La maggioranza dei presidenti federali ha inviato una missiva all’esecutivo per chiedere un quarto mandato dell’attuale presidente. Ma la vicenda diventa grottesca dopo le dichiarazioni di Fabrizio Bittner, a capo della Federazione Pentathlon: «A malapena ho letto il documento». E il ministro Abodi conferma il veto
Operazione nuovo mandato al Coni per Giovanni Malagò. Una pattuglia di presidenti delle federazioni sportive ha chiesto, con una lettera destinata al governo, un altro giro per l’attuale capo del Comitato olimpico, che secondo la legge attuale non può ricandidarsi alle elezioni calendarizzate a giugno. Solo che l’offensiva rischia di trasformarsi in un boomerang: il numero dei firmatari della missiva è incerto.
Firma fantasma
Inizialmente si era parlato di 43 sottoscrizioni su un totale 50, quasi tutti a eccezione degli avversari storici di Malagò, tra cui spiccano il presidente della Federazione tennis, Angelo Binaghi, e il presidente della Federnuoto, Paolo Barelli, noto anche per il ruolo di capogruppo di Forza Italia alla Camera. Tra i (presunti) firmatari il primo a smarcarsi è stato Fabrizio Bittner, attualmente a capo della Federazione pentathlon. «La lettera? Non l’ho quasi neanche letta, non solo non l’ho firmata», ha detto all’agenzia AdnKronos.
Come è andata la vicenda? «Ho ricevuto una telefonata, che mi anticipava l’arrivo di questa lettera, e mi diceva che, se fossi stato d’accordo, l’avrei restituita firmata. Dico va bene, è arrivata questa mail, a cui però non ho mai risposto». Insomma, qualcuno ha valutato il silenzio come un assenso. Di fatto senza un consenso.
«La situazione sta rapidamente passando dal surreale al grottesco: alcuni presidenti federali stanno infatti dichiarando di non aver mai firmato quella lettera», ha dichiarato il deputato del Pd, Mauro Berruto, l’uomo dello sport per il partito di Elly Schlein, che ha definito la vicenda «un teatro dell’assurdo». Anche se c’è chi ha rivendicato la firma. «Condivido il testo della lettera e non mi vergogno di dirlo. Peraltro ho il diritto di esprimere le mie idee anche sulle leggi», ha commentato il presidente della Federbasket, Gianni Petrucci.
Divieto alla ricandidatura
Per capire la storia, occorre prima fare un passo indietro. L’attuale legge vieta un altro mandato a Malagò, che per questo spera in una modifica normativa sulla base di quanto avvenuto con i presidenti di federazioni: lo stop al terzo mandato può essere aggirato attraverso l’elezione con una maggioranza qualificata.
La novità è stata introdotta da un emendamento al decreto Pa, sconfessando quella che era stata la linea del ministro dello Sport, Andrea Abodi. Solo che per il Coni non era stato previsto alcun cambiamento frustrando il sogno di Malagò di arrivare da presidente del Comitato olimpico all’Olimpiade invernale Milano-Cortina ’26, che lui vede come una sua creatura. Abodi, dopo il rovescio sulla legge dei presidenti federali, si è impuntato, ribadendo il suo «no» in ogni modo.
Da qui, a sorpresa, è spuntata l’idea della lettera dei presidenti federali con cui si voleva «porre all’attenzione del governo, per un serio e costruttivo confronto, le questioni attualmente irrisolte nel mondo dello sport, a partire da quelle riguardanti le società e le associazioni sportive dilettantistiche, con particolare riguardo alla recente riforma dello sport fino alla questione relativa al limite dei mandati ancora esistente per gli organi del Coni».
Il veto di Abodi
Un’offensiva che è sembrata un assist alle ambizioni di Malagò. Ma Abodi non vuole spostarsi di un millimetro: «Il mondo sportivo è molto più di 43 presidenti federali (che 43 non sono, ndr)».
Il ministro ha quindi ribadito: «Se è una lettera per andare oltre il terzo mandato del presidente del Coni non mi sembra una novità. Io invece cerco novità». Non proprio un clima di concordia.
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