Ormai ci siamo: entro il 2031 Milano potrebbe avere il suo nuovo stadio. La lunga telenovela che ruota intorno allo stadio di San Siro sembra infatti essere giunta quasi al termine e la chiusura dell’avviso pubblico per manifestare l’interesse sull’area è il primo passo concreto verso un nuovo futuro per l’impianto sportivo e le zone circostanti. Ma le domande di tifosi e cittadini sul destino della “Scala del calcio” restano tante. Una sola cosa pare certa al momento: a prescindere dall’esito della gara e dai progetti delle squadre, i lavori non inizieranno prima del 2026 quando San Siro ospiterà la cerimonia di apertura dei Giochi olimpici invernali di Milano-Cortina.

Un nuovo stadio per Milano

Che Milan e Inter sognino un nuovo stadio, possibilmente di proprietà, è cosa nota da oltre un decennio. I primi passi in tal senso furono mossi addirittura nel 2008 quando, a diciott’anni dalla costruzione del terzo anello in occasione dei mondiali di Italia ’90, l’allora presidente nerazzurro Massimo Moratti aveva incaricato l’architetto Stefano Boeri di realizzare uno studio di fattibilità per la costruzione di un nuovo impianto alla Bovisa. Un progetto che restò solo sulla carta, e sul sito dello studio Boeri, così come non vide mai la luce l’idea avuta sei anni più tardi da Barbara Berlusconi di costruire uno stadio da intitolare al padre. Un progetto che si arenò sul nascere sia per problemi burocratici ed economici sia per il parere negativo arrivato proprio da Silvio Berlusconi.

L’ambizione delle due squadre, però, ben presto lascia spazio alla consapevolezza che un progetto comune possa avere maggior forza. L’arrivo di Suning ed Elliot nelle proprietà di Inter e Milan ha dato un nuovo slancio, soprattutto economico, all’idea di un nuovo stadio per entrambi club. Dal 2018 sono così iniziati i colloqui fra le società culminati il 10 luglio 2019 con la consegna al sindaco Beppe Sala di uno studio di fattibilità per la realizzazione di un nuovo stadio nell’area di San Siro. Pochi mesi più tardi è arrivato anche il primo progetto architettonico denominato “la Cattedrale” realizzato dallo studio Populous. Due anni più tardi, il 21 dicembre 2021 i club annunciano: «Nelle prossime settimane saranno finalizzati i dettagli per definire termini e sviluppo della progettazione del nuovo stadio di Milano».

Il vincolo sul secondo anello

Ma quello che sembrava un progetto pronto a partire subì una battuta d’arresto decisiva poco dopo la sua presentazione. Sollecitata da un sempre più fervente dibattito pubblico, stimolato dai comitati di cittadini contro la demolizione dello stadio, la soprintendenza ha deciso di porre un vincolo specifico sul secondo anello del Meazza.

Il secondo anello, che rappresenta una parte fondamentale della struttura attuale, diverrà dunque un elemento "inalienabile", e qualsiasi progetto alternativo deve tener conto di questa limitazione. Il vincolo scatterà ufficialmente a ottobre 2025, a settant’anni dalla fine della costruzione, e renderà impossibile qualsiasi piano di recupero.

La decisione della soprintendenza ha generato reazioni contrastanti: se da un lato i sostenitori del patrimonio storico accolgono con favore questa tutela, dall’altro lato Milan e Inter esprimono preoccupazione per la fattibilità dei loro piani visto che la conservazione del secondo anello avrebbe portato ad un ingente aumento dei costi.

Il rischio di non poter costruire un nuovo impianto ma dover riqualificare San siro, ha spinto i due club a esplorare vie alternative, minacciando il comune di costruire altrove i propri stadi. A inizio 2022 sono così nati due progetti paralleli: quello del Milan a San Donato Milanese, nell’hinterland sud-est, e quello dell’Inter a Rozzano, comune a sud di Milano.

L’idea di spostarsi fuori dalla città ha sollevato le preoccupazioni sia dei tifosi, profondamenti legati alla città e al Meazza, sia del Comune, che avrebbe visto azzerarsi l’indotto economico generato dalle partite casalinghe di Milan e Inter e si sarebbe ritrovata con un impianto svuotato dalla presenza delle due squadre.

La situazione attuale

La svolta decisiva è arrivata il 22 ottobre 2024 quando la Soprintendenza ha chiarito la sua posizione su San Siro aprendo a interventi parziali sul secondo anello mantenendone però gli elementi iconici. Una posizione che ha permesso di riaprire il dibattito sul recupero dello stadio riportando le due squadre ai progetti originali. Milan e Inter sono così ripartite nella direzione di un unico stadio da costruire nell’area dove sorge l’attuale. Il 18 marzo, dopo aver trattato a lungo con i club, si è arrivati alla pubblicazione da parte del comune di Milano dell'avviso pubblico per la raccolta di manifestazioni di interesse relative all'area di San siro. Il prezzo fissato dal Comune è di 197 milioni di euro: 72.983.260,97 euro è il valore del Meazza, 124.005.204,23 euro è il valore delle aree limitrofe.

Una soluzione che accontenterebbe tutti, o quasi. Da un lato piace ai fondi che gestiscono le due squadre che, come appare evidente dagli ultimi sviluppi, non vogliono uno stadio funzionante ma uno stadio di proprietà. Per questo motivo tutte le interlocuzioni sul salvataggio di San siro sono naufragate portando le squadre a valutare opzioni fuori da Milano quando si è ventilata l’ipotesi di riqualificare il Meazza.

Dall’altro lato la soluzione non dispiace al comune che, come detto, vuole chiudere la partita il prima possibile ed è disposto a rinunciare a San siro pur di non perdere gli introiti garantiti dalle due società. Ma i tempi stringono e la vendita va realizzata entro l’estate per non rischiare che il vincolo della soprintendenza blocchi l’operazione. La soluzione? un bando “lampo”, tagliato su misura per i due club escludendo di fatto la possibilità di presentare proposte alternative concrete che allungherebbero i tempi decisionali.

E così i due club hanno immediatamente risposto con un dossier congiunto di 250 pagine in cui illustrano la loro visione. Nessun progetto esecutivo, per ora, ma solo un’indicazione di come le due squadre intendano rilanciare l’area attraverso la costruzione di un nuovo impianto e una rifunzionalizzazione del Meazza.  L’intervento sull’area sarà in due tempi.

Una volta completata la costruzione del nuovo stadio, da concludere entro il 2031, si procederà alle opere accessorie che entreranno in funzione nei quattro anni successivi. Come più volte preannunciato, una parte dell’attuale impianto verrà rifunzionalizzata con totale rimozione della copertura, delle tribune del terzo anello e del primo anello, di parte delle tribune del secondo anello e di circa il 70 per cento delle rampe che caratterizzano la facciata esistente.

Nella zona ci saranno 55mila metri quadrati di aree verdi e 72mila di parcheggi sotterranei e verranno realizzate strutture commerciali e ricettive oltre alle sedi delle due squadre. Un progetto enorme in cui la realizzazione dello stadio diventa un piccolo tassello per un più ampio intervento nell’area che sembra escludere una vera e propria funzionalità pubblica dell’opera.

Ora la palla passa al comune che dopo aver chiuso l’avviso pubblico ha tempo tre mesi per pubblicare un bando e prendere una decisione. La vendita dovrebbe così concretizzarsi entro il 31 luglio giorno in cui si potrebbe decretare la chiusura definitiva di un percorso durato quasi vent’anni.

Polemiche e ricorsi

Ma mentre la partita sembra essere giunta alle battute finali, i comitati hanno evidenziato numerose criticità presentando una serie di esposti con l’obiettivo di interrompere la procedura di vendita. Dando seguito ad un esposto del comitato “Si Meazza”, la Procura di Milano ha aperto un fascicolo sul prezzo stabilito dal Comune per la cessione dell’area di San Siro. Secondo i cittadini, infatti, il prezzo delle aree fissate dal comune sarebbe troppo basso (circa 400 euro al metro quadro) e non terrebbe conto del volume d’affari prodotto dall’impianto. L’inchiesta, che è ancora alle battute iniziali, è al momento ancora a carico di ignoti e senza ipotesi di reato.

Un secondo fronte si è aperto con la presentazione di un ulteriore esposto al Tribunale amministrativo regionale circa la data in cui scatterebbe il vincolo della soprintendenza. Secondo i cittadini del “Si Meazza” il secondo anello sarebbe già tutelato in quanto la prima volta che venne utilizzato, anche se ancora in fase di costruzione, sarebbe stata nel gennaio 1955. I settant’anni dunque andrebbero calcolati dall’entrata in funzione e non, come invece sostiene il comune, dalla conclusione dei lavori avvenuta nel settembre di quell’anno. E oltre a evidenziare il macroscopico errore nella determinazione della data da cui far scattare il vincolo sul secondo anello, i cittadini hanno sottolineato le continue contraddizioni del sindaco Sala sull’argomento. 

«Il sindaco – si legge nell’esposto – sembrerebbe aver mantenuto rapporti privati con le due società, di fatto subendo la pretesa delle medesime di rimanere a San Siro, solo a condizione di demolire lo stadio Meazza, di costruire un altro stadio (distruggendo il parco dei Capitani) e di avere possibilità edificatorie (uffici, centri commerciali…). Sono i due fondi proprietari delle squadre che hanno avanzato l’idea della demolizione dello stadio, definendolo vetusto e obsoleto. Suona paradossale che il sindaco abbia accolto questa tesi quando il 24 giugno 2019 davanti al Comitato olimpico internazionale aveva presentato il dossier di candidatura per “Milano Cortina 2026”, proponendo il Meazza come la sede per la cerimonia di apertura perché sarebbe “lo stadio di calcio più iconico del mondo”».

Le polemiche insomma non si arrestano, e sulla vicenda è intervenuto duramente anche Claudio Trotta, tra i principali promoter di concerti in Italia. «Allo stato attuale, non è realmente possibile partecipare a una manifestazione d'interesse per San Siro – ha dichiarato Trotta – Non per mancanza di idee, di volontà, di visione o coraggio, ma per le modalità con cui è stato presentato l’avviso pubblico».

Parole che evidenziano come i tempi stretti e la decisione di cedere un’area così grande potrebbe rendere impossibile la partecipazione di soggetti diversi dalle due squadre, che lavorano al progetto da almeno cinque anni. Per questo motivo, mentre sembrerebbe che i club e il Comune cerchino di accelerare per chiudere il prima possibile la partita, i comitati e i cittadini tentano la via dei ricorsi per bloccare l’abbattimento di uno stadio considerato parte integrante del patrimonio culturale della città.

Ora dunque i cittadini del quartiere, da anni impegnati nella battaglia per salvare il Meazza, sperano di bloccare la procedura avviata dal comune per la cessione dell’area per non realizzare il sogno immobiliare delle due proprietà di Milan e Inter. «I due fondi immobiliari americani avevano espresso il desiderio di sistemare i loro bilanci con un nuovo stadio e una operazione immobiliare intorno. E i loro desideri si stanno realizzando» ha detto il capogruppo dei Verdi in comune, Carlo Monguzzi. 

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