Al civico 10 di Viale dello Scalo di San Lorenzo, a Roma, a qualche centinaio di metri dall’università La Sapienza, è in costruzione il modello di residenza universitaria, privato, che sta prendendo sempre più corpo nell’ambito delle politiche pubbliche europee per il diritto allo studio. Qui entro la fine dell’anno sarà ultimato il cantiere, si legge nel cartello dei lavori commissionati dalla società Tsh Rome Propco Srl, costola finanziaria del colosso olandese del settore The Student Hotel, ridenominato nel 2022 The Social Hub.

Prevede la costruzione di «444 stanze per studenti e giovani professionisti, ospiti dell’hotel; un immobile da 21mila metri quadrati di superficie in cui vi saranno anche spazi per gli eventi, per un investimento complessivo che raggiunge i 90 milioni di euro», hanno fatto sapere dall’azienda. 

Nel frattempo, il numero dei posti letto messi a disposizione negli studentati pubblici, negli ultimi anni, invece che aumentare è diminuito, ed è un dato che si ricava dall’archivio Ustat del Ministero dell’Università e della Ricerca. «Prima della pandemia i posti erano circa 43.136, oggi sono 40.069», spiega Simone Agutoli, responsabile politiche abitative del sindacato UDU, l’Unione degli Universitari. 

«Il problema delle residenze universitarie esiste. Non possiamo nasconderlo. Ma il diritto allo studio è una priorità di questo Governo. Con la prima Legge di Bilancio abbiamo stanziato 400 milioni di euro che serviranno ad avere la disponibilità di circa 14mila nuovi posti letto», ha detto nei giorni scorsi il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, intervenendo all’Università Statale di Milano durante un convegno organizzato dagli studenti universitari. E che in seno alla maggioranza di governo le proteste degli universitari abbiano creato delle difficoltà di gestione della crisi, lo dimostra il fatto che ng’esecutivo retto da Meloni ha ritirato per estraneità di materia dalle commissioni lavoro e affari costituzionali della Camera l'emendamento contro il caro affitti al decreto sulla Pubblica amministrazione, e che avrebbe destinato 660 milioni di euro a sostegno degli studenti, salvo poi annunciare che verrà inserito in un nuovo decreto in tempi stretti.

Tornando alle residenze, da parte sua, il sindacalista degli studenti aggiunge: «Alcune sono state chiuse per problemi legati alla manutenzione, come è il caso di Firenze, dove una intera residenza pubblica ha chiuso i battenti per la mancanza di certificati di sicurezza»;  e poi conclude: «Proprio in questi giorni che tutta Italia scopre la condizione degli studenti fuorisede, stiamo conducendo un monitoraggio territoriale per evitare che le risorse del Pnrr si pieghino a mere logiche di profitto a discapito del diritto allo studio e del diritto all’abitare». 

Il Pnrr, festa privata

In effetti, a leggere le graduatorie degli interventi ammissibili al cofinanziamento per le residenze universitarie nell’ambito dei fondi del Piano nazionale di ripresa e Rresilienza, e pubblicate dal ministero dell’Università e della Ricerca in tre distinti decreti, l’ultimo che risale al febbraio del 2023, qualche dubbio sorge. Si scopre così che su un totale di 9.179 posti letto messi a bando, 6.874, cioè il 75 per cento del totale, saranno gestiti da gruppi privati e soltanto il 25 per cento che resta, cioè 2.305 posti, saranno di competenza delle singole agenzie regionali per il diritto allo studio e di alcune università. E, dunque, sul totale dei 287 milioni di euro finora resi disponibili dai bandi del Ministero (il Pnrr per le residenze universitarie ha previsto di stanziare 900 milioni) 207 milioni finiranno nelle casse di aziende e fondazioni private che per questo otterranno una quota di cofinanziamento statale pari al 75 per cento del costo delle strutture.  

Per rendere l’idea, nel dettaglio dei progetti finora approvati: Restudent Srl, a Venezia Mestre, metterà a disposizione 568 posti, usufruendo di 22 milioni di euro pubblici. A Bari, Firenze, Roma, Torino e Milano, invece, Campus X Srl metterà a disposizione oltre 2000 posti nelle sue residenze, accaparrandosi, in totale, più di 50 milioni di euro di cofinanziamento. Un buon affare per una società con un capitale sociale da un milione e mezzo di euro, e di cui è presidente Ernesto Albanese, manager di lungo corso con esperienze nella gestione di compagnie aeree e della società Autogrill. Di recente, nella girandola di fusioni e trasferimenti di quote che ha coinvolto Campus X Srl, la società ha incorporato The Student Experience Srl., puntando così a diventare uno dei player più importanti nel settore delle residenze per studenti.

Ma è un’altra società dal nome simile, Fondazione Camplus, che per il momento si è aggiudicata da sola la fetta più grossi dei finanziamenti del Pnrr: circa 60 milioni di euro, una cifra che si avvicina a quella che, in totale, hanno ottenuto le strutture pubbliche, Adisu e Università, per intenderci. E anche quelle di Camplus non sono residenze con prezzi a buon mercato, una stanza singola parte da 400 euro. «Noi ci rivolgiamo alla fascia mediana», ha spiegato al quotidiano La Repubblica il fondatore di Camplus, Maurizio Carvelli, già membro del consiglio direttivo della Compagnia delle Opere di Bologna e di casa al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione. «L'università invece risponde alle esigenze di chi ha agevolazioni in base al reddito, nei nostri college ci sono molti servizi», ha detto Carvelli.

Studentati di lusso 

La chiamano ospitalità ibrida. E sono spazi progettati per accogliere tutti insieme studenti, turisti, imprenditori di passaggio. Li definiscono studentati, ma hanno prezzi da bed and breakfast. A Bologna, per esempio, nella struttura da oltre 300 posti di The Social Hub, una stanza “Standard Queen” di 20 metri quadrati, con il bagno privato ma la cucina in comune, da settembre del 2023 a giugno del 2024 costa 1.122 euro al mese. A Firenze, la stessa tipologia di camera costa 1.338 euro mensili da settembre del 2023 al 31 dicembre dello stesso anno. Perché nel 2024 le stanze ancora non sono disponibili. È l’effetto della politica degli affitti brevi che sta modificando la composizione sociale dell’abitare in diverse città, Firenze, Venezia, Milano, su tutte.

Così, allo stesso modo, a Roma, nel quartiere di San Lorenzo dove un tempo esisteva l’Ex Dogana, spazio di memoria storica e archeologia industriale, è a questo tipo di ospitalità di lusso che punta The Social Hub. L’affare immobiliare il colosso olandese l’ha già fatto qualche anno fa, quando ha ricevuto un finanziamento di 145 milioni di euro da Unicredit con la garanzia di 45 milioni da Sace, società per azioni di servizi assicurativi a partecipazione pubblica controllata da Cassa Depositi e Prestiti. In cambio, gli olandesi hanno promesso la sostenibilità ambientale e sociale dell’intervento e, in virtù di uno sconto ottenuto sugli interessi del prestito erogato, la società si è impegnata a garantire sconti sulla locazione, sotto forma di borse di studio per studenti “meritevoli”.  

Diritto privato 

Secondo uno studio recente realizzato da Cassa Depositi e Prestiti, gli studenti universitari fuorisede, in Italia, sono quasi 900mila. Cdp sostiene che «l’offerta attuale di alloggi in residenze universitarie, stimabile in circa 62.000 posti letto, copre meno dell’8 per cento degli studenti fuorisede». Poiché la domanda supera l'offerta e il mercato è in crescita, ribadiscono: «lo student housing è un punto di riferimento per chi vuole investire a livello immobiliare», e citano come modello da adottare «le residenze degli studenti che abbiamo contribuito a realizzare a Milano, Ferrara, Venezia, Torino, Padova». Con fondi pubblici e profitti per privati, dunque. 

Di tutto altro avviso sono le organizzazioni studentesche come Cambiare Rotta, che, in seguito alle proteste dei giorni scorsi, hanno incontrato venerdì scorso nella sede del Ministero i funzionari del Ministero, come racconta uno dei componenti della delegazione, Massimo Travaglioni: «Abbiamo chiesto un tavolo permanente con tutti i soggetti coinvolti, tra cui il ministero delle infrastrutture, perché crediamo che il mercato degli affitti vada regolato, in primo luogo con l’abolizione della legge n.431 del 1998, che li ha invece completamente liberalizzati». E ancora: «la risposta dei funzionari è stata quella sbandierata in questi giorni dal governo, ovvero che stanno sbloccando i fondi europei per i posti letto».

Peccato che la maggior parte di queste risorse, come dimostra la destinazione delle risorse Pnrr, finiranno nelle tasche di enti e fondazioni che non faranno altro che alzare i prezzi dei posti letto per adeguarli agli standard di mercato. Come si legge infatti in un report della stessa organizzazione studentesca, e che riguarda la situazione di Roma: «La fascia di prezzo più alta è quella in cui rientrano il Camplus College Roma, gli alloggi RUI (residence universitarie internazionali), il Residence Cuore Immacolato di Maria, gli alloggi di Avana SPA, il Residence Regina Mundi, con prezzi che si aggirano dai 500 euro per una stanza, ai 1300 euro mensili per un appartamento». 

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