Una proposta di legge della destra capitolina, sostenuta da realtà confessionali antiscelta, vuole introdurre norme in contrasto con le leggi nazionali sul diritto all’aborto e sul ruolo dei consultori familiari pubblici. Con questa iniziativa, la giunta Rocca vuole riscrivere le politiche familiari del Lazio, finanziando con fondi regionali progetti per «favorire la natalità e la crescita demografica», definendo la famiglia come «società naturale e pilastro fondamentale per l’accoglienza, l’assistenza e l’educazione dei figli».

Tra gli strumenti previsti vi sono il “Fattore famiglia”, la “Carta Famiglia del Lazio”, contributi economici, prestiti agevolati, percorsi di accompagnamento alla maternità e il progetto “Famiglia giovane” per le coppie in gravidanza; con 12 milioni di euro stanziati nel triennio 2025-2027.

La proposta

Le politiche della giunta Rocca con la proposta di legge “Interventi a favore della famiglia, della natalità e della crescita demografica” diventano l’ennesimo terreno di scontro della destra sul diritto all’autodeterminazione.

All’articolo 2, che propone di «salvaguardare la gravidanza e il nascituro dal momento del concepimento al parto», si legge uno dei cavalli di battaglia delle compagini antiabortiste, in palese conflitto con la libertà di scelta garantita dalla legge 194. All’articolo 8 e all’articolo 13, la legge prevede percorsi di accompagnamento alla maternità e voucher economici, ma ignora completamente il ruolo dei consultori familiari pubblici, strutture centrali per garantire alle donne sia la possibilità di interrompere una gravidanza in sicurezza sia la tutela del percorso di maternità.

Al contrario, il testo favorisce percorsi gestiti da enti confessionali del terzo settore, richiamando il modus operandi delle associazioni antiabortiste che offrono doni e incentivi per dissuadere le donne dall’aborto.

D’altronde, che questo sia l’ennesimo regalo delle destre ai gruppi antiscelta, lo raccontano i fatti: a maggio la commissione Sanità, Politiche sociali, Integrazione sociosanitaria e Welfare – presieduta da Alessia Savo di Fratelli d’Italia – aveva tenuto un’audizione sulla proposta di legge regionale e, a sostenerla, c’erano la Comunità di Sant’Egidio, Pro Vita e Famiglia, Movimento per la Vita, Confcommercio Roma – Gruppo Terziario Donna, Associazione Salvamamme, Associazione Articolo 26 e Il Cuore in una Goccia Onlus.

La proposta di legge della giunta è ora arrivata in Consiglio dove verrà esaminata dalla commissione Sanità. Martedì 14 ottobre sono fissate le prime audizioni.

Le battaglie

Movimenti, associazioni e reti femministe sono in prima linea contro questa proposta di legge. Non una di meno Roma parla di un tentativo di «vanificare le conquiste di 50 anni di lotte transfemministe: 25 articoli che considerano famiglia solo quella tradizionale firmata da uomo e donna, che definiscono il nascituro dal momento del concepimento e che garantiscono benefit – ricattabili e strumentali – a chi non abortisce»; che non nominano e non potenziano il prezioso operato dei centri antiviolenza.

Il Coordinamento delle assemblee delle donne e delle libere soggettività dei consultori del Lazio monitora ogni mese, attraverso le assemblee che si tengono all’interno dei consultori, lo stato del definanziamento della sanità pubblica e la progressiva erosione di questi presidi fondamentali. Graziella Bastelli, del coordinamento, spiega: «La commissione consiliare permanente ci ha invitato martedì alle audizioni. Andremo a dire che siamo inorridite: l’obiettivo di questa proposta di legge è quello di far sparire i consultori pubblici per finanziare quelli privati e i movimenti antiscelta».

Secondo Bastelli, con la proposta, «si distruggono le basi e le funzioni fondamentali dei consultori: strutture di territorio socio sanitarie gratuite e laiche che offrono prevenzione per donne e persone con utero: vengono attaccate le leggi nazionali». Un’operazione «falsa e ipocrita, che rischia di stanziare, ancora una volta, milioni di euro a realtà confessionali in cui viene utilizzata, in modo sporco, la parola “famiglia”, con un attacco subdolo all’autodeterminazione e alla libertà di scelta».

Anche per Gilda Sportiello del Movimento 5 Stelle, le istanze dei movimenti antiabortisti sono entrate a pieno titolo nelle agende di governo delle regioni governate dalle destre: «Ancora una volta ci ritroviamo in discussione un provvedimento che mina il diritto di accedere a un aborto libero e sicuro introducendo una inedita salvaguardia del “nascituro dal momento del concepimento al parto”».

Il provvedimento, per la deputata, introduce un piano di interventi che «rischia di compromettere la laicità e la tutela pubblica di diritti fondamentali, poiché prevede il coinvolgimento di un associazionismo non bene identificato ma che non si fa fatica a riconoscere».

Una pericolosa commistione tra servizio pubblico e soggetti confessionali privati per l’erogazione di prestazioni sanitarie e socio-sanitarie, che trasforma la tutela della salute in uno strumento di pressione ideologica contro l’autodeterminazione delle donne e la salute pubblica.

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