L’Unione Europea sta aumentando la pressione su AstraZeneca, la società farmaceutica che ha annunciato una riduzione delle consegne di vaccini anti Covid-19 destinate agli stati membri. Senza le decine di milioni di vaccini che la società dovrebbe consegnare nel primo trimestre dell’anno, per molti paesi sarà difficile mantenere gli obiettivi del piano vaccinale: proteggere almeno il 70 per cento della popolazione entro la fine dell’estate.

Il viceministro della Salute italiano Pierpaolo Sileri, ad esempio, ha già fatto sapere che a causa di AstraZeneca il piano vaccinale italiano ritarderà di almeno quattro settimane e le vaccinazioni degli ultra ottantenni potranno cominciare ufficialmente soltanto nella seconda metà di febbraio.

Le trattative

Ieri, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha telefonato all’amministratore delegato di AstraZeneca per esprimergli la sua insoddisfazione, mentre la commissaria alla Salute Stella Kyriakides insieme a rappresentati di tutti gli stati membri ha incontrato in videoconferenza i rappresentati della società. «Le risposte che ci ha fornito AstraZeneca non sono soddisfacenti», ha commentato Kyriakides ieri sera. Un secondo incontro è avvenuto nel corso della notte.

L’Unione Europea ha acquistato 300 milioni di dosi di vaccino da AstraZeneca. All’Italia dovrebbero spettarne circa 40 milioni e 8 milioni avrebbero dovuto essere consegnate entro la fine di marzo. L’approvazione del vaccino da parte dell’autorità farmaceutica europea Ema dovrebbe arrivare il 29 gennaio e dopo quella data le consegne sarebbero dovute iniziare quasi subito. Ma all’improvviso, venerdì scorso, AstraZeneca ha annunciato che non riuscirà a rispettare i tempi del contratto e che come conseguenza ridurrà del 60 per cento le consegne previste per il primo trimestre.

Secondo fonti della Commissione europea ci sono soltanto due spiegazioni possibili per questo ritardo: o AstraZeneca non ha avviato la pre produzione del vaccino come previsto dal contratto, oppure parte della produzione avvenuta in queste settimane e destinata all’Europa è stata spedita ad altri paesi.

Le reazioni

L’annuncio del ritardo ha fatto infuriare i leader europei, molti dei quali erano già frustrati e sotto pressione da parte dell’opinione pubblica locale per i numerosi problemi che il piano vaccinale della Commissione aveva già incontrato.

«Il taglio delle dosi è inaccettabile, siamo pronti ad adottare vie legali», ha detto domenica il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte. Il ministro della Salute dei Paesi Bassi Hugo de Jonge l’ha definita una notizia «scioccante» e il primo ministro croato Andrej Plenkovic ha detto che «la diplomazia dei vaccini si è trasformata in dirottamento dei vaccini». Il ritardo è stato accolto particolarmente male anche perché riguarda soltanto l’Unione Europea mentre le forniture di vaccini a Regno Unito e Stati Uniti proseguiranno al ritmo consueto.

La risposta

Per il momento, le autorità europee hanno detto che intendono tenere alta la pressione sulla società e insistere affinché le dosi previste vengano tutte consegnate. La Commissione, inoltre, ha annunciato che intende proporre un nuovo regolamento che obbligherà tutti i produttori che hanno sede in Europa a denunciare in anticipo le esportazioni di vaccini Covid-19 destinate all’esterno dell’Unione.

Per il momento non si è parlato di un’altra possibilità, sostenuta da un numero crescente di attivisti, medici e avvocati: obbligare i produttori a concedere la licenza per la produzione dei loro vaccini ad altre azienda farmaceutiche prive di brevetti, così da aumentare la capacità produttiva. Si tratterebbe di una mossa senza precedenti nel passato recente dell’Unione Europea, che da decenni è schierata a difesa dei brevetti in campo medico insieme agli altri paesi ricchi. Negli ultimi mesi, la richiesta di attenuare o sospendere i brevetti sui vaccini e altri farmaci anti Covid è stata portata avanti da India e Sudafrica in sede di Organizzazione mondiale del commercio, ma fino ad ora l’Unione Europa ha contribuito a bloccare la proposta.

La scarsità di vaccini che sta colpendo l’Unione Europea è comunque relativamente poco problematica se comparata alle difficoltà dei paesi più poveri nel procurarsi un numero sufficienti di vaccini. Quasi nessun paese africano o dell’America Latina avrà dosi sufficienti a vaccinare una percentuale significativa della sua popolazione nel corso del 2021. Il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus ha definito la distribuzione dei vaccini tra paesi ricchi e poveri «un catastrofico fallimento morale».

 

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