Nel decimo anniversario della morte di oltre mille persone tra la Libia e Lampedusa, il presidente della Repubblica richiama l’Unione europea che sulla gestione dei flussi migratori «deve esprimere il massimo impegno in questo senso». Dal 18 aprile 2015 sono morte in mare almeno 34mila persone. «È la nostra civiltà a impedirci di voltare le spalle»
«Dieci anni or sono nel Canale di Sicilia si consumò un’immane tragedia del mare, tra le più terribili che si ricordano nel Mediterraneo. I migranti morti e dispersi raggiunsero numeri spaventosi. Fra le vittime anche decine di bambini». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda in una dichiarazione le oltre mille persone che persero la vita il 18 aprile 2015 nel Mediterraneo centrale, a causa del rovesciamento dell’imbarcazione tra la Libia e Lampedusa.
«Erano persone che disperatamente cercavano una vita migliore, fuggendo da guerre, persecuzioni, miseria. Persone finite nelle mani di organizzazioni criminali, che li hanno crudelmente abbandonati nel pericolo», continua Mattarella. Uomini e donne che «la Repubblica italiana ricorda», «molti destinati a restare senza nome», provenienti dall’Algeria, dal Bangladesh, Egitto, Eritrea, Mali, Sudan, Tunisia e molti altri paesi.
Da allora, Unhcr stima che 34mila persone siano morte o disperse mentre cercavano di raggiungere l’Europa via mare, ma – precisa l’agenzia Onu per i rifugiati – è probabile che il numero reale sia molto più alto.
Per il capo dello stato «è la nostra civiltà a impedirci di voltare le spalle, di restare indifferenti, di smarrire quel sentimento di umanità che è radice dei nostri valori». Mattarella sottolinea l’importanza e ringrazia per l’opera di soccorso le «navi italiane che sono riuscite, in condizioni estreme a salvare vite», ricordando che è la legge del mare che lo impone.
L’unico modo per governare i movimenti migratori, dice il presidente della Repubblica, è stabilire canali di ingresso legali: «L’Unione europea deve esprimere il massimo impegno in questo senso», perché il «contrasto all’illegalità, la lotta alla criminalità, si nutrono della predisposizione di canali e modalità di immigrazione legali che, con coerenza, esprimano rispetto nei confronti della vita umana».
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