Greenpeace Italia pubblica un nuovo dossier sui composti cancerogeni Pfas nelle acque potabili del Piemonte, con dati prodotti dagli enti e un campionamento indipendente. Trovando, ad esempio, nella fontana pubblica nel parco giochi Guazzora – un parco destinato ai più piccoli – in provincia di Alessandria, concentrazioni di Pfoa in quantità pari a 70 ng/l. Parliamo di un composto chimico che lo scorso novembre è stato classificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) come cancerogeno.

In Piemonte, inoltre, ha sede l’unica produzione ancora attiva di questi composti in Italia, il polo chimico di Solvay Specialty Polymers a Spinetta Marengo, nel comune di Alessandria. Mentre è noto da tempo che l’azienda rilasci ingenti quantità di Pfas nell’ambiente (acqua, aria e suolo) il report di Greenpeace evidenzia come il composto attualmente in produzione, il C6O4, si trovi anche oltre i confini di Alessandria: nell’acqua potabile di Torino e 77 comuni della provincia.

E in questo senso stupisce il comportamento della Regione Piemonte, che per anni ha ordinato il monitoraggio della sola zona in cui insiste lo stabilimento evitando così di monitorare il resto del territorio. Come emerge dal report di Greenpeace, infatti, tramite l’agenzia di protezione ambientale, Arpa, ha indicato agli altri enti pubblici di non eseguire analisi per ricercare la presenza degli inquinanti nelle acque potabili. Per questo motivo, quando l’associazione ambientalista a fine luglio 2023 invia le richieste alle Asl della regione, alla direzione generale di Regione Piemonte e ai gestori del servizio idrico integrato, solo 10 enti – pari al 23% del totale –  risponde positivamente.

I Pfas sono un gruppo di molecole di sintesi (oltre 10 mila), non presenti in natura, utilizzate in numerosi processi industriali – difesa e automotive – e per la realizzazione di una quantità infinita di prodotti di uso comune, dalle padelle antiaderenti alle giacche di goretex. La loro stabilità chimica le rende impossibili da degradare nell’ambiente: per tale ragione sono definite inquinanti eterni. Oltre a essere interferenti endocrini, molte di esse si accumulano negli organismi e nel corpo umano e sono associate a numerose patologie, anche gravi, tra cui alcune forme tumorali.

I comuni lungo il fiume Scrivia

Dei 671 campioni di acqua a uso potabile di cui gli enti locali piemontesi hanno condiviso i dati con Greenpeace Italia – analizzati tra il 2019 e il 2023 – nel 51% è stata riscontrata la presenza di Pfas, con le maggiori positività riscontrate nella provincia di Alessandria. In questa area cinque comuni, ubicati lungo il fiume Scrivia, hanno evidenziato la presenza degli inquinanti in tutti i prelievi effettuati in questi anni: Alzano Scrivia, Castelnuovo Scrivia, Molino dei Torti, Guazzora e Tortona. Nel 2020 quando vennero trovate concentrazioni preoccupanti di Pfas nel pozzo del paese di Montecastello, l’amministrazione lo chiuse immediatamente. Nel caso invece degli altri comuni lungo lo Scrivia non solo il comune non ha mai fatto alcuna comunicazione ai cittadini, ma ha cambiato fonte di approvvigionamento per l’acqua potabile solo a partire da questo agosto. Proprio in corrispondenza della richiesta agli atti fatta dall’associazione ambientalista. Greenpeace ha chiesto, inoltre, tutta la corrispondenza tra enti per ricostruire le azioni a tutela della popolazione, senza ricevere nulla da comuni come Alzano Scrivia che ad aprile 2023 arriva ad avere 180 nanogrammi per litro di Pfoa.

In Italia, manca una legge nazionale che limiti la presenza di Pfas nelle acque potabili. L’estesa contaminazione provocata dalla Miteni di Trissino ha portato nel 2014 a delle raccomandazioni che indicano un valore di riferimento pari a 500 nanogrammi per litro per somma di Pfas, applicabile alla sola regione, ridotto a 300 nanogrammi per litro nel 2017 grazie a un ulteriore provvedimento regionale. Per la somma di Pfoa e Pfos la Regione Veneto con il Dgr 1591/2017 ha indicato un valore limite pari a 40 nanogrammi per litro. Molto al di sotto quindi dei 180 nanogrammi per litro trovati da Greenpeace ad Alzano Scrivia. A riempiere il vuoto normativo ci dovrebbe pensare a partire da gennaio 2026 la direttiva comunitaria 2184/2020, che prevede un limite di 100 nanogrammi per litro per l’acqua potabile, per la somma di 24 molecole appartenenti al gruppo dei Pfas, tra cui anche Pfoa e C6O4. 

L’acqua di Torino

Il gestore idrico SMAT gestisce l’acqua di rubinetto di 291 comuni nella provincia di Torino e monitora i Pfas dal 2018. Tre settimane dopo la richiesta di Greenpeace pubblica sul proprio sito per la prima volta i dati su questi composti, dove compaiono i 96 nanogrammi per litro di Pfoa a Gravere. Altro valore elevato sono i 66 nanogrammi di solo C6O4, prodotto di punta di Solvay Special Polymers, nel comune di Cintano vicino ad Ivrea. Composto trovato in 14 comuni torinesi, inclusa la stessa città capoluogo. Inoltre, come scoperto Domani, sempre il C6O4 emerge in quantità altissime nei percolati della discarica Barricalla a Collegno. Come mai un composto prodotto ad Alessandria si trova nelle acque potabili e nelle discariche in provincia di Torino? SMAT anche in questo caso non ha consegnato a Greenpeace nessuna documentazione utile a ricostruire eventuali azioni intraprese per tutelare la cittadinanza.

Le conclusioni del report indicano la Regione come principale ente protagonista di questa situazione. Regione Piemonte alla richiesta di Greenpeace aveva risposto di non avere dati, in una missiva infatti si legge che “le informazioni richieste non sono in possesso della Regione Piemonte”, rimandando alla Direttiva Europea che entrerà in vigore a gennaio 2026 e invitando l’organizzazione a chiedere i dati prodotti ai gestori. Una risposta che non sembra corrispondere alla realtà considerando che Arpa e Asl Alessandria, enti pubblici che fanno capo alla stessa Regione, da anni conducono analisi su diverse matrici incluse le acque potabili. “Questa risposta apre un altro inquietante scenario - si legge nel dossier - Da parte dell’ente sembra non esserci alcun tipo di controllo sulla situazione Pfas nelle acque potabili regionali e sui possibili rischi sanitari che ne derivano. Un comportamento deprecabile visto che la popolazione piemontese esposta al cancerogeno Pfoa in questi anni è, secondo i dati degli enti pubblici diffusi in questo report, pari a circa 125 mila abitanti (2,8% della popolazione totale del Piemonte)


 

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