Lo Spin Time diventa epicentro dell’Encuentro: 180 delegazioni dai cinque continenti si confrontano nel quinto appuntamento di un percorso che affonda le sue radici nel World Global Forum del 2001 ad Alegre. Giovedì 23 ottobre l’audizione in Vaticano con Papa Leone XIV
«Andiamo avanti e coltiviamo la speranza. Il mandato, dalla nascita della piattaforma, è quello di essere raccoglitori di speranza perché non ci sia più nessun contadino senza terra, nessuno senza lavoro, nessuna persona senza tetto». Le parole di Ayala Dias Ferreira dei brasiliani Sem Terra (il più grande movimento sociale in America Latina) arrivano quasi alla fine della conferenza stampa con cui, allo Spin Time di Roma, è stato presentato l’incontro mondiale dei movimenti popolari (Emmp).
Spazio di confronto privilegiato tra attivisti e lavoratori per l’acquisizione dei diritti rappresentati dalle tre “T”: terra, tetto e lavoro (Terra, techo e trabajo). «Organizziamo l’alleanza globale», è l’obiettivo dichiarato dell’Encuentro tra attivisti provenienti dai cinque continenti e che si pone in piena continuità con il Giubileo dei movimenti. «Partiremo in corteo da qui e arriveremo insieme al Vaticano», dice Beatrice Tabacco, della segreteria organizzativa - illustrando uno dei momenti clou dell’Incontro: l’audizione di papa Leone XIV che, nel pomeriggio di giovedì 23 ottobre, si confronterà con i movimenti. Un incontro non del tutto scontato e che si pone in completa continuità con il percorso intrapreso da Francesco.
Il World Social Forum di Alegre del 2001 e le radici di un percorso
La presentazione dell’Emmp va avanti mentre continuano ad arrivare i 180 delegati provenienti dai cinque continenti e gli abiti talari si confondono tra le Kefiah e i fazzoletti dei campesinos, (i contadini dell’America centro-meridionale). A occhi distratti quello che ha preso il via il 21 ottobre allo Spin Time potrebbe sembrare un unicum. Ma la storia che ha portato a questo momento è lunga e affonda le sue radici nel 2001 del World social forum di Porto Alegre. Era la stagione del movimento No global, degli attivisti che rifiutavano questa definizione, «siamo a favore della globalizzazione, ma quella dei diritti», rivendicavano, mentre inseguivano con il loro dissenso i vertici mondiali. Dall’Omc di Seattle del 1999 al g8 di Genova del 2001.
Erano gli anni in cui i Social forum divennero la forma organizzativa scelta da quei movimenti che sapevano tenere dentro i cattolici come gli autonomi, i pacifisti del terzo settore come i disobbedienti. E che, convinti che le battaglie per i diritti dovessero essere le stesse in ogni parte del mondo, iniziano a marciare insieme proprio a quei campesinos e a quei Sem terra che sono in questi giorni nella comunità ospitante dello Spin Time. Proprio in quel 2001 l’arcivescovo Jorge Mario Bergoglio che - come ricorda Scomodo nel numero dedicato all’Emmp - aveva conosciuto i movimenti popolari quando era arcivescovo a Buenos Aires, diventa cardinale. Sotto la sua spinta inizia il percorso che porta ai primi tre Incontri mondiali dei movimenti popolari. Percorso che arriva fino al 2025 e allo Spin Time anche grazie al lavoro di Mediterranea Saving Humans e da don Mattia Ferrari, il parroco spiato con Paragon insieme ad attivisti della ong e a giornalisti come Francesco Cancellato di Fanpage.
Ascoltare le comunità partecipanti
«Il fatto che papa Leone XIV prosegua il percorso iniziato da papa Francesco non mi sorprende», ha detto il cappellano. «È la naturale prosecuzione di un Vangelo vissuto, che si fa corpo nelle lotte dei poveri». Le sue parole fanno eco a quelle pronunciate in sala stampa Vaticana dal cardinale Michael Czerny quando ha presentato l’incontro. «L'80 per cento della popolazione mondiale vive con meno di 20 dollari al giorno. Alla stragrande maggioranza viene impedito di svilupparsi completamente. Noi non crediamo nel paternalismo, ma nelle comunità partecipanti. Per questo la società deve ascoltare questi movimenti. E lo stesso deve fare la chiesa».
Le comunità partecipanti sono le stesse a cui ha fatto riferimento Andrea Alzetta di Spin Time, quelle che si stanno riunendo in questi giorni a Roma e che hanno come obiettivo: «Rompere le barriere, costruendo alleanze tra mondi che raramente si incontrano». Perché non basta resistere, ma «bisogna unirci, organizzarci, creare nuovi immaginari, oltre le divisioni tra laici e religiosi, tra nord e sud del mondo».
La Flotilla e la risposta globale dei movimenti
L’obiettivo dichiarato è proprio quello di riallacciare le fila di quei movimenti altermondialisti che ad Alegre, nel 2001, avevano trovato uno snodo fondante. «Dobbiamo costruire un’agenda comune, una piattaforma che diventi strumento organizzativo», dice Alzetta a Domani. «Il capitalismo si organizza in maniera globale, quindi i movimenti devono rispondere in maniera globale. Un po’ come ha fatto la Sumud Flotilla».
Perché se c’è un elemento di discontinuità rispetto ai precedenti Incontri, secondo Alzetta è proprio quello di «passare anche all’azione indicando degli obiettivi comuni da perseguire e dotandosi degli strumenti collettivi per raggiungerli». Ma sempre costituendo «un campo largo della società», come sottolinea l’attivista di Action, «dove i movimenti laici si incontrano a quelli a forte vocazione cattolica».
La scelta dello Spin Time, modello di comunità solidale su cui incombe lo spettro dello sgombro
Un percorso di cui Spin Time diventa epicentro. Dieci piani di palazzo nel centro del quartiere Esquilino di Roma, occupati dal 2013, dove vivono 400 persone di 26 nazionalità diverse. Un modello di convivenza, ma anche di sperimentazione di relazioni e alleanze. Come ha ricordato Alzetta: «La scelta di svolgere qui l’Incontro è un segnale chiaro: non si tratta di un’occupazione illegale, ma di un progetto che ha saputo costruire una comunità solidale accogliente, capace di fare rete nel quartiere. Una realtà che chiede di essere regolarizzata e che potrebbe diventare modello per le politiche abitative della città».
Per questo don Mattia nella presentazione in Vaticano ha parlato della scelta dello Spin Time come non di provocazione, «ma di valore per la vita e le relazioni che quella comunità ha con altri movimenti popolari». Perché come scrive Scomodo, «Spin Time è una casa che accoglie, un laboratorio politico, un luogo dove persone diverse per provenienza, credo, percorso e sensibilità, si incontrano per condividere bisogni e trasformarli in diritti. È un’esperienza che mette al centro l’autorganizzazione e la solidarietà concreta». Un valore riconosciuto anche dal Comune di Roma che, non a caso, sta supportando il festival “Parola Popolare” che si svolge a corollario dell’Incontro mondiale dei movimenti, a piazza Vittorio. Ma che non ha ancora permesso di scongiurare l’ombra dello sgombero che aleggia sullo Spin Time.
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