Al centro dell'inchiesta, l'assunzione del nipote della meloniana nella società di un’imprenditrice che a sua volta era interessata a un finanziamento per una manifestazione. Udienza fissata al 13 gennaio
La procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio, con l'ipotesi di corruzione, per l’assessora regionale al Turismo di Fratelli d’Italia, Elvira Amata, e per l’imprenditrice Caterina Cannariato.
Al centro dell'inchiesta, l'assunzione del nipote dell'assessora in una società di Cannariato, moglie dell'imprenditore Tommaso Dragotto, che a sua volta era interessata a un finanziamento per una manifestazione. Amata avrebbe dunque sponsorizzato l'iniziativa su Donne, economia e potere del dicembre 2023, promossa dalla Fondazione Marisa Bellisario, in cambio di un lavoro per il figlio della propria sorella, prematuramente scomparsa.
L'assessorato avrebbe versato 30 mila euro e in cambio, secondo i pubblici ministeri, Cannariato avrebbe assunto Tommaso Paolucci nella società di cui la donna era legale rappresentante, la A&C Broker Srl. Il giovane avrebbe lavorato da settembre 2023 a marzo 2024 e nello stesso periodo avrebbe anche usufruito di un alloggio pagato dalla stessa imprenditrice, nella struttura ricettiva Leone Suite B&B, per circa 5mila euro.
L'udienza preliminare per Amata e Cannariato si terrà il 13 gennaio davanti al Gup Walter Turturici.
Secondo i pm, «Amata, quale pubblico ufficiale in quanto assessore al Turismo della Regione Sicilia, si è fatta promettere e dare da Caterina Cannariato, legale rappresentante della A&C Broker Srl, le utilità consistenti nella assunzione del nipote nonché nel pagamento delle spese per l'alloggio di quest'ultimo nella struttura ricettiva denominata 'Leone Suite B&B' di Palermo nel periodo settembre 2023-marzo 2024 (per complessivi 4.590,90 euro + Iva), quali corrispettivi dell'atto di ufficio consistito nel decreto assessoriale n. 2598 del 25.10.2023, con il quale la Amata individuava la manifestazione promossa dalla Fondazione Marisa Bellisario (di cui Cannariato era rappresentante regionale) denominata "XXIII ed. Donna, Economia e Potere", ai fini della concessione di un finanziamento pubblico di 30.000 euro».
Le opposizioni, dopo la notizia della richiesta di rinvio a giudizio, hanno commentato, chiedendo le dimissioni di Amata.
«Schifani abbia un sussulto di dignità, rimuova l'assessore Amata immediatamente e si dimetta dopo i danni enormi che ha fatto in questi ultimi tre anni. Non usi due pesi e due misure: così come ha fatto con gli assessori dalla Dc, incredibilmente non indagati, faccia lo stesso con la Amata», ha detto il deputato regionale e leader di Controcorrente, Ismaele La Vardera, «Un governo – ha aggiunto – che cade sempre più in basso: prima Cuffaro e la Dc, oggi la richiesta di rinvio a giudizio per l'assessore al Turismo. Schifani ha scelto una squadra di governo che fa acqua da tutte le parti e adesso non ha altra scelta che rimuovere pure lei. Mi chiedo come un presidente della Regione si ostini a continuare a governare in queste condizioni; con una richiesta di rinvio a giudizio per corruzione per Amata che con il suo assessorato ha la discrezionalità di stanziare dei fondi, è follia pura».
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