- Che fai a Natale? Cena coi parenti il 24 o pranzo del 25?

- Niente. Sola.

- Sola? Ma dài, che tristezza! Magari sogniamo una tregua al pranzo di famiglia, e qualcuno con la scusa delle vacanze o di un turno di lavoro riesce a sfuggire. Ma la trasgressione della regola è sempre peggio della tradizione. Ci si immalinconisce, diventano desiderabili i battibecchi dei parenti riuniti, i pettegolezzi e le cattiverie, e anche chi prova a inventarsi una via alternativa al Natale in famiglia torna poi alla solita formula rodata. Natale con i tuoi, Capodanno con chi vuoi. Tra l’altro, nel bilancio annuale, il Natale finisce per risultare meglio del Capodanno. Non trovi?

- Devo ancora riprendermi dall’anno scorso.

- Perché?

- Disastro. Ho invitato i miei parenti nella casa nuova, comoda per tutti, a due passi dalla stazione e dal metrò, vicina a un parcheggio gratuito nei festivi, e soprattutto la mia prima casa da adulta indipendente. Avevo appena finito di imbiancarla, appena montato la cucina, appena spacchettato i set di piatti, posate, pentole dell’Ikea. Appena terminato il corso on line di cucina delle feste.

- E allora? Avete litigato e vi siete lanciati addosso gli arti del cappone ripieno? Tuo cugino ha detto che voleva fare la transizione di genere davanti al padre, che nemmeno si era accorto del suo disagio con l’identità maschile?

- No, quello no, tutti rispettosi a casa mia. Siamo cresciuti liberi.

- Infatti, lo dici sempre…

- Guarda, ero così contenta perché era il mio battesimo nella vita da adulti. Invitavo io, a casa mia, facevo io la spesa. È un passo che certa gente non fa mai, sono eterni accolli prima dei genitori, poi di un marito o moglie o convivente o quel che è. Io, invece, a 24 anni ho il mio bilocale di cui pago l’affitto da sola, col mio lavoro. Me lo sono arredato e reso accogliente, sono in grado di essere un punto di riferimento, sono una che se la cava e addirittura può invitare i parenti a proprie spese! Capisci? È una cosa identitaria, ci tenevo proprio al pranzo di Natale da me.

- E allora? Ti hanno rubato i soldi dalla borsa? Si sono ubriacati e hanno vomitato sulle pareti imbiancate?

- No, no, ti racconto. Da non credere! Due o tre giorni prima di Natale chiama mia zia Marta. Mi ricorda che sua figlia Zoe è vegana rigorosa. Basta che le prepari delle verdure scondite, senza aggiungere sale che ostruisce le arterie. Suggerisce un paio di veggie burger arricchiti di vitamina B12. Li trovi al supermercato, aggiunge. Okay, dico. Mi organizzo. Poi però precisa che lei, mia zia, è allergica a funghi e mandorle, quindi mi prega di non utilizzarne e di stare attenta, se compro alimenti già processati - usa proprio questo termine, lo ricordo come fosse ieri -, e anzi mi raccomanda di non comprare nulla di processato, a parte i veggie burger con vitamina B12, perché magari, senza metterli in etichetta, ci sono particelle di funghi o mandorle a tradimento. Per fortuna si è separata dal marito con la mania del ciclismo, penso io, se no pure quello chissà che razza di fisime alimentari avrebbe potuto inalberare.

- Già.

- Ma non è finita. Il giorno dopo, mi chiama mio cugino Christian e mi dice che si è fidanzato. Vuoi invitare anche lei? O lui, mi correggo, magari è un lui. Ci stringiamo e ci sta, gli dico. Macché. È una ragazza e fa il Natale con i suoi, ma Christian invece si è messo a dieta, perché questa ragazza trova che mio cugino sia un po’ forte di fianchi, e dunque sta seguendo una dieta consigliata dalla neofidanzata, che studia scienze alimentari. Bene, siamo aperti a tutto, gli dico, e a quel punto chiedo che dieta stia seguendo, così vedo di districarmi nella creazione, anzi nella demolizione del menu che avevo studiato per l’improbo pranzo di Natale. Fa la dieta del suo gruppo sanguigno, il B: carne magra, pesce e latte ma niente cereali e noci. Oddio, comincio a rimuginare, pesce al latte? Pollo al latte? Boh. Ci salutiamo e poco dopo mi chiama mia madre e si raccomanda per il nonno che è diabetico, quindi niente junk food, e lì mi offendo: faccio i corsi di cucina on line, per chi mi ha preso? Ma poi lei spiega che usava il termine per scherzo, alludeva agli insaccati, cioè i salumi, di cui il nonno è ghiotto. Ed è meglio evitare le patate fritte, anche se ho la friggitrice ad aria che mi ha regalato per il compleanno, perché fanno comunque male anche senza l’aggiunta di olio. Poi dice che mia sorella, vegetariana ma mangia il pesce, ed è dunque relativamente facile accontentarla, vuole sapere se magari faccio il baccalà, che le piace molto. No, dai, puzza, ho la cucina a vista, impesto la casa, dico alla mamma, e insomma, alla fine lei chiude la telefonata raccomandandomi di non strafare, di non affaticarmi, l’importante è stare insieme, conversare, raccontarsi, scambiare idee.

- Sempre più complicato.

- Ma tu non sai! Non basta! Mi chiama Juana, che è la badante/convivente del fratello di mio nonno. Guarda, mi dice, ho appena scoperto che i miei malesseri intestinali, la mia colite cronica sono causati dal lattosio e in particolare dalla mozzarella di bufala, perciò, se mai l’avessi inclusa nel menu di Natale, non comprarne per me. E poi il tuo prosio, lo chiama così perché non le viene la zeta, il prosio è un noto mangione ma ha il reflusso gastrico esofageo, perciò niente cibi spesiati, per carità, che lo irritano e poi rigurgita come un bebè. E niente cioccolato, questo è ovvio, è tossico.

- Che palle!

- Appunto. Non ci crederai, mancavano ancora tre ospiti: mio fratello, la moglie, il nipotino. Mi chiama la cognata e avvisa che Pippo, il bambino, s’è capito perché non digeriva nulla: è celiaco! Quindi in famiglia stanno adottando tutti la dieta priva del glutine killer, così lui non si sente diverso, e lei comunque sta seguendo un percorso crudista, e mio fratello, questo lo aggiunge come una battuta, per alleggerire la tensione che evidentemente stavo facendo trapelare, mio fratello non sopporta il battuto di prezzemolo perché prima di aprire bocca e sorridere bisogna poi ogni volta guardarsi nel telefono, per controllare che non sia rimasto nei denti. E in questo, che lei racconta così, come facezia, vedo proprio mio fratello, noto cornificatore vanesio, che non solo va a controllarsi i denti di nascosto, ma ne approfitta per mandare un messaggio whatsapp a qualche amante da baciare a tutta gengiva.

- Manca solo qualcuno che stia facendo la pulizia del colon e li hai collezionati tutti!

- No, guarda, pensandoci a ritroso mancano anche i credenti, ho una famiglia di agnostici o atei, nessun casherhut e niente cibi halal.

- Ma insomma, alla fine come te la sei cavata?

- Guarda, mi sono scervellata per mettere insieme dodici esigenze, inclusa la mia di esperimentatrice. Ho tentato una lista della spesa e un menù omnicomprensivo. Ma alla fine ero così confusa che la mattina del 24 ho chiamato tutti e li ho invitati, dato il rompicapo a cui mi avevano sottoposto, a portarsi le loro vaschette con le cose che potevano o dovevano mangiare.

- Quindi hai dovuto riscaldare ogni singolo menu?

- Un ingorgo al microonde! E non ti dico la bruttezza della tavola costellata di vaschette e bustine monoporzione. Uno sterminio di plastiche.

- Be’, almeno invece di spignattare avrete fatto conversazione sui grandi temi della bioetica, conditi di pettegolezzi sui reali inglesi, ed evocazione di macroscenari politici…

- Magari! Il peggio è stato il dialogo, anzi i monologhi. Ognuno descriveva le sue patologie, e vantava la sua dieta, con conseguenze raccapriccianti se non la rispettava. E giù a descrivere crosticine, pelle che si squama e prude, fessurazioni, incontinenza, crampi notturni, attacchi di vomito. Ognuno a vantare patologie invalidanti.

- Il paradosso del cibo: reso etico e medicale divide!

- Meglio mangiare soli, messaggiandosi su whatsapp.

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