- La bomba esplosa a Milano il 12 dicembre 1969, all’interno della Banca nazionale dell’agricoltura, ha colpito il nostro paese per decenni.
- Oggi di quella strage sappiamo tutto. Ma l’Italia del fascismo che comandava il Viminale e dei servizi segreti di cui tutti avevano molta paura è morta e sepolta? Vive solo nella nostra nostalgia? Potrebbe ripetersi?
- Per raccontare quel passato, mi viene in aiuto una notizia di pochi mesi fa, la morte di un vetusto generale italiano, giustamente trattata dai media come la fine della “carcassa polverosa” del cane Bendicò, testimone delle grandezza e decadenza del principe di Salina, ovvero una cosa inutile.
«Il passato non è morto e sepolto. In realtà non è neppure passato», la famosa citazione di William Faulkner, che si riferiva al suo sud, alla nostalgia per un passato travolto dalla guerra civile, che il suo sud aveva perso, si presta al 52esimo anniversario che ci apprestiamo a ricordare, quello della ormai mitica “strage di piazza Fontana”. Quella bomba – ai tempi inaudita – ma lo sarebbe anche oggi? – che picchiò l’Italia come un martello per decenni, trasformandola in peggio. Erano te



