Mentre la curva italiana prende a risalire ma resta lontana dai livelli precedenti alla campagna vaccinale, Trieste sta vivendo un’altra ondata. Nel capoluogo giuliano, sede delle manifestazioni No-green pass delle scorse settimane, «l’aumento dei nuovi casi è esponenziale». Lo ha spiegato ieri il responsabile della task force sanitaria regionale, Fabio Barbone, in conferenza stampa con il presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga.

Nell’ultima settimana in provincia di Trieste si sono registrati 801 nuovi casi, il doppio della settimana precedente. Il tasso di infezione negli ultimi sette giorni è di 350 casi per 100mila abitanti, circa il triplo rispetto al resto della regione.

Una crescita lenta

I numeri di Trieste risaltano soprattutto se confrontati con quelli nazionali. Ogni giorno in Italia si registra un aumento giornaliero del 35 per cento dei casi rispetto a quelli rilevati sette giorni prima: i casi di Covid-19 stanno raddoppiando a intervalli di circa tre settimane, un ritmo confrontabile con quello che si registrava tra settembre e ottobre 2020. È quindi in corso una crescita esponenziale che però procede lentamente.

Grazie all’andamento della campagna vaccinale, la situazione epidemiologica italiana è tra le migliori in Europa, dove la circolazione del virus è sensibilmente aumentata dall’inizio di ottobre. Il fenomeno si sta verificando in modo simile in Francia, dove da quattro settimane si rileva un aumento dei casi del 25 per cento a settimana, e in Germania, dove nello stesso periodo i casi sono raddoppiati.

Stop alle manifestazioni

Il nuovo prefetto di Trieste, Valerio Valenti, ha annunciato ieri che piazza Unità d’Italia, teatro di varie proteste No-green pass, rientrerà tra i luoghi interdetti alle manifestazioni fino al 31 dicembre. «L’aumento dei contagi è legato ai cortei che si sono svolti in città. Dobbiamo trovare forme per non reprimere il diritto alla libera manifestazione, ma quanto meno comprimerlo», ha detto Valenti.

Della stessa idea è il sindaco Roberto Dipiazza, appena rieletto: «Piazza Unità è off limits per tutti: chi andrà a manifestare sarà punito con ammende importanti». Il primo cittadino ha annunciato che chiederà al comitato per l’ordine pubblico che sia messo l’obbligo di mascherine anche all’aperto «per evitare un ritorno alla zona gialla». In Friuli-Venezia Giulia il dato di ieri mostrava il superamento della prima soglia delle terapie intensive, cioè il 10 per cento dei posti letto occupati. La regione è al 18 per cento, ancora lontana dal superamento della soglia che determina il cambio del colore.

Il più grande focolaio della regione è però arrivato a 93 soggetti. Secondo i dati forniti da Barbone, si tratta di partecipanti a cortei No-green pass, mentre in una piccola parte sono contatti di manifestanti e persone che hanno seguito le manifestazioni per lavoro. Sulla difficile situazione di Trieste pesa anche la copertura vaccinale sotto la media: il tasso di vaccinazione della provincia è di cinque punti inferiore a quello del Friuli-Venezia Giulia (già è inferiore rispetto al tasso nazionale).

Il ricorso dei docenti

Un altro punto a sfavore dei No-green pass è stato segnato con la pronuncia del Consiglio di Stato, che ha respinto il ricorso presentato da alcuni insegnanti contro il ministero dell’Istruzione sull’obbligo di certificato verde a scuola: secondo il giudice, il green pass non implica «violazioni della privacy né discriminazione verso chi non si vuole vaccinare».

In due distinti decreti la terza sezione, presieduta da Franco Frattini, ha spiegato che le obiezioni sul fronte della privacy sono contraddette «sia dall’avvenuto recepimento delle indicazioni del garante della privacy, sia dal dato puramente tecnico secondo cui la lettura con app dedicata esclude ogni conservazione o conoscibilità del dato identitario personale».

I giudici amministrativi hanno smentito anche l’ipotesi di discriminazione sollevata dai ricorrenti, dato che «il lavoratore è abilitato, ove non intenda vaccinarsi, a ottenere il certificato verde tramite tampone». Il terzo punto scardinato dal Consiglio di Stato riguarda il diritto individuale alla salute, che non può avere valore assoluto, «allorché sia posto a confronto con l’eguale diritto di una collettività di persone a scongiurare possibili contagi».

La giustizia amministrativa aveva già respinto richieste simili: l’ultima volta la settimana scorsa, quando il Tar del Lazio ha confermato lecito l’obbligo di esibizione del green pass da parte del personale scolastico. La decisione del Consiglio di Stato è stata presa in formato monocratico, cioè da un solo giudice. La camera di consiglio per la discussione collegiale e la decisione definitiva è stata fissata per l’11 novembre.

 

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