Senza oneri per lo stato. O così dovrebbe essere. Lo stabilisce la Costituzione italiana, all’articolo 33: «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo stato». Eppure favorire le scuole private continua ad essere una priorità politica: «Ho chiesto delle risorse significative per le scuole paritarie. Il 6 agosto scorso ne ho parlato con il ministro Giancarlo Giorgetti. Nella prossima legge di bilancio, o nella forma del “buono scuola” o in altra forma, ragionando anche con il mondo delle scuole paritarie, ci dovranno essere delle risorse aggiuntive significative» ha affermato il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, intervenendo il 26 agosto al Meeting di Rimini nel panel “I giovani e la sfida della formazione”.

Dalla legge di bilancio che ha previsto decontribuzioni per i genitori degli alunni delle scuole paritarie ai decreti firmati a febbraio, fino alle attuali promesse, l'azione di governo continua a favorire questi istituti.

Più soldi

In questi anni non sono state aumentate soltanto le risorse ordinarie: nel Pnrr si è dato spazio e possibilità di accesso sempre più ampio alle scuole paritarie. «E non solo con contributi diretti, ma anche con la deducibilità delle tasse pagate», spiega il professore Daniele Checchi, esperto di economia dell’istruzione. Per i genitori che intendono iscrivere i propri figli, ad esempio, sono previste detrazioni per le spese sostenute da 800 a mille euro.

A febbraio il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha firmato i due decreti che prevedono, complessivamente, lo stanziamento di oltre 750 milioni di euro a favore delle scuole paritarie per l’anno scolastico 2024/2025, con un incremento rispetto allo scorso anno di 50 milioni.

Oltre 500 milioni sono destinati a tutte le scuole paritarie, 163 milioni e 400mila euro sono per il sostegno agli studenti con disabilità e 90 milioni andranno alle Scuole dell’infanzia. La manovra per il 2025 prevede poi un bonus di 1.500 euro per le famiglie con un Isee fino a 40mila euro che iscrivono i figli alle scuole paritarie.

Al Consiglio dei ministri del 28 marzo Valditara ha confermato le strette contro i “diplomifici”, le private che consentono di ottenere un titolo di studio in breve tempo e con percorsi agevolati. Viene invece introdotto il limite massimo di due anni scolastici in uno e lo stop alla proliferazione di classi quinte. «Vogliamo rafforzare la qualità dell’offerta formativa, sia nel pubblico che nel privato», ha detto il ministro durante la conferenza stampa.

Ma la misura, secondo quanto riferito da Gianna Fracassi, segretaria generale della Federazione lavoratori della conoscenza (Flc Cgil), «affronta solo la punta dell’iceberg». Perché alla base dell’istruzione privata ci sarebbe una fitta rete di istituzioni: «Oltre ai diplomi si può comprare di tutto, anche le certificazioni linguistiche. La struttura dei soggetti che forniscono questi servizi è articolata, penso ai centri di formazione professionale e ai collegamenti diretti con le università telematiche. Luoghi interconnessi in cui si regalano titoli di studio». E il dato preoccupante, soprattutto in alcuni territori, riguarda i rapporti di lavoro: «Il fenomeno dell'acquisizione del punteggio nelle graduatorie docenti è grave e diffuso».

Secondo Checchi si tratterebbe di «una linea politica di continuità e non di rottura con i precedenti governi». «Era ora che facessero la stretta ai diplomifici», sottolinea. «Tuttavia dovrebbero farlo anche per le università telematiche. Il tempismo con cui è avvenuto lascia sospettare che sia un'iniziativa di facciata».

Le università tradizionali hanno un numero minimo di docenti per anno di corso attivato che corrisponde a tre. Alle telematiche, spiega invece Checchi, «sono circa quasi 8 anni che viene concessa una deroga, nonostante per loro il limite minimo sia solo di due».

Dal 2000 le scuole non statali sono distinte in paritarie e non paritarie. Le scuole paritarie rilasciano titoli di studio con lo stesso valore legale delle scuole statali. Le scuole non paritarie, invece, sono private e gli studenti, per continuare gli studi, devono sostenere un esame di idoneità in scuole statali o paritarie. «Talvolta con legami poco chiari», come sottolinea Flc Cgil, che ha più volte segnalato allo stesso ministero i centri di formazione che rilasciano «titoli di studio che in modo poco trasparente afferiscono a scuole caritative».

Lasciare indietro la scuola pubblica

E mentre le scuole private e le università telematiche vengono legittimate e sostenute, il rischio è che l’istruzione pubblica venga invece lasciata indietro. «C’è contraddizione tra l’azione del ministero e l’articolo 33. Aumentano le risorse per le scuole paritarie, e intanto il governo continua a fare tagli alle scuole pubbliche», spiega Fracassi.

Come i dimensionamenti, il taglio al personale confermato ad aprile, gli stanziamenti inadeguati per il rinnovo dei contratti. «La scuola paritaria è legittimo esista, ma dovrebbe camminare sulle proprie gambe. I finanziamenti pubblici ci devono essere solo nei settori in cui lo Stato è assente».

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