- Il pranzo di Natale non ha più nulla di semplice. «Due o tre giorni prima di Natale chiama mia zia Marta. Mi ricorda che sua figlia Zoe è vegana rigorosa. Basta che le prepari delle verdure scondite, senza aggiungere sale che ostruisce le arterie».
- «Ma non è finita. Il giorno dopo, mi chiama mio cugino Christian e mi dice che si è fidanzato. Vuoi invitare anche lei? O lui, mi correggo, magari è un lui. Ci stringiamo e ci sta, gli dico. Macché. È una ragazza e fa il Natale con i suoi, ma Christian invece si è messo a dieta».
- «Mi chiama la cognata e avvisa che Pippo, il bambino, s’è capito perché non digeriva nulla: è celiaco!».
- Che fai a Natale? Cena coi parenti il 24 o pranzo del 25? - Niente. Sola. - Sola? Ma dài, che tristezza! Magari sogniamo una tregua al pranzo di famiglia, e qualcuno con la scusa delle vacanze o di un turno di lavoro riesce a sfuggire. Ma la trasgressione della regola è sempre peggio della tradizione. Ci si immalinconisce, diventano desiderabili i battibecchi dei parenti riuniti, i pettegolezzi e le cattiverie, e anche chi prova a inventarsi una via alternativa al Natale in famiglia tor



