non impossibile.

Proprio per questa ragione da giorni fonti di stampa locale e internazionale, tra cui il quotidiano giapponese "Nikkei", riportano come le forze armate statunitensi starebbero spostando navi e armamenti più vicino all’isola. Le risorse navali statunitensi nella regione includono la portaerei Uss Ronald Reagan, che è tornata nel Mar Cinese Meridionale dopo aver fatto scalo a Singapore la scorsa settimana, le navi d'assalto anfibie Uss Tripoli e Uss America, che si trovano entrambe in Giappone, la prima vicino a Okinawa e la seconda a Sasebo.

L’ agenda di Pelosi a Taiwan

Fonti di stampa taiwanesi hanno rilasciato quello che dovrebbe essere l’agenda della speaker Pelosi nell’isola per la giornata di domani. Alle nove di mattina, orario locale, la leader democratica statunitense si dovrebbe recare al parlamento di Taiwan, per poi incontrare la presidente Tsai Ing-wen, con la quale dovrebbe recarsi a un pranzo di benvenuto a Taipei.

Alle due del pomeriggio poi Pelosi dovrebbe visitare il museo per i diritti umani di Jingmei, per poi lasciare l’isola verso le cinque del pomeriggio, ora locale. L'agenda dovrebbe prevedere anche visite al ministero della Difesa e all'Istituto americano di Taiwan. Della delegazione al seguito di Pelosi fanno parte anche i deputati democratici Gregory Meeks, presidente della commissione Affari esteri della Camera; Mark Takano, presidente della commissione della Camera per gli Affari dei veterani; Suzan Del Bene; Raja Krishnamoorthi; Andy Kim.

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