Sono più di 150 le testimonianze e le molestie denunciate da donne, ragazze e altre soggettività durante i quattro giorni di Adunata degli Alpini nella città romagnola e a San Marino. Sono state raccolte dal gruppo di Rimini del movimento femminista Non una di meno (Nudm) e da Pride off Rimini sui canali social, dove sono stati raccontati episodi di catcalling, body shaming e molestie, fisiche e verbali, da parte di alcuni alpini che partecipavano all’adunata. 

«Ieri sera mentre andavo in bici, mi hanno fermata cercando di farmi entrare in un capannone, io sono scappata pedalando più veloce», ha raccontato una ragazza a Non una di meno Rimini. «Poi sono andata a una festa», continua la testimonianza, «con delle amiche e anche lì c’erano alpini. Ci hanno parlato e ci hanno offerto da bere e questo ha fatto credere a uno di avere il consenso di palpare il culo a una mia amica».

L’evento

Dal 4 all’8 maggio a Rimini sono arrivate più di 400mila persone per la 93esima Adunata Nazionale degli Alpini. «Girando per la città lo scenario che si presenta è simile a quello di una vera e propria invasione senza regole», racconta sulla sua pagina il movimento femminista, chiedendo di poter vivere la propria città «che fa del turismo di massa mordi e fuggi le proprie fondamenta economiche». Convocando l’assemblea pubblica di ieri, la Contro-adunata, i movimenti hanno descritto l’evento come un’«occasione per esaltare Rimini come “città vetrina” messa a disposizione dei turisti, un meccanismo che crea enormi danni a livello sociale, ma che sembra essere l’unica forma di sviluppo contemplata dalla nostra amministrazione».

«Un gruppo di alpini, sei tra i 45 e i 60 anni, si sono avvicinati a me che stavo andando a lavorare chiedendomi in maniera schifosa “vuoi assaggiare il mio salame bella?” Un branco di bestie», scrive un’altra donna. E ancora, una ragazza ha denunciato come alla presenza del suo compagno non abbia subito nessuna molestia, «e questo mi ha fatto ancora più incazzare», scrive, evidenziando la tensione che si respirava la sera per le vie del centro: «Ho camminato per le strade con l’ansia che qualcuno ancora mi venisse a dire qualunque cosa».

Così centinaia di denunce da parte di lavoratrici, soprattutto nel settore della ristorazione, che raccontano di «gente che allunga le mani, cerca di darti baci sulla guancia dopo averti tolto di forza la mascherina», di un alpino che «ha cercato di infilarmi la lingua in gola», un altro «mi ha attirata a sé in modo che potessi cadere sulle sue ginocchia», si legge sui canali social di Nudm. O ancora, «insistenza pesante e “te la leccherei tutta”, mi sono dovuta nascondere in un bar di amici», «un alpino ha provato a leccarmi sulla bocca mentre prendevo un ordine al tavolo», «“dove inzuppi la tua piadina? Mi ha chiesto uno». Sui social commenti di condanna anche da parte di alpini che prendono le distanze da questi atteggiamenti: «Posso assicurare che mai ci saremo tirati indietro nel difendere una vittima di molestie», scrive un alpino. 

L’adunata

«L’adunata degli Alpini rende una città ancora più insicura per le minoranze di quanto lo sia già», racconta poi una ragazza che esplicita anche la preoccupazione per il turno della sera nella ristorazione. Sul sito della 93esima edizione, definito «l’evento più importante della vita associativa dell’Ana» (l’Associazione nazionale alpini), si fa però riferimento ai valori come «il rispetto delle istituzioni», «valori di fratellanza, pace e solidarietà», assicurando di contare «sull’atteggiamento responsabile delle penne nere, da sempre ovunque riconosciuto, affinché tutto si svolga nel migliore dei modi, facendo prevalere un clima genuino di festa» e augurandosi che «rimangano circoscritti e limitati i comportamenti negativi di individui incivili che potrebbero approfittare del grande affollamento». 

L’Ana ha riconosciuto, nel comunicato, il rischio di alcuni comportamenti, tanto più che nel Decalogo dell’adunata, dieci regole di comportamento, al punto cinque, raccomanda che «comportamenti violenti non devono in alcun modo entrare nella nostra Associazione. Portare il cappello alpino non autorizza alcuno a sentirsi superiore agli altri, anzi!».

Al punto successivo l’associazione definisce «uno degli spettacoli più rivoltanti» quello «offerto da quanti alzano il gomito. L’ubriachezza è uno dei vizi peggiori dell’uomo: degrada e svilisce l’individuo compromettendone la dignità personale», scrive l’Ana. «Occorre condurre un’assidua campagna per convincere i riottosi che il bere in eccesso non ha mai reso l’alpino più alpino». E ancora la penultima regola di comportamento è il «rispetto per il gentil sesso: il comportarsi male con loro, unito a sguaiataggini varie, trasforma l’adunata in un baccanale».

Le istituzioni 

I movimenti transfemministi della città denunciano il silenzio dell’amministrazione locale che, chiamata ad ascoltare le denunce e a dare una risposta decisa, ha risposto con frasi come «abbiamo avvertito gli organizzatori», «si tratta di poche mele marce», «bisogna rivolgersi alle forze dell’ordine e denunciare», oppure «nel peggiore dei casi il solito triste silenzio», scrive Nudm. 

«Il punto non sono tutti gli alpini ma di sicuro la loro associazione ha un grosso problema che non sta gestendo da anni, allo stesso modo la città di Rimini e l’Italia hanno un grosso problema, a tutti i livelli istituzionali, nel non riconoscere e condannare questi atteggiamenti come tossici e svilenti nei confronti della dignità dei cittadini e delle cittadine. Il fatto che il sindaco non si pronunci in questa occasione è un fallimento non solo suo ma di tutti noi», scrive una ragazza, nella testimonianza a Nudm in cui racconta di avere timore a camminare nella propria città.

Sono infatti state fatte dichiarazioni giustificatorie da parte della dirigenza dell’associazione, che, seppur condannando l’accaduto, li ha definiti «fisiologici episodi di maleducazione», sottolineando che non è stata presentata alcuna denuncia formale. «Se ci sono denunce circoscritte e circostanziate prenderemo provvedimenti, ma al momento non ne risultano», ha detto il presidente dell’Ana, Sebastiano Favero.

Sono poi intervenuti in merito il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e il deputato di +Europa, Riccardo Magi. «I comportamenti raccontati da alcune donne sono gravissimi», ha detto il ministro. Episodi che «non possono e non devono essere sottovalutati. Episodi, voglio ribadirlo con forza, che sarebbero all’opposto dei valori degli Alpini», ha continuato, ribadendo che «non ci deve essere nessuna tolleranza: le molestie e le violenze non devono mai e in nessun caso trovare alcuna giustificazione e vanno condannate senza esitazioni».

Magi ha invece annunciato un’interrogazione parlamentare ai ministri dell’Interno e della Difesa perché «di fronte a queste denunce non si può avere un atteggiamento omertoso». 

Una questione culturale

Non è la prima volta che vengono denunciati tali comportamenti alle adunate degli Alpini. Già in quelle di Milano e Trento, in molte avevano raccontato di episodi di molestie. Anche a Treviso «sono successe le identiche cose», ricorda una donna sui canali dei movimenti: «A me ad esempio nella stessa serata è capitato che uno mi “puntasse”, venendomi incontro cercando di baciarmi, mentre un altro mi desse della troia dopo aver rifiutato di dargli il mio numero di telefono».

Un ragazzo di Rimini, che lavora nella ristorazione, non rispondendo alla domanda su dove poter trovare “della compagnia”, si è sentito «immediatamente dare in coro del “r*cchione”», scrive. Per contrastare il silenzio delle istituzioni e la minimizzazione della molestia ad atto goliardico, Nudm Rimini ha messo a disposizione un canale telegram, per lanciare l’allarme nel caso qualcuna o qualcuno si senta in pericolo, e organizzato un’assemblea pubblica per un mettere al centro il problema e le molestie segnalate e per «una città dove le persone siano al primo posto», dove lo spazio pubblico sia di tutte e di tutti.

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