La festa inizia venerdì 23 sotto la storica sede di via dei Volsci 56 con dj set e brindisi di mezzanotte, per poi proseguire sabato e domenica all'Ex Snia con dibattiti, concerti e proiezioni. Un'occasione per festeggiare e ripercorrere la storia della radio nata nel 1977 nel cuore del movimento romano
Roma, 23 maggio 1977. La città è una mina accesa. Il movimento del ‘77 esplode per le strade, scavalca le sigle, rifiuta la rappresentanza e mette in crisi le strutture tradizionali della sinistra. Un momento spartiacque: cariche, morti, occupazioni, lotte, femminismo radicale, autonomia operaia. In questo clima, un gruppo di compagni decide che non basta più volantinare, non basta fare assemblee. Serve prendere parola, rompere il monopolio mediatico e trovare uno spazio di comunicazione proprio, immediato, orizzontale. Così, in un appartamento del quartiere San Lorenzo, in Via dei Volsci, nasce Radio Onda Rossa.
Niente mezzi professionali, niente budget: solo un trasmettitore artigianale, un’antenna improvvisata e la forza collettiva di chi crede che anche la radio, la comunicazione e l’informazione, possano essere territorio di conflitto.
A Roma si comincia a sentire una voce diversa: non più la comunicazione istituzionale che parla, ma la base sociale che racconta. Onda Rossa nasce come radio libera, ma non è una della tante esperienze effimere, che nascono e muoiono con la stagione. Si tratta di qualcosa di più: un progetto politico esplicitamente schierato.
L’Fm 87.9 diventa una finestra aperta sulla realtà dei movimenti. Voci anonime, discussioni accese, notiziari militanti, trasmissioni in diretta dai picchetti, dalle università occupate, dai quartieri. La radio non si limita a descrivere: è parte attiva del conflitto.
Nel 2025 Radio Onda Rossa compie 48 anni. Un traguardo importante, un’occasione per ritrovarsi, raccontarsi, rilanciare.
La festa inizia venerdì 23 maggio proprio lì dove tutto è cominciato: sotto la storica sede di via dei Volsci 56.
Dalle 18 si parlerà di Palestina e della storia della radio, si ascolteranno selezioni musicali curate dalle trasmissioni, e a mezzanotte si brinderà insieme: 48 anni di onde, di lotte, di autogestione. Sabato 24 e domenica 25 maggio, la festa si sposta all’Ex Snia, in via Prenestina 173, spazio sociale con cui la radio condivide percorsi e visioni.
Il sabato sera, a partire dalle 20:00, una line-up incendiaria porterà sul palco voci transfemministe e queer, per una serata dove l’hip hop torna ad essere ciò che è sempre stato: linguaggio radicale, poesia urbana, voce dei corpi e delle strade. Si esibiranno Malpela, Hellsy, Yerta, Annarella, Ellie Cottino e Queen of Saba.
Domenica 25 si torna a parlare di Palestina, con ospiti come Antoine Raffoul, architetto in esilio da Haifa dal 1948, e con il ricordo di Mana Jamal Hamdan Mansour, giovane vincitrice di un concorso per la ricostruzione di Gaza uccisa nei bombardamenti del 2023. Dopo il concerto dei Sunomi, verrà proiettato per la prima volta in italiano Emwas: Restoring Memories, documentario della regista Dima Abu Ghoush, che attraverso un modellino ricostruisce il suo villaggio distrutto e trasforma la memoria in atto politico.
Durante tutte le giornate ci sarà una cucina popolare aperta e spazi per incontrarsi, discutere, ascoltare. Perché Radio Onda Rossa è anche questo: un luogo vivo, condiviso, resistente. Un corpo collettivo che continua a trasmettere, camminare, immaginare.
Una pratica, non un format
Radio Onda Rossa non è mai stata un mezzo neutro. Il suo scopo è creare connessioni politiche, rompere l’isolamento, essere strumento di lotta. È una radio militante, e lo rivendica. Lontana anni luce dai modelli radiofonici commerciali, non trasmette musica per riempire i vuoti, non crea format per attrarre ascolti. Ogni trasmissione è pensata come un gesto di parte.
Dentro la redazione non ci sono gerarchie. Si lavora per assemblee, si discute, si litiga, si costruisce insieme. L’anonimato è una scelta politica: non c’è personalismo, non ci sono voci famose, ma solo compagni e compagne che prendono parola. Nessuno ha un programma «suo»: tutto è collettivo. La programmazione è fluida, in costante mutamento, come i movimenti che attraversa. Quando succede qualcosa, la radio si attiva subito: si apre un microfono, si lancia una diretta, si intervista chi è sul posto. La tempestività e la vicinanza ai fatti diventano la sua forza.
Nel tempo, la radio ha affrontato attacchi, processi, tentativi di chiusura. Ma ha sempre resistito. Ha cambiato sede più volte, ha dovuto affrontare carenze tecniche, repressione poliziesca, mutazioni nel panorama mediatico. Eppure, la sua forza è rimasta intatta: una comunità politica che continua a costruire uno spazio di parola e di ascolto non addomesticato. In un mondo dove tutto si compra e si vende, Onda Rossa è uno dei pochi luoghi in cui ancora si pratica il dono, la militanza, la gratuità.
La voce che diventa suono: Onda Rossa Posse
Radio Onda Rossa è stata anche un generatore di culture. Negli anni '90, dal cuore della radio nasce Onda Rossa Posse, una formazione musicale che segna un passaggio fondamentale: è il primo gruppo a pubblicare un disco di hip hop in lingua italiana. La loro musica non è evasione, ma estensione del microfono, linguaggio del conflitto, grido di lotta metropolitana. Le rime raccontano Roma, i centri sociali, la polizia, i quartieri popolari, la rabbia e la solidarietà. È un hip hop militante, fatto di parole potenti.
Da quell’esperienza nasceranno gli Assalti Frontali, che porteranno la potenza delle rime sui palchi di tutta Italia. Le loro canzoni diventeranno inni dei cortei, colonna sonora delle lotte. «Batti il tuo tempo», «Banditi», «Roma meticcia»: non sono solo brani musicali, ma pezzi di storia condivisa. Onda Rossa, senza volerlo, ha contribuito a fondare un’estetica e una cultura antagonista anche in campo musicale.
Questo non è un episodio isolato. La radio ha sempre dato spazio alla musica: rap, reggae, punk, world music, canzoni di lotta. Ma non per moda: per scelta politica. Perché la musica è parola amplificata, è gesto, è possibilità di identificazione. La programmazione musicale è parte integrante del progetto: selezionata collettivamente, spesso autoprodotta, spesso ignorata dal circuito commerciale. Anche nel suono, Onda Rossa rifiuta compromessi.
Dalla parte giusta della barricata
Nel corso degli anni, Radio Onda Rossa è stata presente in tutte le principali lotte sociali, politiche, ambientali. Ha raccontato da dentro le manifestazioni antifasciste, ha dato voce ai migranti, ha coperto le mobilitazioni dei lavoratori, degli studenti e delle donne. Ha seguito le vicende del movimento No Tav, le battaglie contro la violenza di genere, le campagne per la casa, i processi ai compagni, gli abusi della polizia. La radio è stata spesso sotto attacco. La sua sede è stata perquisita, i redattori denunciati, le frequenze minacciate. Ma ogni volta ha resistito, rilanciato, ricostruito. La repressione non l’ha mai zittita. Anzi: l’ha spinta ad affinare le sue pratiche, a moltiplicare le relazioni, a rinnovare la sua determinazione. Non esiste una «storia di Onda Rossa» separata dalla storia delle lotte: sono la stessa cosa.
Nei momenti più difficili, la radio ha funzionato come punto di riferimento, come rifugio, come nodo di comunicazione. Ha permesso a chi era isolato di sentirsi parte di qualcosa. Ha spezzato il silenzio. Ha creato memoria. I suoi archivi sono pieni di registrazioni di assemblee, interviste, telefonate in diretta dai cortei. Un patrimonio immenso, vivo, che racconta una storia collettiva di opposizione e dignità
Genova 2001: la voce della controinformazione
Luglio 2001. Genova ospita il vertice del G8, e migliaia di persone arrivano da tutta Europa per contestare i potenti del pianeta. La città viene militarizzata, i cortei caricati mentre in piazza Alimonda qualcuno esulta per la morte di un ragazzo, la scuola Diaz si trasforma in una «macelleria messicana».
Radio Onda Rossa fa parte di Radio Gap, Radio Global Audio Project, un network di radio indipendenti che trasmette in diretta dal media center di Genova.
Le voci che raccontano Genova 2001 non sono quelle dei Tg. Sono quelle di chi è nei cortei, nei centri sociali, nei blocchi. Le dirette di Radio Gap diventano uno strumento fondamentale di controinformazione. Chi ascolta da fuori riesce a sapere cosa sta succedendo in tempo reale. Le menzogne dei media mainstream vengono smascherate, le violenze denunciate, le testimonianze raccolte e trasmesse senza filtri.
Radio Onda Rossa è lì, presente. I suoi microfoni sono testimoni delle cariche, dei gas, delle grida, della solidarietà. Quelle registrazioni sono diventate storia orale. Ancora oggi si possono ascoltare: sono memoria resistente, contro la cancellazione e la falsificazione. In un tempo in cui i social erano agli albori, la radio era ancora una volta l’unico mezzo immediato, accessibile, orizzontale. Non c’è narrazione di Genova 2001 che possa prescindere da quel lavoro.
Ancora oggi, a quasi cinquant’anni dalla sua nascita, Radio Onda Rossa non è un ricordo del passato, ma un presente che resiste. Non trasmette solo frequenze: trasmette possibilità. In un’epoca in cui tutto sembra già scritto, continua a essere uno spazio aperto, radicale, collettivo. Dove le voci si intrecciano, le lotte si raccontano, e la libertà non è una parola, ma una pratica quotidiana. Chi ascolta, sa da che parte sta.
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