La fotografia del 59° Rapporto Censis mostra una popolazione capace di vivere nel presente e «stare nella realtà». Ma il 74 per cento degli italiani non si fida più dei partiti e della politica. Non vedono di buon occhio i leader politici in generale, l’unico che riesce a conquistare la loro fiducia è Papa Leone XIV. Ma c’è anche una fascinazione crescente per le autocrazie: per il 30% sono più adatte allo spirito dei tempi.

I giovani sono pochi e hanno sempre più paura. Il 74,6 per cento di loro non si sente sicuro a girare per strada, il 67 per cento teme il percorso verso casa la sera. Il lavoro domestico continua a gravare quasi esclusivamente sulle spalle delle donne. Per il 74% l’America non è più un modello socio-culturale. Il 55% pensa che il progresso appartenga a Cina e India. Il 39% ritiene che le controversie tra grandi potenze si risolvano con le armi.  

La Classe Economy

Secondo il report, gli italiani hanno sviluppato una maggiore e anche migliore capacità d’analisi del presente. Guardare al presente è una pratica che spesso si perde di vista ma è necessaria per capire dove si deve intervenire. Infatti, resistere, adattarsi, stare dentro la crisi, è diventata un’attitudine tutta italiana. In questo risulta essere di fondamentale importanza il ceto medio, che nonostante le difficoltà, continua a essere una base forte e preziosa, anche in situazioni di crisi interne e internazionali. Secondo il Censis è nata una nuova classe, la classe Economy, coloro che non rinunciano a viaggiare, mangiare fuori, vivere, ma lo fanno in maniera “economy”, appunto.

Debito pubblico e piccole imprese

Il rapporto fa un punto sulle crisi di debito delle economie avanzate, proiettate ormai verso società post- welfare. Tra il 2001 e il 2024 nei paesi del G7, il debito è lievitato dal 75 per cento al 124 per cento. In Italia dal 108, 5 per cento al 134,9 per cento. Un trend destinato a proseguire: nel 2030 il rapporto debito/Pil raggiungerà il 137% nel 2030. «L’ingente debito e la bassa crescita, legata all’invecchiamento demografico e alla riduzione della popolazione attiva, congiurano per un inevitabile ridimensionamento del welfare». Tra le incrinature strutturali preoccupa nel nostro paese quello delle piccole e medie imprese. Negli ultimi dieci anni le imprese più piccole, ovvero fino a 5 addetti, sono diminuite di 276.000 unità, ed il loro reddito è passato al 14 per cento del Pil nell’ultima anno, partendo dal 17 per cento nel 2014.

Sfiducia nella politica

Secondo il rapporto Censis, il 74 per cento della popolazione non ha più fiducia nei partiti. Dalla fotografia si evince un divario sempre più ampio tra élite e popolo. Il 53 per cento degli italiani ha dichiarato di non sentirsi rappresentato da nessun partito. I politici internazionali, oggi, sono abituati a rappresentare il quadro politico, senza rassicurare. Ma negli italiani non è scattato nessun allarme. Oltre il 47 per cento pensa che le divisioni politiche e la violenza che avvengono negli Stati Uniti sono impensabili nella nostra società. 

Il 61,9 per cento ritiene che l’Unione europea giochi un ruolo poco decisivo nelle partite globali, infatti, il 51,2 per cento pensa che sia destinata alla marginalità. 

Declino industriale 

L’indice della produzione industriale è stato negativo per trentadue mesi consecutivi con l’eccezione di tre timidi rimbalzi. In particolare, la produzione manifatturiera è arretrata nel 2023 (-1,6%), nel 2024 (-4,3%) e anche nei primi nove mesi di quest’anno (-1,2%). Il lungo autunno industriale scivolerà nell’inverno della deindustrializzazione? Tra i comparti in maggiore sofferenza, quali rischiano di scomparire per sempre? Nel 2024 solo l’alimentare ha registrato un incremento della produzione: +1,9%. Il tessile e abbigliamento è calato dell’11,8%, i mezzi di trasporto del 10,6%, la meccanica del 6,4%, la metallurgia del 4,7%, la farmaceutica dell’1,7%. Solo quattro comparti (elettronica, alimentare, farmaceutica, legno e carta) mostrano segnali di recupero nel 2025. Contestualmente, nei primi nove mesi dell’anno la fabbricazione di armi e munizioni registra un incremento del 31,0% rispetto all’anno scorso.

Immigrazione

«Gli italiani sono inclini a guardare con favore i residenti stranieri quando sono impiegati in lavori faticosi e poco qualificati, o nei servizi familiari, quando accudiscono gli anziani e i bambini, ma non sono propensi a credere che possano godere dei medesimi diritti di cittadinanza degli italiani autoctoni», dice il report. Il 63 per cento degli italiani pensa che i flussi in ingresso degli immigrati vadano limitati, il 59 per cento è convinto che un quartiere si degrada quando sono presenti tanti immigrati, il 54 per cento pensa che gli stranieri siano un pericolo per l’identità e la cultura nazionali, solo il 37 per cento consentirebbe l’accesso ai concorsi pubblici a chi non possiede la cittadinanza italiana e solo il 38 per cento è favorevole a concedere agli stranieri il voto alle elezioni amministrative.

Gli italiani e il sesso

Secondo il quadro generale, nonostante le crisi, gli italiani hanno la vita costellata di momenti di felicità e ogni giorno cercano di migliorarla. Hanno un positivo approccio alla vita. Emancipati, finalmente, dai vincoli e dalle norme sociali del passato, vivono il sesso anche come terreno di sperimentazione. Oltre il 78, 8 per cento degli italiani pratica i preliminari prima del rapporto, oltre il 30, 2 per cento pratica il «sexting», ovvero lo scambio di messaggi espliciti, soprattutto tra i giovani sotto i 35 anni. Secondo gli italiani il piacere è irrinunciabile, e non può essere subordinato all’attesa di un domani migliore, riporta il documento. 
A proposito di sesso, il report si spinge a stimare quanto spesso lo fanno gli italiani: un 5,3% tra i 18 e i 60 anni lo fa ogni giorno, il 29,9% 2-3 volte alla settimana, il 27,3% una volta alla settimana, il 7,1% una volta ogni 5-6 mesi, infine l’8,5% mai.

La scuola funziona

Secondo il Report, la spesa culturale delle famiglie (libri, giornali, eventi, etc) si è ridotta ulteriormente del 34,6 per cento nel 2025. Attestandosi nell’ultimo anno intorno ai 12 miliardi, un terzo di quanto si spende per comprare cellulari e computer.

Il 28,3 per cento dei 16-19enni ritiene che la scuola non li prepari adeguatamente al futuro, percentuale che sale al 32,7 per cento tra i 18-19enni. Sette su dieci esprimono invece un giudizio positivo, riconoscendo alla scuola la capacità di fornire una preparazione sufficiente. Ma ragazzi e ragazze chiedono di più: il 56,16 per cento vorrebbe ricevere dalla scuola indicazioni pratiche su come muoversi nel mondo del lavoro, il 41,9 per cento reclama una didattica innovativa e lezioni più dinamiche, il 31,1 per cento vorrebbe programmi scolastici più attenti alla contemporaneità.

Lavoro, sicurezza, donne

Solo il 29,4 per cento dei lavoratori e delle lavoratrici a tempo determinato nel settore privato si sente motivato sul posto di lavoro. In generale quando “l’engagement” viene a mancare, sorge il disimpegno, più di tutto per il disallineamento tra le competenze e le mansioni affidate. La disaffezione al lavoro è una sfida per le imprese.

Il report fa un punto anche sulla tragedia degli incidenti sul posto di lavoro: nel 2024 sono stati segnalati 518.497 infortuni sul lavoro, 22 ogni 1.000 occupati. Gli italiani ritengono che questo problema sia molto grave. Negli ultimi dieci anni gli infortuni sono diminuiti ma gli incidenti mortali sono in leggero aumento, +0,8 per cento.

Infine, bisogna trattare la questione del lavoro invisibile che ricade ancora sulle donne. In Italia, oltre la metà, il 54 per cento, si occupa personalmente delle questioni domestiche. Il lavoro invisibile, ovvero quello domestico e la cura della casa, rimane ancora un mattone sulle spalle delle donne. Infatti, il 67,5 per cento degli uomini condivide il carico con un altro membro della famiglia, mentre, solo il 40 per cento delle donne lo condivide.

Gli Immortali 

Le aspettative di vita in Italia si sono alzate: aumentano i centenari, sono 23mila, contro i 4mila del 2000. Le persone sopra i 65 anni sono il 24,7 per cento della popolazione, l’aspettativa di vita è arrivata a 85,5 anni per le donne e 81,4 per gli uomini. Le proiezioni demografiche prevedono – come noto – un progressivo invecchiamento della popolazione, nel 2045 gli ultra 65enni saranno il 34,1 per cento della popolazione.

I giovani e le paure: una responsabilità collettiva

I giovani nutrono diverse paure, il 74, 6 per cento afferma che girare per strada fa sempre più paura, il 67 per cento teme il percorso verso casa la sera. Il 52,1 per cento ha rinunciato almeno una volta ad uscire per timore che gli potesse capitare qualcosa di grave. Una generazione che si sente fragile e vulnerabile di fronte a pericoli che influenzano le scelte individuali.


 

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